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Senza “Mare nostrum” perdiamo un po’ di umanità?

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 05/11/14

L'operazione Triton che formalmente è iniziata il 1 Novembre sostituisce l'azione umanitaria con quella di polizia

L'operazione Mare Nostrum è stata varato il 18 ottobre 2013 dopo l'immane tragedia che due settimane prima avevano portato a largo di Lampedusa alla morte di oltre 366 persone molte delle quali minorenni a causa del rovesciamento di un barcone di migranti, una delle cosiddette “carrette del mare”. Tutti noi ricordiamo le parole di Papa Francesco di allora e poi di nuovo ad un anno dalla tragedia. Tuttavia da quando era partita la missione a fronte di altri 500 morti e circa 1500 dispersi, ci sono più di 100 mila persone che grazie all'impegno dei militari sono state tratti in salvo.

Persone che – è bene ricordare – in larga misura fuggono dalla miseria, ma soprattutto fuggono dalla guerra che, in Siria, Eritrea, Iraq è guerra contro l'islam moderato e i cristiani. Specialmente questi ultimi sono quasi spariti da molte zone del Medio Oriente e oggi cercano rifugio in Europa, passando magari proprio per il nostro Paese. 

Il ministro dell’interno ha ricordato che per l’operazione della marina militare l’Italia ha speso in un anno 114 milioni di euro, vale a dire circa 9,5 milioni al mese. Mentre dal 1 novembre la nuova operazione di pattugliamento delle frontiere, Triton, costerà tre milioni di euro al mese e sarà pagata dall'agenzia Frontex, quindi all’Italia costerà zero euro. La nuova operazione non si spingerà, però, oltre la frontiera italiana (mentre Mare nostrum si spingeva quasi al confine con la Libia) e le navi intercettate verranno portate in Italia, come previsto dalla normativa europea, visto che l’Italia è il paese ospitante dell’operazione (Internazionale, 31 ottobre).

Purtroppo sono risultate inascoltate le associazioni, che a poche ore dall’appello, ha visto cancellato con un tratto di spugna la missione. Le associazioni chiedevano al governo di non rinunciare all’operazione per evitare “altre stragi nel Mediterraneo”, queste hanno anche ricordato che i costi di Mare nostrum sono sostenibili e incomparabili al costo di altre morti in mare. Le associazioni che hanno sottoscritto l’appello sono molte, e le realtà cattoliche sono in primissima fila: Centro Astalli, Comunità di sant’Egidio, Caritas italiana, Acli, Arci, Asgi, Cnca, Fondazione migrantes, Rete G2, Chiese evangeliche in Italia, Emmaus, Giù le frontiere, Libera, Razzismo brutta storia, Rete primo marzo, Save the children Italia, Sei Ugl, Terra del fuoco, Uil, Cgil, Casa dei diritti sociali-Focus.

Ed è così che si esprimono le Acli per bocca del loro responsabile immigrazioni, Antonio Russo: «Non è pensabile di interrompere i salvataggi umanitari dei migranti che attraversano il Mediterraneo, svolti sinora dall'operazione Mare Nostrum», in qualità di una delle associazioni promotrici dell'appello pro "Mare nostrum”, presentato a Roma a ridosso della cancellazione del piano di soccorso. «L'Italia e la Comunità europea – afferma Russo – non possono chiudersi nell'indifferenza e rinunciare a salvare vite umane, di persone già provate da lunghi tragitti per sfuggire alla guerra e alla fame: chiediamo al Governo e all'Ue di ampliare gli obiettivi del programma europeo Triton, in modo da garantire continuità a un'operazione che operi in acque internazionali, con un mandato chiaro di ricerca e soccorso delle persone in difficoltà» (Acli, 31 ottobre).

Secondo Philippe Fargues, demografo dello European University Institute, la mortalità nel Mediterraneo non ha mai raggiunto il tasso attuale, contenuto solo parzialmente da Mare Nostrum. Accorpando i dati raccolti attraverso le notizie sugli sbarchi e sui naufragi, Fargues stima che il tasso di mortalità durante le traversate sia passato dal 4 al 21% dal 1999 al 2013. Il numero di vite salvate è quindi il principale lascito della missione (Sole 24 ore, 5 novembre).

Oltre alla discutibile trasformazione dell'operazione, da missione umanitaria a missione di pattugliamento, l'avvio dell'operazione Triton rappresenta solo a parole la solidarietà dei nostri partner in Europa come confermano i suoi limiti dimensionali e operativi, a comincare dal lento afflusso dei pochi mezzi offerti dagli europei richiederà almeno due o tre mesi di transizione tra le due operazioni durante i quali la Marina italiana continuerà a mettere in campo 4 navi d'altura. A Triton parteciperanno complessivamente 21 paesi, ha detto la Commissione, per un totale, al momento, di quattro aerei, un elicottero, quattro navi che operano in alto mare, una nave per il pattugliamento delle coste, 2 guardiacosta. Alla missione prenderanno parte anche 65 ufficiali (Reuters, 31 ottobre)

Con Triton non sarà quindi più possibile “intercettare” i natanti dei clandestini a ridosso delle coste libiche come è stato fatto finora dalla Marina Militare. Per questo lo sviluppo più probabile è che i barconi tornino a puntare su Lampedusa come facevano prima dell'avvio dell'operazione, che prese il via proprio dopo il naufragio di un barcone che provocò la morte di 366 persone (Sole 24 ore, 5 novembre).

Viene da pensare che – come ha titolato lo Spiegel, autorevole giornale tedesco – il problema di Mare Nostrum, per Bruxelles, è che “Ha salvato troppe vite”. 

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