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Jorge Bergoglio non è stato complice della dittatura argentina

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Aleteia - pubblicato il 14/03/13

Lo assicurano il Nobel Pérez Esquivel e l'ex Difensore del Popolo

Un Premio Nobel per la Pace argentino e l'ex Difensore del Popolo del Paese negano categoricamente che Jorge Mario Bergoglio, eletto vescovo di Roma con il nome di papa Francesco, sia mai complice della dittatura nel suo Paese.

Adolfo Pérez Esquivel, noto per il suo impegno a favore dei diritti umani, ha spiegato alla britannica BBC che “ci sono stati vescovi che sono stati complici della dittatura argentina, ma non Bergoglio”.

Il Premio Nobel ha risposto in questo modo ai servizi giornalistici apparsi poco dopo l'elezione di papa Francesco, e che lo accusavano di aver sostenuto il regime dittatoriale. La fonte principale è il libro “L’Isola del Silenzio” del giornalista, Horacio Verbitsky. In particolare, secondo le notizie diramate Bergoglio sarebbe stato responsabile del sequestro e delle torture ai danni di un sacerdote, Orlando Yorio.

“Bergoglio viene messo in discussione perché si dice che non ha fatto il necessario per tirar fuori dalla prigione due sacerdoti, essendo lui il superiore della congregazione dei Gesuiti, ma so personalmente che molti vescovi chiedevano alla giunta militare la liberazione di prigionieri e sacerdoti e non veniva concessa”, ha ricordato Pérez Esquivel.

Dal canto suo l'avvocato Alicia Oliveira, ex Difensore del Popolo, ha assicurato al quotidiano El Clarín che “quando qualcuno doveva andarsene dal Paese lui era sempre lì”.

La Oliveira, che conosce Jorge Bergoglio da più di quarant'anni, è diventata il primo giudice donna del foro penale del suo Paese, nel 1973. Tre anni dopo è arrivato il golpe militare, e la giovanissima Oliveira è stata cacciata da quell'incarico e perseguitata dai militari.

“Sono diventata una disoccupata. Dopo che mi hanno mandata via, Jorge mi ha inviato uno splendido mazzo di rose”, ha riferito l'avvocato a Clarín.com.

“Ci vedevamo due volte a settimana. Lui accompagnava i sacerdoti; ero sempre informata da lui su quanto stava accadendo”, ha aggiunto, raccontando poi una storia legata a quegli anni di piombo: “quando qualcuno doveva andarsene dal Paese perché non poteva restare qui un minuto di più, veniva salutato con un pranzo. E lui c'era sempre”.

Alicia Oliveira conosce bene anche la storia del sequestro dei due sacerdoti, Francisco Jalics e Orlando Yorio. “Erano gesuiti. Non stavano nella Villa 1.11.14 ma nel quartiere Rivadavia. Avevano un gruppo lì, e c'era anche la figlia di Emilio Mignone”.

“Dissero loro di andarsene, che era molto pericoloso; ma non c'era modo, volevano restare”, ha detto la Oliveira, ricordando come i due sacerdoti siano stati gli unici a sopravvivere tra tutti coloro che militavano lì.

Secondo l'ex Difensore del Popolo, “ha parlato con tutti, anche con Massera e Videla”. Alicia Oliveira è stata segretaria per i Diritti Umani della Cancelleria ai tempi in cui Rafael Bielsa era ministro e Néstor Kirchner presidente.

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