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Napolitano-bis, primo passo verso la stabilità

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Aleteia - pubblicato il 22/04/13

Ora urge un nuovo Governo che porti avanti il Paese

Dopo cinque votazioni andate a vuoto, le difficoltà di un accordo tra i partiti su un nome da candidare unanimemente e le divisioni all'interno del Pd che hanno fatto saltare anche personalità che avrebbero potuto essere condivise, il presidente della Repubblica uscente, Giorgio Napolitano, ha accettato la richiesta di tre forze politiche – Pdl, Pd e Scelta Civica – e ha deciso di dare la propria disponibilità per un secondo mandato.

“Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta”, ha affermato il 20 aprile. “Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la Nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità” (Tempi, 20 aprile).

Napolitano, la cui prima elezione risale al 15 maggio 2006, ha ottenuto 738 voti. Non l'hanno sostenuto il Movimento 5 Stelle e Sel, che hanno votato per Stefano Rodotà. È il primo presidente comunista e il primo ad essere rieletto, oltre ad essere il Capo di Stato più anziano d'Europa, battuto nel mondo solo dal 92enne sir Cuthbert Sebastian, governatore di St. Kitts e Nevis, nell’America centrale (Tempi, 21 aprile).

Il giuramento avverrà il 22 aprile alle 17.00, e dopo la sua rielezione già si guarda all'agognata formazione del Governo a due mesi dalle elezioni. La scelta dovrebbe arrivare a breve. Il programma, minimo, del nuovo esecutivo sarebbe fatto di riforme che andrebbero a coincidere con quelle proposte dai 10 saggi nominati dal presidente alcuni giorni fa.

Per il politologo Alberto Lopresti, in questo contesto Napolitano potrà chiedere “di fare ciascuno un passo indietro e di dirottare tutte le proprie energie verso il bene comune, senza calcoli strategici”. L'ipotesi più probabile è un Governo Pd-Pdl-Scelta Civica. Quanto al M5S, “ha perduto alcune occasioni per cercare di entrare in modo importante nelle scelte politiche di governo, dunque non può che rimanere e vivere all’opposizione” (Radio Vaticana, 21 aprile).

La scelta di Napolitano era già circolata prima dell'inizio delle consultazioni, ma il presidente aveva declinato l'offerta. “Solo la consapevolezza della disperata e disperante impotenza di tutte le forze e frazioni politiche – tutte, nessuna esclusa, anche quelle che più hanno lavorato per paralizzare sino al collasso il 'sistema' – poteva indurre il capo dello Stato uscente a ripensare il suo ripetuto 'no' a qualunque ipotesi di rielezione” (Avvenire, 21 aprile).

La sua rielezione è dunque “la conferma della necessità assoluta di agire il più concordemente possibile” per ridare lavoro e speranza agli italiani e “avviare una buona volta a conclusione” “la tormentata transizione dalla Repubblica pensata dai padri costituenti a una nuova Repubblica che, tenendo fermo e caro il prezioso e attualissimo impianto valoriale della nostra Carta, si giovi di un ordinamento saggiamente rivisto e ammodernato”.

In un messaggio inviato a Napolitano per la sua rielezione, la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha lodato la sua “esemplare disponibilità” in un periodo di “scelte impegnative, che richiedono la consapevolezza e la capacità di cogliere le risorse e le reali opportunità per sviluppare una rapida e incisiva ripresa” (Agenzia Sir, 21 aprile). Di “grande disponibilità e spirito di sacrificio” ha parlato anche papa Francesco nel telegramma di auguri che ha inviato al Presidente rieletto (Radio Vaticana, 21 aprile). Per L'Osservatore Romano, Napolitano è ancora una volta “la vera risorsa della Repubblica, quella necessaria per tirare fuori l'Italia da una crisi politica e istituzionale senza precedenti che ora dopo ora si stava sempre più complicando” (Vatican Insider, 20 aprile).

Accettando la candidatura a un secondo mandato, il Capo dello Stato “ha fortunatamente anteposto il bene dell'Italia ai propri progetti personali”, “gesto ancor più apprezzabile se si considera che proprio il riferimento a un bene più grande delle proprie ragioni è stato il grande assente nella fase politica post-elettorale” (La Nuova Bussola Quotidiana, 20 aprile).

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