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Un gesto di umiltà, coraggio e virtù

Aleteia - pubblicato il 12/02/13

Intervista a mons. Octavio Ruíz Arenas, segretario del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione

In questa intervista ad Aleteia-El Observador mons. Octavio Ruíz Arenas, spiega che il gesto di Benedetto XVI è stato un atto di grande fede e libertà, di responsabilità verso la propria missione e allo stesso tempo di rinuncia alla ricerca spasmodica del potere.

Cosa significa per lei la rinuncia del Santo Padre?

Mons. Ruíz Arenas: In primo luogo una grande sorpresa. Speravamo che continuasse a illuminare la Chiesa ancora per molti anni con il suo messaggio evangelico tanto profondo e allo stesso tempo tanto semplice. Un papa che ha voluto andare all'essenziale e cercare il modo di rispondere all'evangelizzazione in conformità ai tempi moderni. È una lezione molto grande di un uomo totalmente convinto di dover compiere la volontà di Dio; di aver ricevuto un ministero non per esercitare il potere, ma per rendere un servizio alla Chiesa. E quando si è reso conto che le sue forze non gli permettono di rendere questo servizio nel modo più adatto ha compiuto questo gesto di umiltà, coraggio e virtù.

È un momento estremamente importante nella storia della Chiesa…

Mons. Ruíz Arenas: Sì. Lo è per tutti noi, i Pastori, la gente di governo… L'idea che trasmette il Santo Padre è quella di non aggrapparci al potere, di non aggrapparci a ciò che vorremmo umanamente, ai nostri gusti, ma di renderci conto che dobbiamo compiere una missione con grande responsabilità. E in questo il papa è stato assai coerente con la sua vita semplice di amore per la Chiesa, di servizio al Vangelo. Come diceva egli stesso, quindi, non si tratta di fuggire dalle responsabilità, ma di iniziare a servire la Chiesa da un'altra angolazione. Una vita di raccoglimento, di sofferenza e di preghiera.

Il Pontificio Consiglio di cui lei fa parte, è una creazione del pontificato di Benedetto XVI. Come interpreta questo gesto rispetto al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e all'Anno della Fede?

Mons. Ruíz Arenas: La rinuncia del papa è proprio un gesto conseguente alla fede, perché il papa ci ha detto che durante l'Anno della Fede dobbiamo approfondire i suoi contenuti e celebrare con gioia e allegria l'incontro con il Signore. Celebrarlo in modo festoso. Ci chiede anche, però, di vivere la fede con coerenza, e qui il Pontefice ci offre un'altra lezione: la fede è aggrapparci alla Parola di Dio e compiere la sua volontà.

Molti dicono che i problemi che affronta la Chiesa sono così tanti che il papa ha deciso di rinunciare, voltando loro le spalle…

Mons. Ruíz Arenas: Sappiamo tutti con quanta eroicità ha affrontato direttamente i problemi attuali della Chiesa, ma sa che la Chiesa ha ora bisogno di una persona con più forze, che possa davvero continuare l'opera di diffusione del Vangelo e poter sradicare la mentalità secolarista che si diffonde.

In un'epoca di azioni pragmatiche, sorprende una decisione presa nel profondo dell'anima, dal cuore della fede, non pensa?

Mons. Ruíz Arenas: Il papa ha insistito molto sulla necessità di una profonda spiritualità, e credo che qui abbiamo una dimostrazione di quella che è una grande spiritualità. Il papato non è una mera questione di strategie. Si deve essere convinti che è la forza dello Spirito Santo che agisce nella Chiesa e la deve guidare. Non è un uomo che dice, semplicemente, “Mi mancano le forze”, ma un uomo che dice “Mi metto nelle mani di Dio perché è l'opera di Dio che sto compiendo, e sarà il Signore a continuare quest'opera”. Il papa rinuncia in un momento in cui la sua coscienza ha ben chiaro di aver fatto quanto doveva fare.

Molti media parlano della rinuncia come della storia di un fallimento, dicendo che la Chiesa ha perso molti fedeli e che presto diventerà una Chiesa minoritaria…

Mons. Ruíz Arenas: Dobbiamo guardare alla rinuncia con gli occhi della fede. La Chiesa avrà sempre dei problemi. Nel corso di 20 secoli di storia ha avuto problemi gravi ed è andata avanti. Benedetto XVI si è assunto la responsabilità di affrontare questioni complesse, inimmaginabili per altre epoche, e tuttavia ha avuto il coraggio di dire che la Chiesa deve cambiare, deve essere trasparente. Che la Chiesa deve mettersi nelle mani del Signore.

Potrebbe compiere un bilancio di questi sette, quasi otto anni di pontificato di Benedetto XVI?

Mons. Ruíz Arenas: Ci ha insegnato che la Chiesa è santa, perché ha il dono dello Spirito Santo, ma che ci sono uomini peccatori che hanno offuscato questa immagine. Il papa ci ha dato una lezione di grandezza. Quando la gente pensava che avrebbe fallito, accadeva tutto il contrario. È stato l'uomo che ha saputo mettere Gesù Cristo in mezzo agli altri. Un uomo che è stato capace di predicare la verità e di assimilare i principi della dottrina cattolica e dell'agire morale che ogni cristiano deve assumere.

Come lo presenterà la storia?

Mons. Ruíz Arenas: Come uno dei grandi papi che la Chiesa ha avuto.

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