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La Chiesa è una nella comunione, né federazione né centralismo

Una sola Iglesia – it

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Alfa y Omega - pubblicato il 24/01/14

Il cardinale Müller spiega il contesto di molti gesti di papa Francesco circa la riforma della Curia

L'arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, che sarà creato cardinale il 22 febbraio prossimo, ha partecipato lunedì alle XII Conversazioni di Diritto Canonico dell'Università Cattolica San Vicente Mártir di Valencia (Spagna) con una conferenza su “Collegialità ed esercizio della suprema potestà nella Chiesa”, inquadrando il senso di questa maggiore collegialità nella Chiesa promossa da papa Francesco. Ecco alcuni passaggi del suo intervento:

Parlando della Chiesa, possiamo farlo solo in occasione della questione relativa a Dio. Le guerre e il terrorismo, la povertà e lo sfruttamento, la crisi di senso e il disorientamento spirituale e morale di milioni di persone… tutte queste tragedie fanno sì che sopravvenga alla Chiesa di Dio il compito trascendentale di dare speranza all'Umanità. La Chiesa, però, non è la Luce; può solo rendere testimonianza della Luce che illumina ogni uomo, ovvero offrire una testimonianza di Gesù, il Figlio di Dio e Redentore di tutti gli uomini. Una Chiesa che ruoti solo intorno ai propri problemi strutturali sarebbe spaventosamente anacronistica ed estranea al mondo.

Una riorganizzazione di indipendenza e collaborazione delle Chiese locali, della collegialità episcopale e del primato del papa ci permetterà di non perdere di vista l'esigenza trascendentale della questione relativa a Dio. Papa Francesco, nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, parla di una salutare decentralizzazione. La vita della Chiesa non può concentrarsi in tal modo sul papa e sulla Curia, come se nelle parrocchie, comunità e diocesi avesse un posto solo secondario. Papa e vescovi si rifanno a Cristo, l'unico che dà speranza agli esseri umani. Il papa non può né deve abbracciare centralmente da Roma le varie condizioni di vita che si presentano alla Chiesa nelle varie Nazioni e culture, né risolvere da sé i problemi di ogni luogo. Per questo, anche un esercizio riformato del primato appartiene alla nuova evangelizzazione.

Con questo non si è dato un segnale per una rivoluzione in Vaticano. Dobbiamo escludere un'interpretazione antagonistica o dialettica della relazione tra la Chiesa universale e le Chiese locali. L'unità fraterna dei vescovi della Chiesa universale cum et sub Petro [con Pietro e sotto la sua autorità] si basa sulla sacramentalità della Chiesa, e quindi sul diritto divino. Solo al prezzo di una desacralizzazione della Chiesa potrebbe realizzarsi una lotta di potere tra forze centraliste e quelle particolariste. Alla fine resterebbe una Chiesa secolarizzata e politicizzata, che si differenzierebbe solo in termini di grado da una ONG, e questo sarebbe in completo contrasto con l'esortazione apostolica Evangelii gaudium.

La Chiesa è una sola

La Chiesa si fonda come comunità di vita con Gesù, quindi è essenzialmente una sola. La Chiesa unica e universale, diretta dal papa e dai vescovi in comunione con lui, esiste in e dalle Chiese locali. La sola e unica Chiesa di Dio è presente come Chiesa universale nelle Chiese di Dio a Corinto, Roma, Tessalonica… E in ogni luogo, i fedeli non hanno a che vedere con nient'altro che non sia la Chiesa unica di Cristo, nella quale lo Spirito Santo unisce tra loro tutti i battezzati, e li inserisce nell'unità del Corpo di Cristo.

Si presuppone qui la costituzione apostolica delle Chiese locali. Ciò vuol dire che le Chiese locali non sono costituite dalla volontà associativa di ciascuno dei cristiani. Piuttosto è Cristo stesso che, mediante i suoi apostoli e i successori di questi, fonda la Chiesa universale in e dalle Chiese locali come Communio Ecclesiarum. La dottrina dei vescovi come successori degli apostoli, la loro unità collegiale tra loro e la loro unità con il successore di Pietro, come capo visibile di tutta la Chiesa e del Collegio episcopale, sono quindi costitutive per il concetto cattolico di Chiesa.

Nella Evangelii gaudium il papa suggerisce una prassi corretta, corrispondente alla civiltà globale e digitalizzata di oggi. Anche se primato ed episcopato appartengono all'essenza della Chiesa, le forme della sua realizzazione nella storia sono necessariamente diverse. L'invito del papa a una rinnovata percezione della collegialità dei vescovi è il contrario rispetto a una relativizzazione del servizio che Cristo gli ha affidato in forma immediata, ovvero un servizio all'unità di tutti i vescovi e fedeli nella fede rivelata, un servizio alla vita comune dalla grazia sacramentale e un servizio alla missione di mediare l'unità degli uomini in Dio. Mentre l'episcopato ha natura collegiale, al vescovo, in virtù della consacrazione e della missione canonica, si conferisce anche la co-preoccupazione e la co-responsabilità per il bene della Chiesa universale.

La Chiesa cattolica è Communio Ecclesiarum e non una federazione di Chiese statali o un'alleanza mondiale di comunità ecclesiali imparentate a livello confessionale, che rispettano per tradizione umana il vescovo di Roma come presidente onorario. Nazione, lingua e cultura non sono principi costitutivi per la Chiesa, che testimonia e realizza l'unità dei popoli in Cristo, ma sono mezzi indispensabili, nei quali si dispiega tutta la ricchezza e la pienezza di Cristo nei redenti.

La Evangelii gaudium vuole riunificare interiormente la Chiesa, perché il popolo di Dio, nel suo servizio missionario, non sia ostacolo a un'umanità che ha bisogno di salvezza e di aiuto.

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