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Che cosa dire a due coniugi tentati di ricorrere per motivi gravi alla sterilizzazione?

Sexo en pareja – it

© lo.tangelini / Flickr / CC

padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 20/08/14

Aver fiducia nella Legge di Dio che protegge il loro amore, lo rende autentico e capace di elevarsi a Dio

Quesito

Rev.do Padre Angelo,
mi rivolgo a lei nella speranza di avere presto dei chiarimenti, che vorrei rimanessero privati. Mi presento: sono don …. Nel mio ministero mi trovo a seguire una coppia di amici che hanno una vita spirituale intensa…. Sono sposati da 12 anni, ed hanno 3 bambini meravigliosi. Nei loro anni di matrimonio sono stati sempre aperti alla vita e non hanno mai fatto uso dei metodi contraccettivi (i loro stessi bambini sono figli dei metodi naturali). L'ultima gravidanza è stata a rischio, dopo la nascita dell'ultima bambina i medici hanno tassativamente avvisato lei di non avere più figli perchè la sua stessa vita e la vita dell'eventuale nascituro sarebbe seriamente compromessa. Questo, ha condizionato la loro vita sessuale, perchè lei non riesce ad avere in maniera serena dei rapporti, se non in maniera molto sporadica, per paura di una eventuale gravidanza. Lui cerca di comprendere sua moglie, ma a livello di coppia stanno sorgendo dei problemi, riconducibili al fatto che non vivono bene questo momento di comunione fisica, di cui hanno chiaramente bisogno. Ho richiamato l'attenzione all'uso dei metodi naturali, sapendo bene che la contraccezione non è mai un bene… loro stanno pensando ad una eventuale chiusura delle tube o a una vasectomia… mi trovo in difficoltà perchè nella loro coppia non è mai mancata l'apertura alla vita, ed ora per il bene della coppia pensano ad una soluzione chirurgica… e nel caso dovessero decidere di attuarla, eserciterebbero la loro sessualità in maniera non deresponsabilizzata… In lei è presente una paura paralizzante anche con l'uso dei metodi naturali, perchè con un ulteriore concepimento sicuramente perderebbe la vita, e si troverebbe davanti alla scelta fra la sua vita e quella del bambino, con in più la preoccupazione di dover lasciare senza madre gli altri tre figli… 
Naturalmente non posso che essere in linea con l'insegnamento perenne della chiesa, ma mi chiedo se, essendoci stata l'apertura alla vita, ora non sia il caso di pensare più al "bonum coniugum" per il bene della famiglia… so che questo mio pensiero risulta azzardato, ma in questo caso grave e particolare mi sentirei di trovare con loro un'altra soluzione che non siano i metodi naturali. Secondo lei come potrei agire?…  cosa potrei consigliare che non sia la preghiera ed i mezzi di grazia di cui già fanno uso (Deo Gratias)?.
La saluto fraternamente e la ringrazio già da ora per il tempo che vorrà dedicare a questo mio messaggio.
Don …

Risposta del sacerdote
Caro don …,
1. come criterio generale devi tenere presente che la contraccezione coniugale non è mai lecita.
Questo non soltanto perché l’atto coniugale viene frustrato della sua intrinseca potenza a suscitare la vita, ma anche perché l’atto cessa di essere un atto di autentico amore. Si legge nell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI: “Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore ed il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità” (HV 12).
Karol Wojtyla, quand’era arcivescovo di Cracovia, aveva scritto: “Se si esclude dai rapporti coniugali radicalmente e totalmente l’elemento potenziale di paternità e di maternità, si trasforma perciò stesso la relazione reciproca delle persone. L’unione nell’amore slitta verso un godimento comune, o, per meglio dire, verso quello dei due partner” (Amore e responsabilità, p. 216). E “violando le leggi della natura, si viola anche la persona, facendone un oggetto di godimento, anziché farne un oggetto di amore. La disposizione alla procreazione, nei rapporti coniugali, protegge l’amore, è la condizione indispensabile di una vera unione delle persone” (Ib., p. 218).

2. Questo insegnamento della Chiesa è stato espresso nella forma di precetti negativi.
E, come ha ricordato Giovanni Paolo II in Veritatis splendor, i precetti morali negativi (quelli che proibiscono il male) valgono semper et pro semper (sempre e in ogni caso).
Non ci sono eccezioni o privilegi.

