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I figli? In Italia tra vent’anni saranno più preziosi del petrolio

Avvenire - pubblicato il 06/12/12

Save the Children mette in guardia contro il calo demografico

I bambini in Italia sono sempre meno, e le previsioni future non sono rosee. Limitare l'infanzia, però, limita il futuro di tutti.

Fra 18 anni, i bambini in Italia saranno “più preziosi del petrolio in via di estinzione”. È questo il grido d'allarme lanciato nel terzo “Atlante dell'Infanzia a rischio” dell'organizzazione internazionale Save the Children, presentato il 4 dicembre a Roma (La Discussione.com, 5 dicembre).

“Consumando l’idea di futuro dei bambini e dei giovani, le loro aspettative, i loro desideri e i loro sogni, stiamo segando il ramo dell’albero su cui siamo seduti”, ha affermato il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri. La presentazione dell'Atlante si inserisce nell’ambito della Campagna “Ricordiamoci dell’Infanzia”, promossa dall'organizzazione a maggio a sostegno dei minori a rischio in Italia.

Save the Children lancia l'allarme del calo demografico, ricordando che la crisi economica attuale e la contrazione dei flussi migratori hanno arrestato la lieve crescita della natalità sperimentata negli ultimi anni, tanto che nel 2011 ci sono state 15.000 nascite in meno rispetto all'anno precedente (Avvenire.it, 5 dicembre).

Per il 2030 le prospettive italiane non sono rosee: per ogni 100 persone che lavoreranno, infatti, ce ne saranno 63 inattive, per oltre due terzi anziane. Il declino della natalità, più marcato al Sud che al Nord, significa declino di vita e di energie, ma anche “di consumi, di lavoro, di ricchezza, di contributi che sostentino le pensioni”. Al giorno d'oggi, ad ogni modo, in Italia non si riscontra una vera coscienza politica dell’emergenza demografica, “quasi che i figli fossero in realtà una questione solo e strettamente individuale” e averne o no fosse “socialmente irrilevante”.

 Come se non bastasse, sottolinea Save the Children, ogni neonato al momento della nascita deve già saldare un'ideale “ipoteca” di 3,5 milioni di euro di debito pubblico (Avvenire.it, 4 dicembre). Il 18% dei ragazzi – con punte del 25% in Sicilia e Sardegna – interrompe gli studi dopo la terza media. A livello di spesa sociale, del resto, l'Italia non brilla: in Calabria si investono solo 25 euro pro-capite all’anno per i servizi sull’infanzia, in Molise 34. Almeno 700.000 minori vivono inoltre in territori avvelenati dalle mafie, 15 su 100 in zone con industrie inquinanti.

 In questo contesto, il rischio è quello di un “futuro cancellato” (Save the Children.it, 4 dicembre). Di fronte all’“apparente inutilità di un titolo di studio anche elevato” e al “fallimento” dei valori dell’onestà, del rispetto, del puntare sulle proprie forze e competenze, i ragazzi si orientano sempre più spesso verso “modelli di successo facile”, ha sottolineato Valerio Neri.

Se i trend rimarranno quelli attuali, ha aggiunto, “non solo bambini e adolescenti saranno pochi numericamente, ma saranno sempre più privi di forza contrattuale e politica, depressi, sviliti, impotenti”, ma “deprimere e quasi cancellare l’infanzia, significa cancellare il futuro di tutti”.

Dato il panorama certamente non confortante, i vescovi italiani hanno sottolineato che “generare la vita vince la crisi”, scegliendo questa frase come slogan per la prossima Giornata della Vita, il 3 febbraio 2013 (Avvenire.it, 24 ottobre).

Donare la vita, spiegano, significa “scegliere la via di un futuro sostenibile per un'Italia che si rinnova”. Per i presuli, crisi economica e crisi demografica si influenzano a vicenda, ma “non si esce da questa fase critica generando meno figli o peggio ancora soffocando la vita con l'aborto, bensì facendo forza sulla verità della persona umana, sulla logica della gratuità e sul dono grande e unico del trasmettere la vita, proprio in un una situazione di crisi”.

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