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Addio al celibato e sesso: non abbiamo compreso il matrimonio?

Three men sitting in front of dancing woman

© Wallenrock/SHUTTERSTOCK

Aleteia - pubblicato il 28/07/14

Se è un'occasione per fare tutto ciò che non si potrà fare una volta “rinchiusi” nel matrimonio, è meglio non sposarsi religiosamente

Revista Vive

Padre, presto un’amica si sposerà e sarò la sua testimone. Tutti mi dicono che devo organizzare l’addio al nubilato, ma il tema della festa deve ruotare intorno a connotazioni sessuali e non mi sento a mio agio. Come posso convincere gli altri del contrario? M. C.

Grazie per l’opportunità che mi dai di chiarire la questione. Ne approfitterò per rivolgermi sia agli uomini che alle donne. La tua domanda mi riempie a sua volta di domande, e la prima che mi viene in mente è: “Non è forse ovvio perché è sbagliato?”

Immagino che l’addio al celibato/nubilato sia un’occasione per condividere con gioia quella che sarà la celebrazione del matrimonio. Le persone che organizzano questa festa vogliono condividere la gioia che un amico/a abbia incontrato l’amore della sua vita e lo fanno, forse, per ricordare momenti gradevoli del periodo in cui era celibe/nubile.

È un’occasione per rallegrarsi per il futuro stato di vita, quello di essere d’ora in avanti una sposa, e poi una madre. Perché pensare allora che gli addii al celibato/nubilato debbano avere connotazioni sessuali? Perché si abbandona il celibato/nubilato in questo modo? Che messaggio si vuole trasmettere? Sarà che quello che si vuol dire è che bisogna congedarsi da tutte quelle cose che si potevano fare quando si era celibi/nubili e ora non si potranno più fare? Sarà il modo migliore di porre fine alla propria vita di celibe/nubile?

Se è così, allora è meglio che la persona non si sposi per la Chiesa, perché non ha capito cos’è l’amore, né quello che è il retto uso della sessualità, e men che meno cosa sia il matrimonio. Stanno forse dicendo “Fatti una scappatella ora che ancora puoi?” E io chiedo: puoi? La risposta è NO. La vita da sposato/a sarà un riflesso di quella che è stata la vita da celibe/nubile, e questo include l’addio al celibato/nubilato. Non bisogna cadere nel gioco della menzogna e dell’irresponsabilità di vivere la vita senza Dio.

Nella Bibbia c’è un passo in cui si legge che “la bocca parla dalla pienezza del cuore” (Lc 6,45). Di cosa è pieno allora il cuore di una persona che pensa che questo sia il modo di salutare un/a fidanzato/a? La grossolaneria è l’unico modo di divertirsi? Chi partecipa a questo tipo di feste diventa complice del degrado dell’uomo e della donna, riducendo l’uomo e la donna a un mero oggetto di piacere sessuale.

Come può un/a ragazzo/a mettersi davanti all’altare e dire che sarà fedele per tutta la vita se qualche giorno prima si è prestato a cose che non aiutano la fedeltà? Possono essere cose piccole, ma da lì nascono grandi infedeltà. “Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Mt 5, 27-28). Approfitto anche per parlare degli addii al celibato in cui vengono portati/e prostituti/e, persone che si spogliano, ecc. La ritengo un’incoerenza totale.

Raccomando a queste persone che è meglio non sposarsi religiosamente. Il matrimonio è qualcosa di molto serio, e chi pensa di poter partecipare, in modo attivo o passivo, a queste iniziative e andare all’altare come se nulla fosse accaduto si sbaglia di grosso, e gli suggerisco di valutare la propria fede. Chiedi alle tue amiche perché la festa deve avere questa connotazione, per vedere se c’è qualche motivo sensato che giustifichi questa tematica.

Non sono contrario al divertimento, ma deve essere sano, senza dimenticare che siamo esseri umani e senza dimenticare nemmeno che siamo cristiani.

Un cattolico, quindi, non dovrebbe mai partecipare a questo tipo di addii al celibato/nubilato; e se vai e ti rendi conto che la connotazione della festa è quella, ritirati. Gesù lo dice nel Vangelo: “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo” (Mt 5,29), parlandoci della radicalità con cui dobbiamo agire, contro il peccato o qualsiasi situazione che ci possa portare al male. Dobbiamo sforzarci di essere ogni giorno più coerenti con il nostro essere cristiani e non acconsentire a un mondo che spesso dà le spalle a Dio e degrada la visione dell’essere umano.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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