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Cosa ho visto dalla finestra…

Ventana del Santuario – it

© Carlos Padilla

padre Carlos Padilla - pubblicato il 28/10/14

Forse una finestra basta per lasciarci cadere nel profondo della sua anima di Madre

C’è una finestra nel santuario originale a Schoenstatt sulla quale prima non mi ero soffermato, perché usavo la porta per entrare e guardare. Ignoravo la finestra. Non mi serviva. Ma in questi giorni di giubileo il santuario era pieno di gente, e mi sono soffermato davanti a quella finestra.

Una persona commentava: “Custodisco nel cuore lo sguardo di Maria quando mi affacciavo come una bambina alla finestra del santuario perché non si poteva passare. Mi guardava. E io guardavo lei. Mi aspettava, con la mia storia da quando ho stretto la mia prima alleanza. I suoi occhi pieni di perdono, di accoglienza, di amore. Il suo sorriso di Madre”.

È una finestra che lascia entrare la luce della vita e uscire l’amore di Maria. Entra la luce del giorno e della notte. Esce la luce del cielo negli occhi di Maria. Una finestra che ci lascia vedere il sole da dentro, dal profondo.

Nella vita ci sono finestre aperte e finestre chiuse. Opache e diafane. Finestre sporche e finestre pulite. Ci sono finestre che non brillano. Ci sono finestre chiare che lasciano vedere dentro. E finestre che non permettono di vedere nulla.

Così è in genere anche con le finestre dell’anima. Attraverso di esse affondiamo nell’anima degli uomini e gli uomini dentro di noi. Lo facciamo con profondo rispetto. Sopraffatti. In ginocchio. Sì, ci sono finestre che rivelano la vita. Finestre che mostrano ciò che è nascosto.

La finestra del santuario è quella più vicina a Maria. Lì, alla sua sinistra, ci si soffermava e si guardava, si pregava e si stava in silenzio. Era una boccata di aria fresca nella mia vita. È la finestra più vicina al suo volto.

Attraverso di essa sono riuscito a stare molto vicino, dentro, al lato. Lì. In piedi, anch’io la guardavo. E molti altri si sono soffermati su quella finestra. E pregavano. Forse una finestra ci basta per lasciarci cadere nel profondo della sua anima di Madre.

Una finestra a colori. Si vedeva tutto bene. A volte quando non si può entrare dalla porta resta una finestra. A volte basta guardare, con semplicità, come i bambini. Molte persone non riusciranno a entrare dalla porta della nostra vita. Resterà loro una finestra, per entrare, per guardare.

Abbiamo bisogno di prenderci cura delle finestre, che siano pulite e curate. Sono importanti. Affacciarsi alla finestra e vedere come siamo. I più poveri e indifesi nel cammino della vita hanno sempre una finestra alla quale affacciarsi.

Quando fallisce la porta, resta la finestra. Quando non abbiamo titoli. Quando non siamo gli invitati d’onore a una festa, ci resta la finestra. Nessuno ti chiede un invito per guardare, neanche un titolo. Non bisogna entrare. Lo sguardo ci introduce. Lo sguardo di Maria. Il nostro sguardo. Ci si può affacciare furtivamente e si è già parte della storia. Fa parte della terra sacra. Sigla un’alleanza in silenzio.

Maria sa guardare dalla finestra. Sorprende sempre che il quadro di Maria ci guardi ovunque ci sediamo nel santuario. Guarda anche attraverso la finestra. Ho guardato i suoi occhi, ha guardato i miei. Mi ha visto guardare furtivo, quasi chiedendo il permesso, supplicando.

Mi vede e mi chiama sempre. Mi invita ad essere parte di una storia santa. Anche se credo di non avere molto da dare. Anche se non so bene quale sia il mio posto. Che importa? Forse il mio posto è lì, ai piedi della sua finestra. In silenzio. Guardando. Stupito. Come il figlio amato di cui una Madre non si dimentica. Come quell’innamorato che aspetta paziente l’arrivo dell’amata. Ai piedi della croce, della porta chiusa, della finestra chiara. Tra le ombre della vita o nell’oscurità della notte. Vegliando.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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