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Napolitano e la scelta pedagogica dei dieci “saggi”

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KIMMO MANTYLA

Aleteia - pubblicato il 02/04/13

Dopo le fallite consultazioni di Bersani, un appello al senso di responsabilità

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato a dieci “saggi” il compito di lavorare per trovare una base condivisa da sottoporre alle forze politiche per agevolare la formazione del nuovo Governo italiano, dopo che il presidente incaricato Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, è risalito al Colle annunciando che le consultazioni che aveva avviato con i vari partiti non hanno permesso di trovare un accordo.

I “saggi”, personalità invitate a far parte, in funzione dell’impegno già svolto o del ruolo attualmente ricoperto, dei due gruppi di lavoro previsti, uno istituzionale e uno economico ed europeo, iniziano il loro lavoro il 2 aprile, dopo l'annuncio dato dal presidente il 30 marzo.

Napolitano ha sottolineato “il carattere assolutamente informale e il fine puramente ricognitivo dell’iniziativa assunta”, nonché “i limiti temporali” dell’attività dei due gruppi, che rappresentano un ulteriore appello al senso di responsabilità dei leader, che con questa soluzione avranno qualche settimana in più per ricercare la soluzione ampia e condivisa per la personalità da eleggere al suo posto. Ha poi ricordato che in Italia un Governo c'è, ed è quello di Monti, che non è stato del resto sfiduciato dal Parlamento (Avvenire, 2 aprile). 


Il ribadire l'esistenza del Governo Monti – come il fatto che tra le dieci personalità scelte non figurino donne – ha portato a reazioni avverse. Il presidente del Pdl Berlusconi ha affermato di non capire questa “rilegittimazione di Monti”, dichiarando: “Non vorrei servisse solo per portarlo più forte al voto a ottobre”. “M5S si è messa all’opposizione, tocca a Pd e Pdl rilanciare la crescita e l’economia, non a chi ci ha portato in una recessione senza fine”, ha aggiunto (Avvenire, 2 aprile).

L'operazione dei “saggi”, ha sottolineato, ha per lui senso solo se “facilita un accordo su Presidente della Repubblica e Governo. Per me hanno 7 giorni di tempo, non un minuto di più”. “La casa brucia, i saggi ci mettano pochissimo tempo. Poi Napolitano riprenda le consultazioni”, ha fatto eco il segretario del Pdl Alfano. Un nuovo giro di colloqui di Napolitano viene visto come “l’unica garanzia per formare subito un esecutivo di larghe intese e, in caso di fallimento, costringere il nuovo inquilino del Colle a fare un’unica cosa: sciogliere le Camere e chiamare alle urne al massimo entro il 7 luglio”.

Per il Movimento 5 Stelle, l'Italia ha bisogno di un Parlamento funzionante e non di “badanti della democrazia”, in casa Pd l’ex segretario Franceschini sostiene che ricorrere ai saggi è utile ma non risolutivo (Radio Vaticana, 2 aprile).

La questione Governo si lega strettamente all'elezione del nuovo Capo dello Stato. “Se si supera l’impasse, può accadere di tutto: la nascita di un governissimo (magari guidato da Enrico Letta), ma anche il via libera del Cavaliere a un monocolore Pd targato Bersani”. Nel caso in cui il Pd scelga da solo il Presidente, Berlusconi manda chiaro il messaggio che ostacolerà la formazione di qualsiasi esecutivo, avendo già pronta una campagna elettorale d’assalto (Avvenire, 2 aprile).

Lo stallo attuale ha in parte cambiato le idee degli italiani rispetto alle elezioni di un mese fa. Secondo un sondaggio Swg per la trasmissione Agorà, infatti, il Pdl è salito di due punti in una settimana, diventando primo partito nelle intenzioni di voto con il 26,2% dei consensi. Il Pd sarebbe sceso dello 0,4, piazzandosi al secondo posto con il 26% . Un forte calo interesserebbe il Movimento 5 Stelle (-2,1), terzo col 24,8%. Calerebbe anche Scelta Civica (-1,1, arrivando al 6,8%), mentre guadagnerebbe oltre mezzo punto la Lega Nord. In salita anche Sel e Udc, in lieve calo invece Rivoluzione civile (-0,2) (Tempi, 29 marzo).

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