Su quale campione di bambini è stato testato il vaccino?
Palma: Nell'ambito della comunità scientifica c'è sempre stata una remora su quale sia la corte ideale per la somministrazione del vaccino. Nel nostro gruppo c'è la convinzione che sia più adatta la terapia precoce. Studi portati avanti dalla dottoressa Cancrini, dal professor Rossi e anche da me, evidenziano che il bambino che riceve un trattamento precoce – nei primi mesi di vita o non appena si sia a conoscenza dell'infezione da Hiv – ha un vantaggio, un miglior sviluppo del sistema immunitario, quindi migliore capacità di rispondere a un eventuale vaccino, rispetto a chi inizia la terapia più tardivamente. Uno studio che abbiamo pubblicato sulla rivista scientifica Pnas dimostra proprio che bambini che sono stati trattati nei loro primi giorni di vita hanno una capacità del loro sistema B, dei loro linfociti, di produrre risposte protettive che non è presente nei bambini che sono stati trattati tardivamente. Con questo razionale siamo andati a selezionare la nostra corte di pazienti nell'ambito dei circa 120 pazienti con infezione verticale da Hiv che stiamo seguendo all'Ospedale Bambino Gesù.
Il vaccino sperimentato avrà effetto anche sulle terapie attuali?
Palma: Lo speriamo molto. La terapia attuale per l'Hiv prevede che i pazienti vengano trattati con farmaci antiretrovirali dalla nascita e per ogni giorno della loro vita. Per tutta la vita. Nella migliore delle ipotesi la terapia prevede la combinazione di più farmaci che vengono assunti più volte al giorno. Questa condizione diventa particolarmente difficile quando i pazienti entrano nell'adolescenza, un 'età di insofferenza che porta a trascurare l'assunzione regolare dei farmaci. Tutto ciò comporta un aumentato rischio di progressione della malattia che va dall'insorgenza di nuovi ceppi virali che sono resistenti alla terapia, a una riduzione delle possibilità terapeutiche future. Il nostro obiettivo è permettere un alleggerimento dei regimi terapeutici attuali in questi bambini associando un vaccino terapeutico. L'obiettivo massimo futuro è consentire periodi di sospensione della terapia che sia però sicura e non permetta al virus di replicare e di distruggere ulteriormente il sistema immunitario e di mettere il paziente ad ulteriore rischio.