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La professione di avvocato penalista è compatibile con l’essere un buon cristiano praticante?

A lawyer in courtroom

© Public Domain

padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 20/03/14

Anche la disciplina forense prevede che l'imputato abbia sempre un difensore

Quesito

salve Padre Angelo,
sono un ragazzo giovane che da un anno svolge la pratica per diventare avvocato. Siccome la materia del civile non mi interessa più di tanto, sono intenzionato a svolgere la professione di avvocato penalista. Purtroppo però sono preso da molti dubbi. Sono un cattolico praticante come anche la mia famiglia e, quindi, sono preoccupato di come possa conciliare tale professione con l’essere un cattolico praticante. Le vorrei chiedere se le due cose sono compatibili. E’ moralmente lecito difendere per esempio un omicida o uno stupratore o comunque un soggetto che si macchia di crimini del genere, o, un qualsiasi cliente che ha commesso un reato qualsiasi e non ha intenzione di confessare? Supponiamo che io da avvocato penalista mi ritrovi un giorno a difendere un cliente e sono consapevole del fatto che è sicuramente colpevole, ossia, che si è macchiato di uno dei crimini sopra menzionati, ma il cliente non vuole confessare, come dovrebbe comportarsi a questo punto un ragazzo come me che desidera intraprendere tale professione ma che al tempo stesso vuole essere un buon cristiano praticante?


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. San Tommaso dice che “al reo che viene accusato è lecito difendersi nascondendo nei debiti modi la verità che non è tenuto a confessare: p. es. non rispondendo alle domande a cui non è tenuto a rispondere. E questo non è un difendersi con la falsità, ma un uscir fuori con prudenza. Al contrario non gli è lecito dire il falso; e neppure ricorrere alla frode o all’inganno, poiché la frode e l’inganno equivalgono a una menzogna. E questo è precisamente difendersi con la falsità” (Somma teologica,II-II, 69, 2).

2. Altri dicono che in forza del diritto naturale il reo può negare di avere commesso un delitto. Questa negazione viene intesa anche dai giudici come una restrizione mentale giustificata dalla sua condizione di imputato. Del resto il compito di trovare la verità, con tutte le sue sfumature e attenuanti, è del giudice, non dell’imputato.

3. I moralisti dicono che la stessa cosa può fare l’avvocato difensore, il quale parla in nome dell’imputato.
Certo, né il reo né l’avvocato difensore possono difendere la loro causa incolpando ingiustamente altri o anche danneggiandoli direttamente. Pertanto può difendere il reo sempre con mezzi leciti. Questi del resto è previsto dalla disciplina forense la quale prevede che l’accusato abbia sempre un avvocato difensore.

4. Pertanto un avvocato, che difende il reo con prudenza, con mezzi giusti, senza danneggiare nessuno e coopera attivamente alla riduzione della pena, può essere un buon cristiano.

Ti auguro ogni bene per il tuo futuro, ti assicuro una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

qui l’articolo originale

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