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Slot machine: il banco vince sempre

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 30/08/13

Per cancellare l'IMU lo Stato condona la maxi sanzione ai signori delle Slot nel paese delle ludopatie
Le ludopatie sono una piaga che distrugge sia le persone, che le famiglie ma che ha anche ricadute sull'economia reale. Un tema molto caro all'Aiart, che sta cercando di sensibilizzare da mesi il Governo di Enrico Letta così come con il suo predecessore Monti, su questo tema, quello di porre un argine al fenomeno e combatterlo. Ma non è facile.
“Purtroppo le nostre preoccupazioni sono state confermate. Il condono che riduce le sanzioni per i concessionari di slot sarà la chiave di volta per togliere l’Imu. In modo incredibile si punta ad aumentare l’offerta di azzardo, alimentando così le ludopatie”. Lo afferma Luca Borgomeo, presidente dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart. “Il governo avrebbe dovuto far di tutto per limitare il gioco d’azzardo. E invece che fa? Nei fatti mette benzina nel motore delle ludopatie – continua Borgomeo – L’esecutivo almeno intervenga per mettere un freno agli spot in tv” (Jamma.it, 29 agosto)
Ma a cosa, e a quanto, si riferisce esattamene? La sanatoria per il mancato collegamento delle slot con i sistemi di controllo dello Stato, è di quelle pesanti almeno stando alle stime della Corte dei Conti: per la procura e per la Guardia di Finanza le concessionarie di slot machine avrebbero dovuto pagare all’erario 98,5 miliardi di euro. Per i giudici contabili, che confermarono l’impianto accusatorio, la penale era però da ricalcolarsi in 2,5 miliardi. Ma adesso i dieci concessionari del gioco d’azzardo condannati se la caveranno con poco più di 600 milioni. I concessionari delle cosiddette “new slot” ora avranno tempo fino al 15 novembre per pagare il 25% delle penali stabilite per il mancato collegamento delle macchine nel periodo tra settembre 2004 e gennaio 2007. È quanto si evince da una prima bozza del decreto di cancellazione dell’Imu. Secondo la bozza, le maxi-penali porterebbero nelle casse dello Stato 618,5 milioni. Poche briciole, che rappresentano, nei fatti, appena lo 0.6% di quanto dovuto. (Avvenire, 30 agosto)
Ma chi sono i giocatori? Secondo recenti stime, fatte elaborare dal sito di Contribuenti.it, «Il 54% dei giocatori è nullatenente mentre un ulteriore 31% dichiara al fisco di guadagnare meno di 10.000 euro all’anno. In pratica l’85% dei giocatori è povero e molti di loro hanno la social card. Un dato che stride con le giocate effettuate ogni anno soprattutto se confrontate con le dichiarazione dei redditi dei giocatori». L’indagine fa luce sul triste primato italiano, rispetto ai cugini europei. E' nel nostro paese  la maggior cifra giocata al tavoli da gioco: in media 2.430 euro a persona che vengono sottratti all’economia reale. I dati inglobano anche le giocate dei minorenni che, secondo il presidente di Contribuenti.it, Vittorio Carlomagno, in tre anni sono passati da 860 mila a 4,2 milioni. Solo nel 2013 l’incremento è stato del 14,6%. A questa fascia, secondo l’indagine, è attribuibile il 37% di tutte le giocate. (Avvenire, 27 agosto)
Ma qualcosa possono fare anche i cittadini e i gestori, come il titolare di un bar di Milano che tre anni fa rinunciò alle slot machine per coscienza. Troppe le storie di persone rovinate, giocandosi stipendio e pensione, troppa ossessione in quei clienti che passavano intere giornate bestemmiando per una scommessa persa. «Pensionati, giovani, donne e uomini: tutti giocano alle slot. E tutti ne vengono trasformati: è come se quegli apparecchi cambiassero la fisionomia di una persona. Ho visto gente tranquilla bestemmiare, mettere da parte controllo e dignità dopo aver perso una partita» racconta Giuseppe Stallone. (Repubblica Milano, 16 giugno)
Ma c'è anche chi – in tempo di crisi – non se la sente di rinunciare, a meno che siano iniziative nazionali e di categoria. Le slot portano clienti ed entrate fisse che permettono agli esercenti di pagare spese e tasse. La situazione economica rende tutti un po' più egoisti: mors tua, vita mea si potrebbe dire. Ma l'idea che un bar si trasformi in sala scommesse non piace a tutti, e così chi le ha installate, normalmente non le fa ritirare, ma chi ancora non ha stipulato un accordo con le concessionarie, è riluttante a farlo. (La Provincia Pavese, 4 aprile)
Sono i poveri dunque a pagare di più per questa piaga, che non è differente dalla dipendenza da alcol o droghe e che impoverisce tutti. Bisognerà cominciare a scommettere sulle persone, sui loro talenti e non sulle slot, se si vuole far ripartire il Paese.

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