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“La sessualità è un fattore di santificazione”

Arturo and Hermelinda Zamperlini – Sabrina Fusco

© Sabrina Fusco / ALETEIA

Aleteia - pubblicato il 10/10/14

Sinodo: la testimonianza sull'amore di coppia dei coniugi Zamberline (Brasile)

Nel corso del dibattito della sessione mattutina del 9 ottobre: "Le sfide pastorali circa l’apertura alla vita" (III parte, Cap. 1),  il Card. André Vingt-Trois, Arcivescovo di Paris (Francia) e Presidente delegato di turno, ha presentato i coniugi Sig. Arturo e Sig.ra Hermelinda As Zamberline, Responsabili di Équipe Notre-Dame per la super regione del Brasile, presenti al Sinodo come Uditori, che hanno offerto la loro testimonianza ai Padri sinodali.

"In primo luogo, vogliamo esprimere la nostra gratitudine al Santo Padre per la fiducia riposta in noi convocandoci. Per noi è un onore immenso. Non nascondiamo ad ogni modo il nostro timore per questa grande responsabilità. Diciamo fin da subito: siamo qui come coppia, portando la nostra esperienza familiare e pastorale. Non siamo teologi né esperti della questione. Ci tranquillizza solo la fiducia in Dio.

Siamo Hermelinda e Arturo, brasiliani, sposati da 41 anni. Abbiamo 3 figli, una nuora e una nipote. Apparteniamo al Movimento delle Équipes di Nostra Signora dal 1994, e attualmente siamo responsabili del Movimento in Brasile. Il Movimento ha un carisma di spiritualità coniugale, esiste dal 1938 ed è presente in 70 Paesi. Attualmente siamo 137.200 membri nel mondo, 45.500 dei quali nel nostro Paese.

Ci è stato chiesto di parlare sul tema “L’apertura dei coniugi alla vita”, inserito nella 3ª Parte dell’Instrumentum Laboris, al capitolo I. Iniziamo con una citazione dalla Sacra Scrittura: "Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela’” (Gn 1, 27-28).

Dio ci ha creati uomo e donna perché ci uniamo in una sola carne, perché ci amiamo con l’amore che viene da Lui stesso, perché ci costruiamo reciprocamente attraverso quell’amore e perché diamo la vita. A nessuna coppia è permesso di tenere per sé le grazie e i frutti meravigliosi della vita matrimoniale. Ricordando la missione del nostro Movimento, aiutare le coppie a santificarsi, padre Henri Caffarel, il nostro fondatore, afferma: “Nessuna coppia ha il diritto di essere sterile”.
Logicamente, la sterilità non si limita a non generare figli. Noi la intendiamo come un atteggiamento deliberatamente chiuso al dono creativo di Dio, che si esprime nelle diverse dimensioni dell’amore coniugale. Trasmettendo ai loro discendenti la vita umana, l’uomo e la donna, come coniugi e genitori, cooperano in modo unico all’opera del Creatore.

L’atto sessuale è legittimo, voluto e benedetto da Dio, e il piacere che ne deriva contribuisce alla gioia di vivere e alla sana strutturazione della personalità. È l’espressione dell’amore, che all’inizio può essere passione, ma che si dovrà umanizzare sempre più. Le coppie che fanno l’amore sono quelle che esprimono con il corpo ciò che hanno nel cuore. Per arrivare all’armonia, bisogna saper coltivare il desiderio e anche un erotismo sano. Bisogna restare innamorati ed essere attenti l’uno all’altro.

Il modo di amministrare la vita sessuale è molto importante per l’umanizzazione dell’essere umano. Padre Caffarel propone un percorso affascinante: dalla sessualità all’amore. La coppia è il luogo in cui si articolano le tre funzioni della sessualità: la funzione relazione, la funzione piacere e la funzione fecondità. La coppia si costruisce integrando in modo equilibrato queste tre dimensioni.

La sessualità è vissuta nella relazione con il prossimo e con Dio. È chiamata a diventare un linguaggio d’amore, di comunione e di vita.

