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Diritti degli animali: fino a dove?

cane e padrone

© DR

Lucandrea Massaro - Aleteia Team - pubblicato il 30/10/13

Un movimento in Francia apre un nuovo fronte nel diritto, ma creano l'occasione per una riflessione sulla bioetica
I diritti degli animali sono sempre più al centro del dibattito pubblico. La Francia come spesso capita anticipa e guida in modo più organico, tendenze che successivamente arrivano in Italia, su molti temi. Un esempio (di tipo differente) è la Manif pour tout, il movimento contro i matrimoni gay in Francia, che ha attecchito anche in Italia, almeno da un punto di vista nominalistico. In questo caso invece sono gli animali domestici che sono al centro di una richiesta di maggiori “diritti”. 
La notiza viene riportata dal quotidiano La Repubblica: “Per una volta sono tutti d'accordo. Pensatori di destra e di sinistra, europeisti o nazionalisti, conservatori o progressisti. Insieme, uniti in un'unica battaglia di principio: dare agli animali i diritti che si meritano. Non proprio trattarli come persone, ma quasi. È quel che chiede l'appello bipartisan pubblicato da ventiquattro intellettuali francesi in favore della causa animale. Da Alain Finkielkraut a Edgar Morin, da Michel Onfray a Boris Cyrulnik. Il testo è stato rilanciato dalla Fondazione "30 milions d'amis", che da tempo lotta per questa rivendicazione "bestiale", ovvero una modifica del codice civile francese affinché gli animali non siano più definiti semplicemente come "cose". Lo Stato, scrivono i firmatari, deve finalmente riconoscere che si tratta di "esseri viventi e sensibili"” (La Repubblica, 27 ottobre).
Al centro di questo movimento una richiesta molto interessante, anche dal punto di vista giuridico: immaginare una categoria del diritto diversa da “persone” e “cose”: “Anche se gli animali non sono degli esseri umani – ricordano i firmatari – dividono con noi alcuni attributi, come la capacità di risentire piacere e dolore". (Repubblica).
Da noi invece il tema dei diritti degli animali è tornato alla ribalta di recente con gli argomenti della contrarietà alla “vivisezione”. Ne ha fatto un punto preciso, alcune settimane fa, Beppe Grillo, megafono del Movimento 5 Stelle che ha ribadito una contrarietà assoluta alla vivisezione “Io sono contro la vivisezione perché crudele, inutile e dannosa.” (Il Blog di Beppe Grillo, 10 febbraio).
E tuttavia questa è una posizione spesso molto orientata ideologicamente, almeno secondo il blog “A difesa della sperimentazione animale”: “La Vivisezione non è che un sottoinsieme della Sperimentazione Animale. Come indica il nome, essa comprende quegli esperimenti che comportano la dissezione (taglio) in vivo della cavia. In genere si tratta di esperimenti di interesse fisiologico, gran parte della conoscenza della Fisiologia Animale è stata ottenuta attraverso la vivisezione. Va detto che “vivisezione” non è un termine in uso tra i ricercatori e non compare nelle pubblicazioni scientifiche in quanto è un’informazione imprecisa: non comunica nulla di ciò che ad uno scienziato interessa sapere”. Nel lungo post preso in esame si spiega come la “vivisezione” sia una piccola parte, per lo più fuorviante nell'uso comune, dei possibili tipologie di sperimentazioni mediche. (Post del 22 agosto 2012).
Ma le problematiche sono legate anche all'opinione di molti scienziati che osservano che fermare la sperimentazione sugli animali in blocco, rischia di costituire un danno alla salute delle persone, questo perché significherebbe: “eliminare nei test farmacologici tutti i passaggi precedenti alla sperimentazione sull’uomo, che è solo l’ultimo step di una lunga catena sperimentale che parte dagli organismi più semplici per arrivare a quelli superiori. Che fare allora in alternativa? Passare direttamente ai test sull’uomo? Al di là delle proposte estremiste avanzate su alcuni siti e blog animalisti, ossia sfruttare carcerati, stupratori o pedofili, sussistono non pochi problemi nell’affidarsi a cavie umane, a partire dalla non riproducibilità degli esperimenti, dovuta alla mancanza di un campionario omogeneo di individui (le cavie da laboratorio invece provengono da una progenie ampia e simile, ottenuta attraverso incroci)” (Tempi, 17 ottobre).
I diritti degli animali, in quanto creature capaci di provare dolore, piacere, paura e gioia devono essere rispettati e considerati come importanti, ma è possibile che intellettuali e cittadini mettano i nostri amici a quattro zampe prima della vita delle persone? Quanti di costoro si indignano per l'uso degli embrioni per le terapie staminali o riflettono sul tema dell'aborto? 

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