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“Tenete aperte le chiese del centro di Roma”

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Chiara Santomiero - pubblicato il 28/03/13

Papa Francesco a pranzo con alcuni sacerdoti romani

Erano 10 a tavola il giorno del Giovedì Santo con un'ospite d'eccezione: papa Francesco ha voluto festeggiare il giorno in cui si ricorda l'istituzione del sacerdozio da parte di Gesù pranzando in Vaticano con alcuni sacerdoti romani. Un pranzo semplice, per un incontro all'insegna della cordialità durato circa un'ora e mezzo. Proprio come un vescovo fa spesso con i suoi sacerdoti.

Tra i “fortunati” don Giuseppe Trappolini, parroco di S. Giacomo, una chiesa nel centro di Roma tra piazza del Popolo e piazza di Spagna.

E' stata una sorpresa questo invito?

Don Giuseppe Trappolini: L'ho saputo solo la sera prima. Per me è stato un regalo particolarmente gradito perché a causa di alcuni problemi fisici ho difficoltà a stare in piedi per molto tempo e non mi riesce di partecipare alla Messa crismale e alle altre celebrazioni con il papa. Non mi sarei mai sognato di stare così vicino al papa.

E com'è visto da vicino il papa?

Don Giuseppe Trappolini: All'inizio c'era un po' di imbarazzo – è sempre il papa – ma lui ha messo ciascuno a suo agio. Era molto contento di poter trascorrere questo giorno particolare con dei sacerdoti. E' una persona molto attenta: da ognuno di noi ha voluto sapere di cosa si occupa e a seconda della situazione ha fatto commenti e dato suggerimenti.

A lei cosa ha detto?

Don Giuseppe Trappolini: La mia è una parrocchia del centro e mi ha invitato a tenere la chiesa aperta, come aveva già detto nell'udienza generale di mercoledì: “che tristezza le chiese chiuse!”. Mi ha detto che se la porta è aperta, intanto chi passa può entrare e se poi trova anche un sacerdote disponibile per confessare, diventa un'occasione per incontrare Gesù e la Chiesa.

E lei cosa ha detto al papa?

Don Giuseppe Trappolini: Gli ho detto che avevo ascoltato la sua omelia durante la Messa crismale e mi avevano particolarmente colpito due passaggi. Per primo quello della stola del sacerdote che simboleggia il caricarsi sulle spalle il popolo di Dio: d'ora in poi, quando indosserò la stola è come se avessi il nome di tutti i parrocchiani scritto sopra. E poi quell'altra espressione di stare tanto a contatto con i propri fedeli, il gregge dei fedeli, da portare su di sé la “puzza delle pecore”. Sono delle immagini molto incisive, che restano dentro anche perché il papa fa delle omelie brevi e intense. Questo mi incoraggia perché anch'io faccio delle omelie brevi: si tratta di “riempirle” bene!

Papa Francesco che insegnamento le dà come sacerdote?

Don Giuseppe Trappolini: Mi infonde tanto coraggio per andare avanti, così come lui ha già compiuto diverse scelte coraggiose, magari semplici. Le sue sono parole piene di speranza quando invita a non aver paura di chiedere aiuto al Signore e che il Signore non si stanca mai di perdonarci. Durante il pranzo ci ha riferito una frase che gli aveva detto a sua volta un amico francescano: “testimoniate e se poi serve, predicate pure”. Bello, no? E' un grande insegnamento per noi sacerdoti.

Quali sono state le parole di congedo del papa?

Don Giuseppe Trappolini: Non ha voluto che gli baciassimo la mano ma ha baciato ognuno di noi. Gli abbiamo chiesto se potevamo dire ai nostri parrocchiani che eravamo stati a pranzo con lui e Francesco ci ha detto di salutarli e benedirli a suo nome. Ed è proprio quello che farò stasera.

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