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L’impegno “irreversibile” della Chiesa contro gli abusi sessuali

Chiara Santomiero - pubblicato il 06/02/13

La testimonianza di Hans Zollner, preside dell'istituto di Psicologia della Gregoriana

“Alcuni dubitano della sincerità dell’impegno della Chiesa nella lotta contro la pedofilia al suo interno, ma ci fa coraggio la parola di Gesù: la verità vi farà liberi”. Con queste parole il gesuita Hans Zollner, preside dell’Istituto di psicologia della Pontificia Università Gregoriana e presidente del Comitato direttivo del Centro per la protezione dei minori, ha concluso la conferenza stampa tenutasi nell’università dei gesuiti a un anno dal Simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento” sugli abusi sessuali nella Chiesa. Aleteia ha parlato con lui del cammino percorso in questo anno e delle prospettive future.

A un anno dal simposio – un momento vissuto con grande partecipazione della Chiesa – cosa è rimasto?

Zollner: Il simposio ha rappresentato un passo avanti nel lungo e penoso e faticoso cammino della Chiesa verso la guarigione  e il rinnovamento e questo passo è irreversibile. Il segno tangibile della spinta in avanti sono gli Atti del simposio del 2012, pubblicati oggi in 12 lingue. Si tratta di uno strumento con il quale vogliamo sottolineare che si tratta di un impegno forte anche da parte della Curia romana, perché abbiamo avuto il sostegno della Congregazione per la Dottrina della fede, di quella per l’Evangelizzazione dei popoli e della Congregazione dei Vescovi. Gli Atti rappresentano una preziosa risorsa per le persone dentro la Chiesa che vogliono informarsi – magari dal punto di vista canonistico e teologico, oltre che psicologico e pedagogico –ma può servire anche a molte altre persone che sono coinvolte nella lotta contro il male.

Dal suo osservatorio privilegiato, lei – oltre al cambiamento di rotta impresso dalla gerarchia della Chiesa – vede anche a livello di diocesi, di vescovi, di sacerdoti, un cambiamento nella consapevolezza verso questo problema?

Zollner: A proposito di alcuni Paesi che ho visitato negli ultimi mesi, posso dire che c’è certamente – per esempio in alcuni Paesi dell’Europa orientale – un’attenzione e una sensibilità molto maggiori per questo dramma. E’ un’attenzione sollecitata dall’alto – con i provvedimenti intrapresi dalla Curia romana o dalle Congregazioni religiose –, ma anche dal basso, attraverso le persone che sono state vittime di abuso. In molti, come è avvenuto anche al simposio lo scorso anno con la testimonianza dell’irlandese Marie Collins, sono stati veramente toccati dall’incontro con una vittima perché in quel momento hanno potuto misurare in pieno la portata del male commesso nei loro confronti. Non posso parlare per le quasi 4 mila diocesi del mondo – non è possibile fare una valutazione complessiva globale – ma certamente, anche grazie alla Lettera della Congregazione per la dottrina della fede del 2011 che ha richiesto a tutte le Conferenze episcopali di elaborare le proprie Linee guida -, c’è stato un aumento di sensibilizzazione al problema. E’ vero, tuttavia, che occorrerà un lungo, lunghissimo cammino, che non non dobbiamo mai rallentare, che dobbiamo proseguire con tenacia e pazienza e con quella perseveranza che il Santo Padre ci ha insegnato con il suo esempio personale nell’affrontare questa piaga.

In questo lungo cammino, quale può essere l’apporto dei laici e in particolare di alcune figure professionali come gli educatori?

Zollner: L’attenzione al tema della pedofilia non riguarda solamente l’ambito della Chiesa perché, come sappiamo, la stragrande maggioranza dei casi di abuso avviene nelle famiglie. Un ruolo rilevante nella vigilanza compete agli insegnanti nelle scuole, negli asili, perché purtroppo, i pochi dati attendibili in questo campo, segnalano un aumento del numero di casi di abuso sessuale verso minori anche molto giovani. Specialmente in ambito educativo-formativo, quindi, tutte le persone coinvolte devono essere molto presenti e consapevoli di questa immensa responsabilità nei confronti dei giovani.

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