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​Il tempo di La Pira

Giorgio La Pira 1

© Public Domain

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 27/05/14

Realizzato da Caritas italiana, Rete Europea Risorse Umane e Multimedia San Paolo un audio-libro dedicato alla figura e agli scritti di Giorgio La Pira

Sindaco di Firenze per tre mandati negli anni ’50 e ’60, deputato della Repubblica nelle file della Democrazia cristiana e membro dell’Assemblea costituente, ideatore della Federazione mondiale delle Città unite per il dialogo e la pace tra le nazioni negli anni difficili della guerra fredda, il Servo di Dio Giorgio La Pira è una figura non facile da sintetizzare per la ricchezza di attività svolte e per la profondità ideale e spirituale che gli derivavano dalla formazione in Azione cattolica e dalla radice francescana. Ci prova l’audiolibro "Ipotesi di lavoro" realizzato da Caritas italiana, Rete Europea Risorse Umane ed Edizioni Multimedia San Paolo che raccoglie, a cura di Roberto Tietto, scritti di La Pira letti da artisti come Paolo Bonacelli, Cristiana Capotondi, Chiara Francini, Giovanni Scifoni e Antonio Catania, con le musiche originali del maestro Mite Balduzzi. Aleteia ne ha parlato con Antonio Maria Baggio, docente di filosofia politica, tra i relatori alla presentazione avvenuta a Roma il 27 maggio.

La Pira è una figura forse un pò dimenticata nel nostro tempo?

Baggio: Decisamente dimenticata. C’è una sproporzione tra il valore di quest’uomo e la menzione e il ricordo che se ne fa normalmente. Si perde molto tempo a parlare dei contemporanei che sono in politica e si dimenticano dei giganti in questo campo. Quando mi hanno chiesto di presentare quest’ opera su di lui, pensavo di preparare un intervento in poco tempo e invece mi sono perso per ore sui testi scelti, perché di nuovo mi ha catturato la profondità del suo pensiero.

Ci sono dei passaggi nell’attività di sindaco di Firenze che meglio aiutano ad individuare la visione politica di La Pira?

Baggio: La Pira è un politico che parte del basso. Egli paragona se stesso alla figura di un mendicante che cerca la verità. Il mendicante, però, è colui che porta un bastone. In greco si chiamava skepton e lo stesso nome indica il bastone del pastore, cioè di colui che guida il suo popolo, e anche a quello del re, cioè di colui che comanda. Possiamo dire, quindi, che la visione politica di La Pira parte dal basso, dal luogo dove si presentano i bisogni delle persone; il politico, mettendosi al servizio di questi bisogni, arriva poi a prendere anche lo scettro. Al centro della sua azione c’è la persona nella città: La Pira si chiede quale sia la vocazione delle città nel rispetto delle vocazioni delle persone.

E qual era la vocazione di Firenze negli anni 50 e 60?

Baggio: La Pira è partito da bisogni concreti. Di fronte alla possibilità di licenziamento di migliaia di operai affermò che gli operai che erano in fabbrica da 10, 20, 30 anni erano legati a quelle mura come i monaci al loro monastero, sottolineando in questo modo la vocazione al lavoro e la dignità della persona. E questo vale per tutte le città. Egli vedeva allora in Firenze la città che, in quanto culla dell’umanesimo, poteva chiamare le altre alla scoperta di un dialogo di amicizia e di pace. Per prime quelle dell’Europa, un continente che La Pira vedeva composto da città-cattedrali, cioè da città nate avendo come misura la persona, e poi tutte le altre città del mondo, secondo un’ispirazione cristiana che si apriva al dialogo con tutti.

Cosa direbbe La Pira dell’Europa uscita dalle ultime elezioni con una larga affermazione di euroscettici, lui che ne aveva coltivato il sogno?

Baggio: L’idea di Europa di La Pira come un’unità forte, culturale, politica, ideale, proiettata verso il mondo per il bene del mondo, oggi è sotto gli occhi di tutti. Noi abbiamo capito – e anche in questa campagna elettorale si è visto – che i problemi delle nazioni, la crisi economica, il lavoro che non c’è, gli immigrati, si risolvono solo con l’Europa, non senza l’Europa. In realtà questo sarebbe proprio il momento di La Pira e dovremmo ricordarci la sua visione. Per lui l’Europa unita rappresentava un sogno e noi oggi abbiamo sperimentato che se quel sogno non si realizza, rischiamo di rovinarci tutti.

A proposito del “tempo” di La Pira nell’oggi, mi sembra che ci sia una grande sintonia tra lo stile del suo adoperarsi per il processo di pace in Medio Oriente e l’invito di papa Francesco rivolto ad Abu Mazen e Peres perché si trovino a pregare insieme per la pace in Vaticano: è così?

Baggio: Sicuramente. Uno dei temi evidenziati nell’audio-libro è che il luogo più profondo in cui il mendicante di cui parlavamo prima – il politico che percorre la città – può ritrovarsi davvero è la sua interiorità profonda. C’è una radice sapienziale nell’agire secondo La Pira. Papa Francesco ha invitato due uomini che hanno grandi responsabilità politiche in Medio Oriente a pregare, cioè a ritrovare la radice sapienziale. E’ una mossa di una intelligenza evangelica straordinaria perché costringe queste persone ad incontrarsi nell’unico posto in cui sono sicuri di potersi incontrare: la paternità di Dio.

I politici di oggi dovrebbero andare “a scuola” di La Pira?

Baggio: Non basta studiarlo. Bisognerebbe riuscire a costruire dei rapporti di politica fatti più di speranza che di paura. A questo i politici devono essere educati. Oggi c’è molta degenerazione nello stile politico e forse conviene saltare qualche generazione e ricominciare con i giovani…

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