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Governo Letta: abolito il finanziamento pubblico ai partiti

Governo Letta: abolito il finanziamento pubblico ai partiti

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia Team - pubblicato il 13/12/13

Padre Matarazzo: una svolta che chiude una “stagione ambigua” e incentiverà la partecipazione politica dei cittadini

Il governo Letta approva un decreto per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. «Avevo promesso ad aprile abolizione finanziamento pubblico partiti entro l’anno. Ora in consiglio dei ministri manteniamo la promessa», aveva scritto in mattinata su Twitter il premier. A seguire è arrivata la conferma da Palazzo Chigi, il decreto è passato in governo: «Introduce l’obbligo della certificazione esterna dei bilanci dei partiti politici», ha sottolineato il premier (Corriere della Sera, 13 dicembre).

Padre Gianfranco Matarazzo, gesuita e direttore dell'Istituto di formazione politica "Pedro Arrupe" sostiene che siamo di fronte ad una svolta che incentiverà la partecipazione politica dei cittadini. «La Chiesa non spiega se è giusto o meno finanziare i partiti – spiega il direttore dell'Istituto Arrupe -. Di sicuro, l’organizzazione partitica e la partecipazione politica devono farsi carico anche della componente economica. È possibile fare tutto questo chiudendo la stagione ambigua del finanziamento pubblico».

Oggi il consiglio dei ministri ha votato l'abolizione al finanziamento ai partiti. Lei come giudica il provvedimento del governo? Esaustivo o lacunoso?

Giudico il provvedimento come una misura importante e lo colloco in una prospettiva che richiede ancora riflessione, attenzione, vigilanza, studio. I problemi che sorgono intorno ai partiti e alla partecipazione sono ancora tanti e non si comporranno per le virtù magiche che si vorrebbero attribuire a questo provvedimento. Al tempo stesso, è stato importante porre il finanziamento ai partiti all’ordine del giorno dell’agenda politica e oggi va riconosciuto lo sforzo di quanti, a volte non in condizioni favorevoli, si sono impegnati perché si affrontasse questo snodo. Oggi è stato rilanciato un processo sulla qualità della partecipazione politica che da troppo tempo arrancava ed era lasciato a sedi improprie.

E' a suo avviso un intervento tardivo?

Preferisco concentrarmi sulla prospettiva e far tesoro della lezione appresa dal finanziamento ai partiti nelle attuali forme. Questi due accorgimenti possono aiutarci a procedere con più determinazione.

Rispetto a ciò che sostiene la dottrina sociale della chiesa, finanziare un partito politico, o chi fa politica, è giusto?

La dottrina sociale della chiesa non entra nel merito tecnico delle forme di finanziamento ai partiti. Di sicuro, l’organizzazione partitica e la partecipazione politica devono farsi carico anche della componente economica. È possibile fare tutto questo chiudendo la stagione ambigua del finanziamento pubblico e delle diverse forme attraverso cui questo sistema è stato perpetuato. La partecipazione politica conosce diverse modalità di finanziamento e offre criteri per gestirlo in maniera professionale. Tra l’altro, ci sono tante buone pratiche – locali, regionali, nazionali, europee, internazionali, del settore pubblico, del settore privato, del terzo settore – che possono mettere a disposizione indicazioni preziose. Questa strumentazione impregnata di etica farà emergere un potenziale sorprendente nella partecipazione politica, susciterà interesse e passione civica.

La politica va sempre intesa come gratuità?

Non necessariamente. La politica va sempre necessariamente intesa, questo sì, come servizio e il focus del bene comune aiuterà, da un lato, a preservarla dalle storture che il finanziamento pubblico ai partiti ha lasciato sul campo e, dall’altro, a dare il meglio di sé, un potenziale che ancora attende di essere espresso.

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