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Papa Francesco laverà i piedi anche a una ragazza

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Aleteia - pubblicato il 28/03/13

Il significato di questa tradizione che oggi si ripete nel carcere minorile romano

Papa Francesco presiederà la sua prima celebrazione del Giovedì Santo come pontefice nel carcere minorile romano di Casal del Marmo, dove laverà i piedi ad alcuni ragazzi ospiti della struttura in memoria di quanto fece Gesù in occasione dell'Ultima Cena.

Il messaggio è dunque che il vescovo di Roma lava i piedi agli ultimi, a dimostrazione che il suo servizio è reso a quanti sono giudicati più lontani, ai confini della convivenza umana. “È l'immagine della Chiesa che si piega sui bisognosi”, “un'interpretazione audace, potremmo dire innovativa, generata da una Chiesa, quella sudamericana, attenta ai poveri e agli oppressi, in una società che conosce la persecuzione, la prigionia, la violenza, sovente perpetrata anche contro innocenti”. La scelta di un carcere minorile – e quella di inserire una donna tra i dodici che raffigurano gli apostoli – è poi “un segno forte di speranza” posto là dove la dimensione educativa che la costituzione assegna al carcere dovrebbe essere garantita con sempre più efficacia (La Repubblica, 28 marzo).

Il papa ha spiegato la sua scelta nell'udienza generale del 27, marzo ricordando che la Chiesa, come il buon samaritano, è chiamata a vivere in mezzo agli uomini, “a uscire da se stessa verso le periferie esistenziali”. Il cardinal Bergoglio aveva ammesso delle ragazze al rito della lavanda dei piedi già a Buenos Aires. “In Vaticano, dopo qualche resistenza, hanno accettato”, ha spiegato padre Gaetano Greco, cappellano del carcere di Casal del Marmo (La Repubblica, 28 marzo).

Anche l'asciugatoio che verrà utilizzato dal papa ha una valenza simbolica, essendo stato realizzato dagli ospiti della comunità di Villa San Francesco di Pedavena, che accoglie minori e non con difficoltà personali e familiari. Il telo è stato tessuto con un ordito di 720 fili diversi giunti da Nazareth, Betlemme, Tekoa, Tiberiade, Gerico, Gerusalemme, As-Samu, Ebron, Betania, Bet Hanina, Bet Jiallah, Cana e Cirene, fra Palestina, Israele e Terra Santa. Il grembiule è stato realizzato a mano e contiene anche filamenti di reti di pescatori del Lago di Tiberiade.

Ma qual è il significato della lavanda dei piedi del Giovedì Santo? L'evangelista Giovanni ha deciso di raccontare questo episodio anziché l'istituzione dell'Ultima Cena e dice che Gesù lavò i piedi ai “discepoli”, quando sappiamo che tra i discepoli di Gesù c'erano anche delle donne.

All'epoca, la lavanda dei piedi era un gesto che esprimeva ospitalità e accoglienza nei confronti degli ospiti, ed era svolta in genere da uno schiavo o dalla moglie nei confronti del marito, o dalle figlie verso il padre. Lavando i piedi dei suoi discepoli, Gesù intende mostrare che Dio non è un sovrano arroccato nell'alto dei cieli, e si presenta come servo dell’umanità per innalzarla a livello divino. Allo stesso modo, indica che qualsiasi dominio o tentativo di sopravvento sull’uomo è contrario all’atteggiamento di Dio che, invece, serve l’uomo per elevarlo a sé.

Il gesto della lavanda dei piedi è stato riproposto fin dai primi tempi della Chiesa. Sant'Atanasio e Sant'Agostino vi vedevano un rito penitenziale che lava i peccati commessi fino alle “estremità del nostro essere”, San Macario lo collegava all'Eucaristia, perché istituisce una “comunione di carità nel servizio all'altro”. Nel IV secolo questo rito precedeva la comunione ogni giorno (Comité de la jupe, 1° febbraio).

Nel Medioevo il rito veniva chiamato Mandatum (“comandamento”, in latino), Mande o Mandet, per ricordare il Mandatum Novum (comandamento nuovo) dato da Gesù, ed era largamente praticato da sovrani, vescovi e abati, in genere nel periodo di Pasqua, valendo come un'opera di beneficenza. Lutero e Calvino hanno abolito questo rito ritenuto teatrale e senza vera carità. La Chiesa anglicana lo ha ripreso circa un secolo fa, come anche la Chiesa ortodossa russa. La Chiesa ortodossa greca, le Chiese armene orientali, copte e di altre denominazioni lo hanno sempre praticato.

Il significato profondo del gesto compiuto da Gesù è che se lui, che era il Maestro, aveva lavato i piedi ai discepoli, questi seguendone l'esempio devono fare lo stesso gli uni agli altri. Ciò che avrebbe dovuto compiere il subalterno, il minore, viene fatto dal maggiore, dal Signore, da chi ha autorità, perché l'autorità nella Chiesa “è servizio, è far crescere l'altro, è servirlo e non essere serviti”. Il segno del pane spezzato – la vita data e spesa per gli altri – ha lo stesso significato, quello “del servizio reso a chi è piccolo, ultimo, povero” (La Repubblica, 28 marzo).

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