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La corona della regina Caterina

Catherine Kosača (1425-1478) QUEEN OF BOSNIA – it

Public Domain

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 15/12/14

I cattolici di Bosnia ed Erzegovina aspettano papa Francesco

Da 500 anni la sua corona aspetta in Vaticano che la Bosnia torni ad essere un regno cattolico. La storia della bella e nobile Caterina Kosaca Kotromanic, l’ultima regina cattolica della Bosnia, si è riaffacciata oggi sul tavolo della biblioteca di papa Francesco sotto forma di una statuina di terracotta.

L’effige della regina, venerata come beata, è stata portata in dono al pontefice da Dragan Covic, membro croato della presidenza collegiale della Bosnia ed Erzegovina, in visita ufficiale in Vaticano.

Caterina, figlia di Stefano Vukčić Kosača, duca di San Sava e uno dei più potenti nobili bosniaci, era andata in sposa al re di Bosnia, Stefano Tommaso, in tempi difficili per il regno. Gli Ottomani erano alle porte e il trono di Stefano traballava a causa delle rivendicazioni del fratello sobillato dagli stessi Ottomani. Al re serviva in fretta la legittimazione che poteva portargli in dote una sposa nobile, in quanto la nobiltà del paese disapprovava il matrimonio con la plebea Vojača. Così Stefano fece annullare il primo matrimonio e il 26 maggio 1446 sposò Caterina che fu regina consorte fino al 1461, anno della morte del marito.

Due anni dopo, nel 1463, gli Ottomani travolsero il paese e il trono di Stefano Tomašević, figlio di Stefano Tommaso e di Vojača, che aveva riconosciuto Caterina come regina madre.  La famiglia reale fu costretta a fuggire all’estero. Due dei figli furono catturati e portati a Costantinopoli, nel frattempo diventata Istanbul, dove furono obbligati a convertirsi all'Islam. Caterina cercò allora la protezione del papa e si rifugiò a Roma, dove godette della stima e dell’amicizia di Pio II (Enea Silvio Piccolomini), Paolo II (Pietro Barbo) e Sisto IV (Francesco della Rovere).

La regina spodestata aprì con generosità le sue mani ai poveri e lasciò per testamento molti beni alle istituzioni della Chiesa, soprattutto al Capitolo dei canonici di San Girolamo, all'Ospizio di San Girolamo e all'attigua chiesa dedicata allo stesso santo, nota anche come “degli Illirici” perchè qui faceva capo la colonia dei profughi croati sfuggiti ai turchi nelle regioni balcaniche del’Illiria e dalla Schiavonia.

Caterina morì in fama di santità il 25 ottobre 1478. Nel frattempo era diventata terziaria francescana e nell'Ordine dei Frati Minori Francescani è venerata come beata. Allo stesso ordine è affidata la basilica di Santa Maria in Aracoeli dove è sepolta.

La sfortunata regina lasciò ai pontefici la corona di Bosnia fino al giorno in cui la sua terra fosse restituita a dei sovrani cattolici. Non poteva immaginare quante vicende drammatiche avrebbero travolto la sua patria e quanto sangue sarebbe scorso fino ai nostri giorni. Oggi i cattolici in Bosnia sono stimati in una percentuale del 10%, contro il 40% di musulmani e il 31% di ortodossi. Le conseguenze del conflitto degli anni ’90 e le difficoltà della odierna organizzazione politica e amministrativa imposta dagli Accordi di Dayton, provocano tuttavia una continua emorragia soprattutto della componente cattolica, svantaggiata per la ricerca occupazionale e l’accesso agli incarichi politici.

A quanto si apprende da fonti croato-bosniache, Covic, nel corso dell’incontro in Vaticano ha invitato papa Francesco a visitare il paese a nome di tutto il collegio di presidenza. L’effigie di Caterina servirà a rammentare a Bergoglio che i cattolici di Bosnia lo aspettano.

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