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La famiglia, speranza e futuro per la società italiana

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Chiara Santomiero - pubblicato il 10/09/13

A Torino, dal 12 al 15 settembre, si svolgerà la 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani

«Il tema della famiglia intesa come da sempre insegnano l’esperienza umana e giuridica e anche la Chiesa, cioè fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna e aperta alla vita, è stato scelto nella ferma convinzione che si tratti di un tema centrale per il bene comune del Paese». Lo ha spiegato nella lettera invito il Comitato scientifico e organizzatore della 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si svolgerà a Torino dal 12 al 15 settembre sul tema "La famiglia, speranza e futuro per la società  italiana". Aleteia ne ha parlato con Luca Diotallevi, docente di sociologia all’Università di Roma Tre e vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali.

La scelta del tema della famiglia si pone in in continuità con la Settimana sociale di Reggio Calabria del 2010?

Diotallevi: La Settimana sociale di Reggio Calabria aveva messo al centro un’agenda di temi da sviluppare per il bene del Paese e nell’elenco delle priorità, tra le prime, c’è quella della famiglia.
Con questo nuovo appuntamento dei cattolici italiani si lavorerà per approfondire il tema. C’è quindi una continuità senz’altro formale con la riflessione di Reggio Calabria, ma anche sostanziale perchè dopo tre anni la famiglia in Italia vive una situazione molto più difficile e non c’è niente di scontato.

Qual è la fotografia della famiglia italiana che si presenta all’appuntamento di Torino?

Diotallevi: Una famiglia con luci e ombre. Tra le luci c’è la sua grande forza che la rende capace di resistere in una situazione culturale e sociale che le è ostile. Tra le ombre c’è il fatto che è sempre meno scelta dai giovani e che sta venendo meno la scelta del matrimonio. Inoltre spesso viene costruita su una condizione di svantaggio della donna: anche senza arrivare ai casi limite del femminicidio che rimbalzano continuamente dalla cronaca, comunque la distribuzione dei carichi familiari pesa sempre di più sulla parte femminile. La conseguenza è che la famiglia può sì rinnovare la società, ma solo a patto che rinnovi se stessa.

Quali sono i principali punti sottoposti alla riflessione delle diocesi attraverso il Documento preparatorio?

Diotallevi: In sostanza coincidono con i temi delle assemblee tematiche che si svolgeranno al pomeriggio di venerdì 13 e la mattina di sabato 14 con l’intervento attivo dei delegati diocesani. Si va dalla missione educativa della famiglia alle alleanze educative, in particolare con la scuola, e al tema dell’accompagnamento dei giovani nel mondo del lavoro. Quindi ci si confronterà a proposito di pressione fiscale sulle famiglie, famiglia e sistema di welfare e il cammino comune con le famiglie immigrate. Altri temi sono quello dell’abitare la città e della custodia del creato per una solidarietà intergenerazionale. Al centro, in ogni caso, c’è il riconoscimento del contributo che la famiglia può dare per il bene comune. Oggi, ad esempio, le politiche fiscali chiedono di contribuire al bene comune come se far funzionare una famiglia non significhi andare in questa direzione. Pensiamo alla scuola statale: vengono chieste tasse elevate in cambio di un servizio a volte di bassa qualità. E’ arrivato il momento di abbassare le tasse e dare più autonomia nella scelta educativa.

Quale aspettativa nutre il Comitato per le Settimane sociali verso i lavori di Torino?

Diotallevi: L’aspettativa maggiore è riuscire a far riflettere sulla famiglia in maniera non ideologica, sia i cattolici che a volte usano la famiglia come un simbolo, sia il mondo non cattolico che tende a denigrarla. Per capire quale sia la realtà occorre scendere sotto il livello della riduzione ideologica perchè la famiglia è più forte degli schematismi tanto di coloro che pretendono di difenderla che di coloro che vorrebbero abbatterla.

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