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Pastore pentecostale muore a causa del morso di un serpente

Pastore pentecostale muore a causa del morso di un serpente

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Mirko Testa - Aleteia - pubblicato il 18/02/14

La star televisiva Jamie Coots ha rifiutato le cure per motivi religiosi

Il pastore pentecostale Jamie Coots, la star dello show televisivo del National Geographic “Snake Salvation”, è morto a causa del morso di un serpente usato durante un servizio religioso celebrato nella sua chiesa di Middlesboro, in Kentucky.

Al cuore del movimento pentecostale vi è l’esperienza diretta e spontanea del dialogo mistico con Dio. Un dialogo che si manifesta mediante l’esercizio di doni spirituali considerati come segni dell’azione sovrana di Dio tra gli uomini. Per questo durante i servizi religiosi vi è l’invocazione comunitaria del battesimo dello Spirito sui credenti per ottenere la cancellazione del peccato o carismi come la glossolalia, la xenoglossia, la profezia, la guarigione, la cacciata di demoni, o ancora la resistenza ai veleni e ai serpenti.

In particolare questa pratica pericolosa legata ai serpenti si è sviluppata come una corrente estremista vera e propria tra le Chiese pentecostali statunitensi. Questa corrente, detta delle “Chiese dei segni”, è nata in seno alla Chiesa di Dio di Cleveland – da cui è stata poi esclusa – nel 1909 a Grasshopper, nel Tennessee, ed ha avuto come principale leaderGeorge Went Hensley (1880-1955). Per questo venne soprannominata anche Chiesa degli Snake Handlers (Maneggiatori di serpenti).

Alla base di tutto vi è una degenerazione nel modo di approcciare e interpretare la Bibbia che è il fondamentalismo, le cui lontane radici sono da ricerca alle stesse sorgenti della Riforma protestante col principio della sola Scriptura. In particolare però, l’atto di nascita si ha con una riunione a Fort Niagara (nello Stato americano di New York), nel 1895, del Congresso biblico americano, costituito dagli esegeti protestanti a prevalenza conservatrice, che alla fine dei lavori diffusero un documento con cui stabilivano la verità letterale delle Scritture. Poi in seguito ad alterne vicende e divisioni all’interno delle stesse Chiese pentecostali americane, vi fu un revival di questa ermeneutica biblica attorno agli anni Settanta del secolo scorso legato ai “telepredicatori”, a gruppi religiosi come i Testimoni di Geova o a movimenti di taglio spiritual-carismatico.

Molti leader delle “Chiese dei segni”, che sono morti nel corso dei loro servizi religiosi mettendo alla prova la loro fede, fondano questa pratica proprio su un passo del Vangelo di San Marco (16:17,18): “Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.

Le “Chiese dei segni” spingono tra l’altro anche i fedeli a dimostrare la pienezza del battesimo dello Spirito Santo e il favore di Dio su di loro maneggiando non solo serpenti velenosissimi, ma anche infilando le mani nel fuoco o addirittura dandosi fuoco o bevendo veleni mortali come la stricnina.

L’errore del fondamentalista, che non adotta mai nessuna interpretazione, risiede nella convinzione che la Bibbia sia solo di Dio, non sia innestata nella trama faticosa e a volte tormentata della vicenda umana. La Bibbia al contrario è una storia progressiva della Parola di Dio che si intreccia, si confonde e si incrocia con la parola dell’uomo ed è dotata di un suo sviluppo.

Come osservava la Pontificia Commissione Biblica nel suo documento sull’Interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993): “Il fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero. Mette nella vita una falsa certezza, perché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso messaggio”.

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