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Perché i pellegrinaggi se Dio è nel proprio cuore?

Perché i pellegrinaggi se Dio è nel proprio cuore?

@DR

mons. Antonio Riboldi - Rogate Ergo - pubblicato il 20/11/13

Nei santuari si va incontro all'invito che scende dal Cielo e ci chiama alla conversione del cuore e della vita

Non capisco l'importanza dei pellegrinaggi. Non è sufficiente incontrare Dio, la Madonna e i santi nelle proprie chiese, o meglio ancora nel proprio cuore?

Gaetano Currenti, Nardò

C'è un tempo, soprattutto quello delle ferie, in cui si fanno tantissimi pellegrinaggi. Ed è giusto porci la domanda sulla bellezza o meno di questo recarsi in pellegrinaggio in luoghi in cui Dio, attraverso le apparizioni di Maria SS.ma, sembra farsi più vicino all'uomo. Un fatto che ha dell'incredibile e meraviglioso. Deve essere stata un'esperienza difficile da comprendere quella di Bernardette: ragazza semplice, analfabeta, di una famiglia poverissima.

Di fronte all'apparizione della “bella Signora” più che comprensione prova imbarazzo, soprattutto nel dover comunicare, in famiglia e ancor più alle autorità ecclesiastiche, un fatto così eccezionale e un messaggio per lei stessa incomprensibile.

Tutti conosciamo la vicenda di Bernardette: una fanciulla innocente, che raccontava un incontro straordinario, difficile da accettare da chi non ne ha fatto esperienza. “Non ti prometto la felicità qui sulla terra” le aveva annunciato la Vergine, e così fu per la piccola Soubirous. Ora Lourdes è diventata mèta di pellegrinaggio e di miracoli che continuano ancora oggi.

Ci sono stato parecchie volte e quella grotta, dove avevo l'autorizzazione di accedere, come vescovo, ogni volta era motivo di stupore e di richiamo all'impegno, ripensando che la Mamma celeste era venuta tra di noi a svelarci anzitutto di essere Immacolata, e a raccomandarci penitenza e conversione, per diventare come lei.

A Lourdes vi sono situazioni che normalmente affascinano e coinvolgono, più che altrove: pregare nella grotta in un dialogo diretto con la Mamma celeste, poter celebrare la S. Messa proprio lì, ed infine la fiaccolata serale, suggestiva. Si respira un'atmosfera di fede e di pace, quasi, davvero lo si può dire, “la voglia di Paradiso”, nonostante tutte le sofferenze fisiche e spirituali con cui si viene a contatto.

Come vescovo ho passato ore nel confessionale e con altri sacerdoti. Quei confessionali sono i testimoni di tante conversioni, veri miracoli dello Spirito. Per chiunque vi si rechi, Lourdes è un bagno di conversione con i tanti miracoli che Maria compie, riportando molti ad una vita santa. Ma Lourdes è anche il luogo per eccellenza degli ammalati. Una delle prime volte che mi recai, lo feci proprio con gli ammalati. Nell'andata si respirava solo aria di sofferenza, ma al ritorno, pur restando il dolore e i disagi, regnava un'atmosfera di calma serenità ed accettazione.

Affermava S. Agostino, parlando della sua conversione: “Tardi ti ho amato Bellezza tanto antica e tanto nuova. Tu stavi dentro di me ed io ero fuori e là ti cercavo. Mi tenevano lontano le creature, che se non fossero in te neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, mi hai guidato, hai vinto la mia sordità. Mi hai abbagliato e hai finalmente guarito la mia sordità. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace” (“Confessioni”).

Ed è un poco quello che succede in tanti: il vero miracolo di Lourdes o di Fatima, o di ogni santuario le cui apparizioni sono autorizzate dalla Chiesa, è proprio la conversione del cuore e della vita. Conosciamo tutti l'ammonimento della Madonna di Fatima: “Cambiare vita, per evitare grandi guai all'umanità”. E' questo l'invito che scende direttamente dal Cielo ad ognuno che va in pellegrinaggio.

A Fatima, anni fa, ebbi il dono di predicare un turno di esercizi spirituali a sacerdoti italiani. Si toccava con mano come anche lì avvenissero vere conversioni. Fatima differisce da Lourdes per la sua austerità, che si tocca con mano e la si vede negli abitanti del luogo e un po' in tutto il Portogallo. Quando vengono al santuario, l'ultimo tratto della spianata, abbastanza lungo, lo compiono in ginocchio, segno di una volontà e serietà di conversione davvero toccanti. E' davvero un aspetto commovente di voglia di conversione, che è il grande dono che Maria fa a tanti. Chi non ricorda il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, che gridava: “Convertitevi!”. Un grido che si coniugava perfettamente con le apparizioni di Fatima e l'invito diretto alla conversione della Madonna.

Anche qui ad Acerra, come in tutta la Campania, vi è il Santuario della Vergine del Rosario, di Pompei, che è una mèta per tanti. Ogni anno, attendo la mia gente al Santuario. Partono a mezzanotte, a piedi, camminano pregando per 30 km. Al mattino li accolgo, alle ore 9, per la celebrazione della S. Messa, insieme a tantissimi altri pellegrini, provenienti da ogni parte della regione. Se guardiamo alla geografia dei santuari mariani possiamo davvero renderci conto di come la Mamma celeste viene tra di noi, di persona, in tutto il mondo, per darci una mano nel cambiare vita.

Le Sue apparizioni non sono un fatto di curiosità, ma un gesto materno, che ci invita ad essere buoni, ad aprirci alla confidenza in Dio, ai valori che possono darci gli altri e alla convinzione, come affermava don Tonino Bello, che già la nostra famiglia è terra di missione. Ed è davvero bello che ciò avvenga.

Nella vita, bisogna considerarsi pellegrini, così come, sempre don Tonino Bello, descriveva: “Cosa significa prendere il bastone del pellegrino? Frequentare i crocevia della storia. Aprirci a visioni planetarie. Cambiare mentalità e rotta. Uscire dal guscio della ritualità…Ma non basta. Occorre anche la bisaccia: non quella del viandante, ma quella del cercatore, del mendicante…Come S. Paolo che la sua bisaccia l'ha riempita delle perle che ha trovato in giro sulle bancarelle della cultura greca…Ecco il cristiano del duemila, che muove verso i nuovi crocevia della storia con la bisaccia sulle spalle. Da riempire, come quella dei mendicanti. Non da svuotare”.

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