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Il Consiglio degli otto cardinali che aiuterà il papa

Aleteia - pubblicato il 15/04/13

In rappresentanza di tutti i continenti

“Consigliarlo nel governo della Chiesa universale” e “studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana”: è questo il compito che papa Francesco ha affidato a un gruppo di lavoro composto da otto ecclesiastici di tutto il mondo, che si riuniranno per la prima volta dal 1° al 3 ottobre e con i quali il pontefice è “sin d’ora in contatto”.

 Un comunicato della Segreteria di Stato del 13 aprile elenca i prescelti: Francisco Javier Errázuriz Ossa (Cile), Oswald Gracias (India), Reinhard Marx (Germania), Laurent Monsengwo Pasinya (Repubblica Democratica del Congo), Sean Patrick O’Malley, O.F.M. Cap. (Stati Uniti), George Pell (Australia), Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, S.D.B. (Honduras) con funzioni di coordinatore e monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, come segretario (Sala Stampa vaticana, 13 aprile).

 La lista degli esperti è stata compilata con cura dal papa, che “ha lavorato, analizzato, si è consultato per un mese esatto dalla sua elezione e poi ha sfornato un mix equilibratissimo” (Il Fatto Quotidiano, 15 aprile): Rodríguez Maradiaga è notoriamente progressista, Pell è conservatore; Marx è un ratzingeriano di centro che si è distinto, tra le altre cose, per avere promosso nella sua diocesi un’indagine indipendente sugli abusi sessuali commessi dal clero negli ultimi 50 anni. “Simbolo della pulizia antipedofilia” è anche O'Malley, mentre Bertello, presidente del Governatorato vaticano, ha una solida esperienza diplomatica come nunzio e nel 1994 ha rappresentato la Santa Sede in Ruanda nel pieno del conflitto tra Hutu e Tutsi. Errázuriz proviene dal movimento mariano di apostolato di Schoenstatt, caro a Benedetto XVI, Gracias presiede la Conferenza episcopale indiana e gli episcopati cattolici dell’Asia riuniti nella Fabc; Monsengwo è una figura emergente della gerarchia ecclesiastica africana. Monsignor Semeraro presiede la commissione Cei per la dottrina della fede e la catechesi.

L'iniziativa degli otto esperti vuole dar seguito alla richiesta di riforma del governo della Chiesa avanzata dai cardinali durante le congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave (L'Unità, 14 aprile). Lo stesso Bergoglio, del resto, in quelle occasioni ha criticato una gestione centralistica della Chiesa, “mondana” e “autoreferenziale”, sottolineando la necessità di rafforzare la dimensione di “servizio” della Curia romana e di semplificare funzioni e organismi.

Nelle congregazioni generali non si lamentavano solo i cardinali provenienti dall'esterno “per l'ingerenza nelle Chiese locali o per la carente armonizzazione ed inefficienza dell'amministrazione vaticana”, perché anche cardinali di Curia “chiedevano uno stile più collegiale di governo e si lamentavano del fatto che perfino dirigenti delle amministrazioni di Curia dovessero spesso attendere mesi per un appuntamento con il papa” (Kathweb, 13 aprile).

In questo contesto, “c’è chi ipotizza una Curia più snella e a proposito di collegialità auspica un riequilibrio tra il potere esercitato dalla Segreteria di Stato e un peso maggiore che potrebbero avere le conferenze episcopali” e “chi pensa ad un rafforzamento del ruolo del Sinodo dei vescovi, non più limitato alla funzione consultiva e di proposta per il pontefice” (L'Unità, 14 aprile).

Quanto alla Segreteria di Stato, monsignor Semeraro ha ricordato che papa Paolo VI le affidò “un ruolo di supervisione e coordinamento della Curia”, ma “è passato quasi mezzo secolo. Bisogna riadattare le strutture alle necessità della Chiesa di oggi”
 (Corriere della Sera, 15 aprile).

Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha sottolineato che il gruppo di esperti è solo “consultivo, senza alcun potere decisionale, quindi non c’è nessuna diminuzione delle responsabilità e delle competenze della Curia romana che resta pienamente in funzione” (Il Manifesto, 14 aprile).

Come ha ricordato l'esperto di Storia della Chiesa Alberto Melloni, non si tratterà dunque di “un contropotere democratizzato”, ma un'“espressione delle chiese e dei continenti per aiutare il vescovo di Roma nel compito d'animare la comunione del collegio episcopale e la comunione delle chiese nell'unità della fede” (Corriere della Sera, 14 aprile).

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