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Quando sei triste, vorresti che tutto il mondo fosse in lutto con te

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padre Francesco Occhetta - "L'UMANO NELLA CITTÀ" Il blog di Francesco Occhetta - pubblicato il 19/02/14

VI regola del discernimento dei gesuiti

Scrive Ignazio di Loyola: Se nella desolazione non devi cambiare i primi propositi, ti gioverà molto reagire contro di essa, restando per esempio più tempo nella preghiera e nella meditazione, allungando gli esami e facendo, secondo che sarà meglio, qualche tipo di rinuncia volontaria (Esercizi Spirituali, n. 319).

Cosa devo fare nella desolazione? Combatterla e contrastarla, altrimenti mi assale e “divora” come se fosse una escalation senza sosta. Istintivamente sei portato a coccolare la desolazione, attraverso una forma di vittimismo che si autocompiace del proprio male e con quale tecnica agisci: dici che non vali niente senza concentrarsi su ciò che ti da la percezione di non valere niente.

Quando sei triste, vorresti che tutto il mondo fosse in lutto con te.

Non fai entrare la luce nelle finestre del tuo cuore, ti infastidiscono le presenze che hai intorno a te, la musica, ma ti piace ricordare il male tuo e del mondo e ti consoli del male che viene fatto agli altri.

Hai poi la consapevolezza che tutto sta andando a rotoli e “non è più come una volta”. E’ tipico del desolato spiritualmente dire: “era meglio una volta, adesso è tutto cambiato”. E si vive guardando indietro rimanendo tristi e intristendo anche l’ambiente che si abita.

Ma è la solita musica! È stato scritto: “I figli non ascoltano più i genitori, i discepoli mancano di rispetto ai maestri, le regole vengono continuamente trasgredite”… Si tratta di un documento proveniva dall’alto Egitto e risaliva all’inizio del secondo millennio a.C.

Non prestare ascolto e soprattutto non coltivare queste voci negative. Ridimensionale o ridicolizzale, se ci riesci. Nella desolazione non devi retrocedere, ma anzi reagire positivamente. La prova ti renda più forte: il pericolo del male diventi occasione per un bene maggiore. È il principio dell’agere contra.

Il male esce allo scoperto e oppone le sue resistenze, proprio quando, avendo deciso per il bene, ci lotti contro e lo stai vincendo.
Mostrati invece risoluto e fiducioso nel Signore, dedicandoti più intensamente al lavoro spirituale.

Con questo atteggiamento ti educhi a diventare libero dai tuoi umori altrimenti non farai nessun cammino spirituale: resterai schiavo dei tuoi stati d’animo, leggero come una piuma al vento che verrà sbattuto prima a destra poi a sinistra.

Ti esalterai quando ti va bene, ti deprimerai quando le cose vanno male. Un teologa ha scritto: “sarai al di sopra o al di sotto di te, sempre fuori di te e mai in te stesso!”.

Se non sai che fare, mettiti a pregare, e vedrai che subito ti vengono in mente cose importanti da fare, pur di non pregare! Se devi dare un esame e devi studiare, è la stessa cosa.

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È necessario resistere a queste tentazioni e agire nella direzione positiva più intensamente, anche se ti pare di perdere tempo.

Facciamo un esempio. Pregare in desolazione ti fa del bene per capire che a te non interessa né Dio né la preghiera. Questa è una grande scoperta, che ti associa a tutti i peccatori. Presentala a Dio e alla sua misericordia! La tua tenebra finalmente esce alla luce, ed è un dono. È l’inizio della tua libertà. Se preghi solo quando sei consolato, ti potresti addirittura illudere di essere santo o il migliore.
Resistere e contrastare la desolazione “è la massima libertà dal male e la vittoria sul male stesso”. È una lotta tua, ma è anche una “pedagogia” divina, con la quale il padre educa il figlio, forgiandoli la capacità d’amare.

Nel libro della Genesi (32,23-32) Giacobbe, nella sua drammatica lotta notturna con Dio, riceve il suo vero nome.

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