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Cosa sono i salmi, e a cosa servono?

Salmo antiguo – it

© Petrusbarbygere

Gaudium Press - pubblicato il 12/05/14

Nella Bibbia ce ne sono 150, e vengono considerati tra le preghiere più sublimi

di suor Maria Cecilia Lins Brandão Veas, EP

Narra la Genesi che Dio scendeva tutti i pomeriggi, nella brezza del crepuscolo, per conversare con Adamo. Si verificava allora un dialogo sublime: da Adamo emanavano cantici e inni di lode a Dio, e da Dio un invito ad Adamo per un desiderio “nec plus ultra”, “inebriandolo giorno dopo giorno, in un processo magnifico, nella visione di questo, di quello, di quell'altro, di modo che Adamo restava senza sapere cosa dire” (1). Ci troviamo così di fronte alla “ragione più alta della dignità dell'uomo”, che “consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio” (CCC 27). Partendo da questo presupposto, comprenderemo meglio il ruolo dei salmi, come vere preghiere.

Santa Teresina affermava che “la preghiera è uno slancio del cuore, un semplice sguardo gettato verso il cielo, un grido di gratitudine e di amore nella prova come nella gioia” (2). È attraverso la preghiera che l'uomo comunica con il suo Creatore, una volta che nel cuore umano è inscritto il desiderio naturale di tendere all'Assoluto, come corollario del dono inestimabile di essere stati creati “a immagine e somiglianza di Dio” (Gn 1, 26). Già nell'Antico Testamento troviamo varie forme di preghiere, come i salmi caratterizzati da inni che esprimevano lodi, gratitudine, lamentazioni e richieste di perdono al Creatore ispirati dal Divino Spirito Santo, che “intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8, 26).

Vedremo in seguito che i salmi rispettano, nel loro insieme, i cinque requisiti più importanti esposti da San Tommaso (3) per una perfetta preghiera: essere sicura, retta, ordinata, devota e umile.

“Solo la fiducia, o Signore, ci ottiene la tua misericordia” (4). Di fatto, per una maggiore impetrazione nell'ascolto della supplica, si deve avere una fiducia così amorevole e umile da suscitare la misericordia di Dio, com'è scritto: “Mi invocherà e gli darò risposta” (Sal 91,15). Per questo, “quelli che si stancano dopo aver pregato per un po', mancano di umiltà o di fiducia; e in questo modo non meritano di essere ascoltati. Sembra come se pretendeste che vi si obbedisca al momento della vostra preghiera come se fosse un mandato; non sapete che Dio resiste ai superbi e si compiace negli umili? Forse il vostro orgoglio non vi permette di sopportare che vi facciano tornare più di una volta per la stessa cosa? E avere poca fiducia nella bontà di Dio, disperare presto, prendere le minime attese per disprezzi assoluti” (5).

Modelli illuminati di costanza umile e fiduciosa sono i salmi, nei quali si intravede la speranza che chiama e si eleva al cielo per implorare l'ausilio dell'Onnipotente, per quanto possano essere negative le circostanze che circondano l'anima. È perché canta il profeta David: “Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; per il pianto si struggono i miei occhi, la mia anima e le mie viscere. Si consuma nel dolore la mia vita, i miei anni passano nel gemito; inaridisce per la pena il mio vigore, si dissolvono tutte le mie ossa. (…) Ma io confido in te, Signore; dico: 'Tu sei il mio Dio'” (Sal 31, 10-11 15). Cosa c'è di più bello e attraente agli occhi del Signore che il cuore di un figlio la cui fiducia è la punta fine di quella speranza che crepita dentro di sé? “È quella speranza che dà alla nostra anima la forza per andare avanti” (6). Come l'umiltà incita la fiducia, la fiducia promuove la devozione.

“Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore” (Sal 119, 32). In questo semplice modo, il salmista canta la rugiada con la quale l'uomo sperimenta un pezzo di cielo: la virtù della devozione. Attraverso questa siamo accesi nel fuoco dell'amore divino, si spegne la fiamma della concupiscenza e si riceve un nuovo incoraggiamento per agire in base alle vie del soprannaturale, come afferma San Tommaso: “fai l'uomo furbo e abile a ogni virtù e risveglialo e agevolalo perché agisca bene” (7).

Una volta che si possiede un beneficio così grande, l'anima non esita a chiedere ciò che le conviene. Si chiede, in realtà, solo ciò che è lecito desiderare. Per questo, la preghiera sarà retta quando si chiedono al Signore le cose che egli stesso spinge a chiedere (8). A cosa ci spinge? Il desiderio di santità e di unione intima con Lui, che delle cose terrene si scelgano quelle che riguardano le cose celesti. Così, vediamo chiaramente nel salmo 42, “come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio” (Sal 42,1). Come il cervo va alla fonte, così, mio Dio, la mia anima ti desidera.

“Che bello questo paragone: una fonte che sgorga e Dio, che ha fatto sgorgare tutto dal nulla. Com'è maestoso. La fonte è un segno di Dio. Come il cervo che corre velocemente trova una fonte per placare la sua sete, così la nostra anima, correndo nei cammini della vita, ha sete di Dio. E la nostra anima si ferma davanti a Dio e beve” (9).

Ispirati dallo Spirito Santo, i salmi sono così depositari della Rivelazione, contenendo il riassunto della realtà e dell'esperienza religiosa del popolo di Israele nell'Antico Testamento, e meritano di essere perpetuati nella Chiesa. Sono anche il nucleo della nostra vita, visto che queste preghiere eloquenti elevate a Dio sono prima di tutto il sostegno quotidiano per non perdere mai il nostro destino eterno.

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1 Corrêa de Oliveira, Plinio. Adão homem dos homens, no qual existia a raiz de todos os homens, Palestra. San Paolo, 8 luglio 1987. (Archivio IFTE).
2 Santa Teresa del Bambin Gesù. Manuscritos autobiográficos. C 25r, apud Catechismo della Chiesa Cattolica. 11. ed. San Paolo: Loyola, 2001, p. 658.
3 Cfr. San Tommaso d'Aquino. A luz da fé. Lisbona: Verbo, 2002, p.87.
4 San Bernardo, apud Sant'Alfonso Maria de' Liguori. A oração: o grande meio para alcançarmos de Deus a salvação. San Paolo: Santuário, 1987, p. 71.
5 San Claudio de la Colombière. El abandono confiado a la Divina Providencia.
6 Corrêa de Oliveira, Plinio. A Europa vista pelo prisma de um menino inocente. In: Dr. Plinio. San Paolo: Anno II, n. 17, ago. 1999, p. 2.
7 San Tommaso d'Aquino, in: San Pedro de Alcántara. Tratado da oração e da meditação. Rio de Janeiro: Vozes, 2008, p.1 13.
8 Cfr. San Tommaso, op. cit., p. 88.
9 Corrêa de Oliveira, Plinio. As realidades visíveis, sinais de realidades invisíveis. In: Dr. Plinio. San Paolo: Anno V, n. 49, apr. 2002, p. 25.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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