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La storia di Giulia, la bambina malata di cancro che ha sconvolto i dottori

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Quotidiano Meeting - pubblicato il 20/08/13

La vicenda di fede e umanità di una quattordicenne di Bergamo raccontata nel volume “Un gancio in mezzo al cielo”

di Benedetta Consonni

La passione per la vita, per la scrittura e per lo shopping. Una normale ragazza delle scuole medie, a cui però è stata riservata una prova speciale. Si chiama Giulia Gabrieli. Nata a Bergamo il 3 marzo 1997, Giulia a dodici anni scopre di avere un sarcoma al braccio sinistro. Fa le chemioterapie, sembra guarire, ma poi la malattia torna, fino a portarla in cielo il 19 agosto 2011.

In questo tempo, oltre a superare brillantemente gli esami di terza media con il massimo dei voti, il suo entusiasmo per la vita e la sua fede si sono amplificati, diventando una testimonianza per tutti coloro che le stanno attorno. Per primi i dottori dell’ospedale Beato Giovanni XXIII di Bergamo. «Giulia ha fatto capire ai medici che la loro umanità è la stessa del paziente – spiega Paola Marenco, di Medicina e Persona –. Solitamente i medici infatti mantengono un certo distacco dal paziente. Invece si può curare soltanto accettando questo rapporto».

La storia di Giulia è anche diventata un libro da lei scritto, “Un gancio in mezzo al cielo” (edizioni Paoline). Tra le pagine la testimonianza della sua fede e qualche riga che fa sorridere. Come quando parla dei suoi «supereroi», i medici, «che tutti i giorni salvano la vita a persone spesso mai viste prima». Non sono mancati i momenti bui. «Continuavo a dire ai miei genitori: “ma Dio dov’è? Adesso che sto malissimo, ho addosso di tutto, Dio dov’è, Lui che posso pregare, può fare grandi miracoli, può alleviare tutti i dolori, perché non me li leva? Dov’è? Perché sta a guardare?”. Ero arrabbiata, in quei giorni ho fatto una fatica tremenda a pregare, era proprio difficile». L’aiuto arriva qualche giorno dopo, nella basilica di Sant’Antonio da Padova, dove Giulia viene raggiunta dal conforto del Signore. «Sono entrata arrabbiata, in lacrime, proprio in uno stato pietoso, sono uscita dalla basilica con il sorriso a cinquanta denti, con la gioia di Dio che non mi ha mai abbandonata. Mai».

Il giorno prima di morire Giulia ha terminato di comporre il testo di una coroncina di puro ringraziamento al Signore

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Giulia sentiva il bisogno di ringraziare: «Nelle nostre preghiere, nelle nostre litanie, chiediamo sempre qualcosa per noi o per gli altri. Mai che ci si limiti a dire grazie, senza chiedere nulla in cambio». Una letizia possibile grazie a questa consapevolezza: «Perché ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro il Signore che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali…».

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