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Scola sulla libertà religiosa: “non si tratta di difendere il proprio orticello”

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VINCENZO PINTO

Chiara Santomiero - pubblicato il 23/05/13

Intervista all'arcivescovo di Milano a margine della presentazione a Roma del libro “Non dimentichiamoci di Dio"

“Non dimentichiamoci di Dio è 'la' questione” ma sottolineare l'importanza della libertà religiosa non deve essere intesa nella prospettiva di una “affermazione muscolare della Chiesa” bensì in quella di evidenziare “alcuni nodi di un tema oggi molto attuale”. Così l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, riguardo al suo libro “Non dimentichiamoci di Dio. Libertà di fedi, di culture e politiche” presentato mercoledì all'Istituto Sturzo di Roma con gli interventi di Paolo Mieli (presidente di Rcs libri), di Cesare Mirabelli (presidente emerito della Corte Costituzionale) e di Luciano Violante (presidente emerito della Camera dei deputati).

Occasione della riflessione proposta dall'arcivescovo di Milano, il XVII centenario dell'Editto proclamato nella città ambrosiana dall'imperatore Costantino nel 313 d.C. con il quale non solo si riconosceva la libertà di culto per i cristiani ponendo fine alle persecuzioni contro di loro, ma – sia pure con i limiti del tempo – si affermava la libertà religiosa per tutti. “In un certo senso – scrive Scola nel libro – nell'Editto di Milano emergono per la prima volta nella storia le due dimensioni che oggi chiamiamo 'libertà religiosa' e 'laicità dello Stato' come aspetti decisivi per la buona organizzazione della società politica”. A margine della presentazione, il cardinale Scola ha risposto ad alcune domande di Aleteia.

Perché tornare a parlare oggi di libertà religiosa quando questo dovrebbe essere un diritto acquisito nella nostra società?

Scola: E' in atto un forte processo di trasformazione delle società – nel Medio e in Estremo Oriente in un modo, da noi in Europa e nel Nord America in un altro – nell'ambito del quale queste problematiche stanno assumendo nuove forme molto complesse. Sotto il titolo libertà religiosa, che ricomprende poi anche la libertà per ogni visione della vita, anche per quelli che pensano che non ci sia Dio, che sono agnostici, si collocano parecchi nodi che toccano la società civile. Possiamo pensare alla libertà di conversione o alla possibilità, in Occidente, di portare segni religiosi, alla persecuzione degli uomini di religione in molte parti del mondo, al rapporto tra pace sociale e identità marcate che ha bisogno di essere ripensato. Il problema è in affetti antico, ma la modalità con cui si manifesta oggi è molto provocatoria e dimostra ancora una volta che la questione della libertà di religione e della libertà di visione sta in cima alla scala dei diritti, per cui se crolla la libertà religiosa tutta la scala crolla.

Lei ha detto che anche la Chiesa ha compiuto un percorso lento per coniugare la libertà che è sempre per la verità alla verità della libertà…

Scola: La Chiesa ha compiuto un percorso per riuscire ad individuare che il dovere che l'uomo ha di cercare la verità non può sopportare la coazione. Con la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae venne superata la dottrina classica della tolleranza per riconoscere che “la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa” e che tale diritto “perdura anche in coloro che non soddisfano l'obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa”. E' una proposta che deve essere fatta alla libertà del singolo e conseguentemente ha un effetto anche a livello sociale.

Per celebrare i 1700 dell'Editto è giunto a Milano il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo: che effetto ha suscitato la sua visita?

Scola: E' stato qualcosa di molto importante non solo per la chiesa di Milano. Mi ha colpito molto la lectio magistralis che abbiamo fatto a due voci a Palazzo reale, presenti anche molti non credenti, in cui per la prima volta ho toccato con mano la complementarietà dei due polmoni del cristianesimo, quello orientale e quello occidentale. L'insieme dei nostri due interventi ha mostrato una completezza che se ognuno dei due avesse parlato da solo non avrebbe avuto. Ho avuto la conferma che l'ecumenismo è una dimensione intrinseca all'atto di fede ed è decisiva nella vita sociale di oggi.

Qual è il terreno comune sul tema della libertà religiosa tra credenti e non credenti?

Scola: Il terreno comune è che la necessità che l'uomo inevitabilmente ha di un senso, di un significato, di una direzione per vivere, deve essere garantita a tutti e in una società plurale in cui vi sono diverse visioni della vita bisogna costruire le condizioni pratiche per ascoltarsi, per narrarsi, per lasciarsi narrare e per tendere quindi a una “vita buona” attraverso la comunicazione reciproca, rispettosa ma chiara.

Quale commento al libro ha colto meglio l'intento con il quale lo ha scritto?

Scola: Sono molto contento della tavola rotonda svoltasi all'Istituto Sturzo perché i tre relatori, con sensibilità diverse, hanno colto la mia preoccupazione nello scrivere questo libro e cioè la necessità di porre all'attenzione di tutti che quello della libertà religiosa è un tema decisivo per la vita presente e per questo riguarda tutti. Non si tratta di difendere il proprio orticello, ma al contrario, di dare il proprio contributo all'edificazione di una vita buona per tutti.

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