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Del Portillo, Romero e quelle poco note affinità

Portillo e Romero

© TERRE D'AMERICA

Alver Metalli - Terre D'America - pubblicato il 02/10/14

In una lettera del nuovo beato uno spaccato del rapporto del vescovo salvadoregno con l’Opus Dei

Alvaro del Portillo, appena beatificato, Oscar Arnulfo Romero prossimo ad esserlo. Pochi immaginano che tra i due ci sia vicinanza e stima reciproca. Il sito Supermartyrio, dedicato interamente alla vita del vescovo salvadoregno assassinato nel 1980, ripropone una lettera poco conosciuta scritta dal prelato dell’Opus Dei all’allora arcivescovo di San Salvador. La lettera porta la data del 9 novembre 1979 ed è la risposta ad una “affettuosa” e precedente missiva scritta da Romero in occasione del 50° anniversario della fondazione della prelatura (1928). Il successore di Escrivá de Balaguer si dirige al “carissimo arcivescovo” per ringraziarlo della “manifestazione di affetto” con cui si è “unito alla nostra azione di ringraziamento al Signore per tutti i benefici che ha sparso sulla sua Opera in questi primi cinquanta anni di vita”. Del Portillo, che di Balaguer fu il principale collaboratore e assumerà la direzione dell’Opera il 15 settembre del 1975, accenna nella lettera alla presenza dell’Opus Dei in El Salvador e rassicura Romero sulla volontà collaborativa dei suoi membri. “So che i soci e le socie dell’Opus Dei – lì come in tutti i luoghi, grazie a Dio – lavorano con impegno mossi solo dal desiderio di servire la Chiesa. Conosco bene l’affetto che hanno per lei e la fedeltà con cui vivono lo spirito dell’Opera, che ci porta ad assecondare le indicazioni del Revmo. Ordinario in tutte le diocesi dove lavoriamo, e a tirare il carro – come diceva il nostro Fondatore, di santa memoria – nella stessa direzione del Prelato diocesano”.

Fin qui le parole di Alvaro del Portillo, poco conosciute e riproposte in questi giorni. Il 23 dicembre di quello stesso anno, il 1979, dunque solo tre mesi prima dell’assassinio, Romero riferisce della corrispondenza ricevuta nel corso dell’omelia nella messa che celebrerà quel giorno. “Farà molto piacere ai numerosi membri che nella nostra Archidiocesi fanno parte dell’Opus Dei la lettera che ho ricevuto dal loro Presidente Generale, Mons. Alvaro del Portillo”. Romero, dall’altare, legge per intero il testo della lettera, sottolineando l’impegno con cui i membri dell’Opus lavorano e la loro volontà di servire la Chiesa. Quindi commenta: “Mi fa molto piacere che questa forza dell’Opus Dei non resti al margine, né parallela, ma che sia in piena linea con la nostra pastorale Arcidiocesana”. L’arcivescovo conclude con una frase che è allo stesso tempo uno stimolo e un auspicio: “Speriamo che i fatti confermino questo orientamento che dà loro il Presidente Generale dell’Opus Dei”.

Il commento di Romero alla lettera conferma la buona opinione che il vescovo salvadoregno aveva della Prelatura. Fin dai tempi del suo incontro con Escrivá de Balaguer, nel 1975. In una lettera indirizzata a Paolo VI in appoggio alla candidatura agli altari del fondatore dell’Opus Dei Romero racconta quanto era stato felice di conoscerlo personalmente e «di aver da lui ricevuto incoraggiamenti e forza per rimanere fedele all’insuperabile dottrina di Cristo e a servire la Santa Chiesa cattolica con zelo apostolico». «La vita di Mons. Escrivá -proseguiva l’arcivescovo salvadoregno – è stata segnata da un incessante dialogo con Dio e una profonda umiltà. Si vedeva bene che era un uomo di Dio e che avvicinava il prossimo con delicatezza, affetto e benevolenza. Dopo molti anni sono testimone delle azioni dell’Opera qui in Salvador e posso attestare lo spirito soprannaturale che le anima, così come la loro fedeltà al Magistero. Personalmente sono profondamente riconoscente verso i sacerdoti che appartengono all’Opera e ai quali non mi pento di aver affidato la direzione della mia vita spirituale e quella di altri sacerdoti. Persone di ogni ceto sociale trovano nell’Opus Dei un modo sicuro di vivere come figli di Dio in seno ai loro obblighi famigliari e sociali. E ben evidentemente ciò è dovuto alla vita e agli insegnamenti del suo fondatore».

Nel diario, in data 6 settembre 1979, Romero ribadiva l’opinione positiva che nutriva verso l’opera: «L’Opus Dei svolge un’opera silenziosa di profonda spiritualità tra le persone che lavorano, gli studenti e gli operai. Io penso che qui ci sia un tesoro inestimabile per la nostra Chiesa: la santità nel lavoro dei laici, ciascuno nella propria professione».
Le amichevoli relazioni che univano Romero e l’Opus Dei sono proseguite nel tempo, fino al momento della morte. In senso letterale. Si sa che il giorno stesso in cui fu assassinato Romero aveva trascorso la mattinata in un ritiro per sacerdoti organizzato dall’Opus Dei.

Qui l’originale

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