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La (finta) provocazione delle Femen

Femen ad AnnoUno

© Public Domain

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 14/11/14

Un gruppo che di solito non chiede, agisce viene ospitato su La7 per parlare (male) del Papa. Finiti gli argomenti?

Esco ieri sera per andare al cinema a vedere Interstellar, regia di Christopher Nolan (Batman, Inception, insomma una garanzia…), passo quasi tre ore – tanto dura il film – di meraviglia e stupore per un prodotto cinematografico per nulla scontato, con una fotografia dell’universo e delle sue meraviglie da restare a bocca aperta, insomma una finestra sul bello. Immaginate il mio sconforto quando, tornato a casa vedo lo spettacolino penoso di “AnnoUno” sul La 7, dove la libertà viene associata alle Femen e al fatto che Papa Francesco non dovrebbe parlare all’Europarlamento. Capite? Dalle stelle alle stalle. Letteralmente.

"I nostri diritti sono in pericolo: siamo qui per rivendicare laicità, la separazione tra Stato e Chiesa". Cinque donne di Femen, il movimento femminista di protesta ucraino, protestano in diretta contro l’annunciato intervento di Papa Francesco al Parlamento europeo previsto per il prossimo 25 novembre. Ma l’ospite in collegamento da Milano, l’imprenditore Gian Luca Brambilla, non ci sta e abbandona lo studio di Anno Uno: "Scusate – spiega – ma non sono venuto in una trasmissione in cui si offende la Chiesa cattolica e il Papa"

Non solo, dopo la fine dello show, cioè della testimonianza della biondina-poppe-al-vento, si torna in studio dove la Innocenzi si ritrova subissata di critiche dai “suoi” ragazzi. La conduttrice si sente costretta a ripetere quattro volte come un’ossessa davanti a qualche ragazzo più che dubbioso in studio: "Non capisco come un giovane italiano del 2014 possa essere contrario alle Femen". Incredula deve accettare che non tutti evidentemente sono “liberi” come lei. Poverini.

La prima cosa che mi viene in mente è che c’è una crisi dei talk show e ha bisogno di audience per non farsi chiudere anche lei baracca e burattini, poi però il ragionamento induce a pensare che sia solo una parte del problema. La vera questione è che i finti buoni come i Radicali, il Gruppo Repubblica-L’Espresso, insomma i salotti radical chic che chiedono alla Chiesa di cambiare, di aprirsi e via dicendo in realtà non lo vogliano affatto. A queste persone una Chiesa “alla mano” nei suoi modi, una Chiesa come quella che Papa Francesco propone tutte le mattine durante l’omelia di Santa Marta loro non la vogliono. Preferiscono segretamente una Chiesa da osteggiare e prendere in giro perché altrimenti un certo anticlericalismo verrebbe a morire, e i suoi alfieri con esso. Papa Francesco che invita preti e laici a non essere clericali, a vivere il Vangelo come servizio e non come carriera, ad accogliere i peccatori, a non giudicarli (che non vuol dire giustificarli, ma usare un supplemento di misericordia) fa saltare gli schemi della loro comunicazione, gli fa saltare il nemico da abbatere.

La "forza" delle Femen è che di solito te le trovi per caso in piazza o in qualche consesso, che il loro attivismo è senza preavviso (altrimenti le fermerebbero) e che funziona perché urlano come ossesse mentre di solito la polizia le ammanetta. Vederle invitate e imborghesite dal fatto di entrare già col microfono in mano rende tutto una farsa. Anche andare nel salotto, quello tenuto da una (ex) iscritta al partito della Bonino, forse più anticlericale d’Italia sa di accordo col potere, non di sua sfida. La carnevalata è senza senso perché le telecamere sono già in posizione. Dov’è la notizia? Dov’è l’assalto ai presunti valori borghesi del patriarcato? Al patriarcato un seno di donna piace, basta guardare la tv o certe riviste patinate. 

Ora, quanti di voi sapevano che il Papa avrebbe parlato il prossimo 25 novembre all’Europarlamento? Quanti pensano davvero che l’Europarlamento a Strasburgo abbia i poteri per incidere sulla vita dei cittadini europei? Se lo pensate sbagliate perché ad oggi è molto in mano alla Commissione e ai vertici tra stati nazionali, molto poco in mano all’assemblea. Può davvero essere una minaccia un Papa in Parlamento? La visita di Giovanni Paolo II alla Camera fu forse uno dei momenti più alti vissuti da quel consesso dai tempi della costituente. Se c’è qualcuno che può aiutare a fornire un significato all’assemblea dei rappresentanti del popolo è proprio il “servo dei servi”, che va lì come testimonianza, forte della sua debolezza. Ma è la debolezza che spaventa i “forti”, la mitezza che acceca i (pre)potenti. Era così per Erode, spaventato da un bambino, è così per loro…

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