Qualcosa si impone: è assolutamente necessario guidare le coppie alla perfezione umana e cristiana della relazione sessuale. La sessualità è un fattore di santificazione, e attualmente ha bisogno di essere salvata dall’erotismo malato che riduce l’essere umano a un’unica dimensione.

La generazione di figli è un gesto sublime d’amore attraverso la donazione della vita. È permettere a un nuovo essere l’estasiante avventura della vita, dell’amore, della scoperta, dell’incontro e dell’immersione finale nel cuore di un Dio che è suprema realizzazione di ogni essere. La coppia non è feconda solo perché genera figli, ma perché si ama, e amandosi si apre alla vita, diversamente da coloro che per libera scelta, egoisticamente, decidono di non accogliere la vita. “Il compito fondamentale della famiglia è il servizio alla vita”, e per questo “qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita”.

Per ragioni giuste, senza egoismo, gli sposi possono voler distanziare la nascita dei figli, in vista di una maternità e una paternità responsabili. La continenza periodica e la regolazione della natalità sulla base dell’auto-osservazione sono conformi ai criteri oggettivi della moralità.

Vista la serietà dell’ambiente in cui ci troviamo, dobbiamo ammettere senza paura che molte coppie cattoliche, anche quelle che cercano di vivere seriamente il proprio matrimonio, non si sentono costrette a usare solo i metodi naturali. Nelle Équipes di Nostra Signora non è diverso. Dobbiamo aggiungere che in genere non sono messe in discussione dai confessori. Da un lato, le coppie sono aperte alla vita e rifiutano l’aborto, è un dato di fatto. Dall’altro, non percepiamo nelle omelie e nell’assistenza spirituale l’insistenza sulla dottrina della Humanae Vitae.

Il controllo della natalità attraverso i metodi naturali teoricamente è positivo, ma nella cultura attuale ci sembra carente a livello di praticità. Coppie soprattutto giovani vivono un ritmo di vita che non permette loro di praticare questi metodi, visto che richiedono tempo per la formazione e il tempo è un prodotto raro nel mondo in cui viviamo. La cosa peggiore è che essendo spiegato in modo superficiale, e quindi mal utilizzato, il metodo naturale si guadagna l’ingiusta fama di essere non sicuro e dunque spesso inefficiente. Ancora una volta, dunque, ammettiamo con sincerità che non è seguito dalla maggior parte delle coppie cattoliche.

Visto che il controllo della natalità si è dimostrato una necessità, le coppie, nella stragrande maggioranza, non rifiutano l’utilizzo di altri metodi contraccettivi. In generale, non li riteniamo un problema morale. Dobbiamo considerare che le relazioni sessuali sono orientate alla trasmissione della vita ma anche al servizio dell’amore coniugale. In questo non c’è nulla di sorprendente, tenendo in considerazione le esigenze della legge quanto alla forza dell’istinto sessuale, ma ciò che non è normale è che un gran numero di coppie cattoliche sia immerso in questa angoscia.

Il Movimento delle ENS ha elaborato anni fa un tema di studio intitolato “Evangelizzare la sessualità”. In questo documento constatiamo la disparità tra la dottrina morale e la prassi della coppia. Trattandosi di una questione importante, nel Movimento si è iniziato uno studio basato sulle catechesi della Teologia del Corpo di San Giovanni Paolo II intitolato “La teologia della sessualità”.

Santo Padre, padri sinodali, signori e signore, se almeno le coppie trovassero luce e sostegno presso il clero sarebbe già un grande incoraggiamento! Molte volte i consigli contraddittori non fanno altro che aumentare la loro confusione. Chiediamo che il magistero si affretti a dare ai sacerdoti e ai fedeli le grandi linee di una pedagogia pastorale che aiuti ad adottare e a osservare i principi stabiliti nella Humanae Vitae.

È necessario e urgente il pronunciamento di un orientamento facile e sicuro, che risponda alle esigenze del mondo attuale senza ferire l’essenza della morale cattolica, che avrà bisogno di essere ampiamente diffusa. Terminiamo ribadendo la nostra fedeltà totale e incondizionata a Gesù Cristo, attraverso il Santo Padre e la Chiesa.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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