3. Ecco alcuni passi del suo insegnamento: 
“I precetti negativi esprimono con particolare forza l'esigenza insopprimibile di proteggere la vita umana, la comunione delle persone nel matrimonio, la proprietà privata, la veridicità e la buona fama.
I comandamenti rappresentano, quindi, la condizione di base per l'amore del prossimo; essi ne sono al contempo la verifica. Sono la prima tappa necessaria nel cammino verso la libertà, il suo inizio: «La prima libertà — scrive sant'Agostino — consiste nell'essere esenti da crimini… come sarebbero l'omicidio, l'adulterio, la fornicazione, il furto, la frode, il sacrilegio e così via. Quando uno comincia a non avere questi crimini (e nessun cristiano deve averli), comincia a levare il capo verso la libertà, ma questo non è che l'inizio della libertà, non la libertà perfetta…»” (VS 13).

4. “I precetti negativi della legge naturale sono universalmente validi: essi obbligano tutti e ciascuno, sempre e in ogni circostanza.

Si tratta infatti di proibizioni che vietano una determinata azione semper et pro semper, senza eccezioni, perché la scelta di un tale comportamento non è in nessun caso compatibile con la bontà della volontà della persona che agisce, con la sua vocazione alla vita con Dio e alla comunione col prossimo.
È proibito ad ognuno e sempre di infrangere precetti che vincolano, tutti e a qualunque costo, a non offendere in alcuno e, prima di tutto, in se stessi la dignità personale e comune a tutti” (VS 52).

5. “Di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno.
Essere il padrone del mondo o l'ultimo «miserabile» sulla faccia della terra non fa alcuna differenza: davanti alle esigenze morali siamo tutti assolutamente uguali” (VS 96).

6. Desidero riportarti inoltre due fra i molti passi del magistero di Giovanni Paolo II sulla contraccezione coniugale: “gli sposi con la contraccezione si attribuiscano un potere che appartiene solo a Dio: il potere di decidere in ultima istanza la venuta all’esistenza di una persona umana. Si attribuiscono la qualifica di essere non i co-operatori del potere creativo di Dio, ma i depositari ultimi della sorgente della vita umana. In questa prospettiva la contraccezione è da giudicare oggettivamente così profondamente illecita da non potere mai, per nessuna ragione, essere giustificata.
Pensare o dire il contrario, equivale a ritenere che nella vita umana si possano dare situazioni nelle quali sia lecito non riconoscere Dio come Dio” (17.9.1983).

“Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (Familiaris consortio 32c).

7. Rimane pertanto la strada dei metodi naturali che se ben conosciuti e applicati sono affidabili più della contraccezione. I due sposi dovrebbero dunque affidarsi a persone esperte e abilitate ad insegnarli. In questo modo tutti i problemi vengono risolti in radice. Questi coniugi devono aver fiducia nella Legge di Dio che protegge il loro amore, lo rende autentico e capace di elevarsi a Dio.

8. Mi dici che i due sposi sono tentati di ricorrere alla sterilizzazione contraccettiva. 
Anche questa, a parte le pesanti conseguenti di carattere psicologico,  è oggetto di divieto da parte del Magistero della Chiesa. Ti riporto il passo dell’Humanae Vitae che vieta uno dopo l’altro l’aborto, la sterilizzazione diretta e la contraccezione coniugale: “Vie illecite per la regolazione della natalità

9. In conformità con questi principi fondamentali della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l’interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l’aborto diretto, anche se procurato per ragioni terapeutiche. 
È parimenti da condannare, come il magistero della chiesa ha più volte dichiarato, la sterilizzazione diretta, sia perpetua che temporanea, tanto dell’uomo che della donnaÈ altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” (HV 14).

10. E se pur percorrendo i metodi dei ritmi naturali di fertilità e di infertilità succedesse di non agire secondo la legge di Dio, questi sposi vanno esortati a fare quanto dice Paolo VI nell’enciclica Humanae Vitae: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita con abbondanza nel sacramento della penitenza” (HV 25).

11. Così si cammina nelle vie di Dio, senza farsi arbitri di se stessi e senza sostituirsi a Dio nel determinare ciò che è bene e ciò che è male. Sono le vie dell’umiltà, dell’obbedienza, dell’autentico amore e della santificazione.

Assicuro per te e anche per loro e per la loro famiglia la mia cordiale preghiera e vi benedico.
Padre Angelo

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