Fra Angelico è il pittore degli angeli. Solo un artista come lui, che apparteneva più al Paradiso che al mondo terreno, poteva rappresentare quelle graziose figure, di profilo nobile, di incantevole sorriso, con le chiome brillanti e incredibili, con le vesti irreali. E’ evidente che solo in Paradiso l'artista ha potuto trovare modelli per tali angeli.
I loro corpi hanno forma umana, però sono “spirituali”, luminosi, leggeri. Le loro anime, limpide, buone, serene, si riflettono sui loro volti. E a volte questi angeli meravigliosi danzano, con le mani giunte, con le vergini e gli altri beati, con frati minori e frati predicatori. Sono tutti fratelli. Non c'è differenza fra gli umani ammessi al coro angelico e gli spiriti celesti, eccezione fatta per le ali, unico dettaglio che distingue gli uni dagli altri. La stessa innocenza, la stessa pace, la stessa indicibile e dolce felicità brilla sui volti di tutti.
Danzano sopra un verde prato, pieno di fiorellini bianchi e colorati, dove su di esso il piede scalzo e agile affonda con piacere. Sono in Paradiso. Sulle loro teste risplende la gloria divina. Servendoci del più nobile, il più puro, il più armonioso, il più gradevole e il più sublime che esiste nel nostro mondo, cerchiamo di immaginarci come potranno essere la gloria della Gerusalemme di sopra, le delizie del Paradiso celeste, la vita in compagnia di Dio e degli angeli.
Però la nostra parola è balbuziente, la nostra abilità scarsa, la nostra immaginazione impotente. Solo i santi hanno intravisto in questa vita ciò che sarà un giorno quel coro armonioso e perfetto degli angeli e gli uomini attorno al trono divino. Solo i grandi mistici hanno ravvisato, fra i sogni, come la liturgia futura non finirà mai.
E qui, per via di esempi, come fa il beato Ruysbroeck, il contemplativo ammirevole di Groenendael (Belgio), nel descrivere I sette gradi dell'amore:
“Allora Cristo interpreterà il ruolo del maestro di cappella. Gesù Cristo, nostro maestro di cappella, colui verso il quale dobbiamo dirigerci, canterà con voce gloriosa e soave, il cantico eterno, l'inno di onore e gloria al suo santissimo Padre celeste. E tutti noi proseguiremo, per continuarlo eternamente, lo stesso cantico di giubilo delle nostre anime con voce armoniosa. E tutto il nostro essere interiore ed esteriore si riempirà della gloria di Dio, i nostri cuori arderanno di infuocato amore".
"Saremo sommersi della gloria incomprensibile di Dio, e con Dio godremo eternamente di essa. Cristo, nella sua natura umana, dirigerà il coro di destra, che è il più elevato e il più illustre di tutti quelli creati da Dio. L'altro è assegnato agli spiriti celesti. Poiché, nonostante gli angeli siano di natura eccellente e superiore, noi siamo stati colmati dei doni più sublimi in Cristo Gesù, con il quale siamo una sola cosa”.
E San Bernardo, con quel suo stile proprio, tutto abbellito di testi e reminiscenze della Scrittura, esclama in uno dei suoi sermoni:
“Oh! regione gioiosa delle supreme potestà, dove i santi vedono la beata Trinità faccia a faccia, dove quei grandiosi eserciti con battito sublime di ali, non smettono di acclamare: Santo, Santo, Santo, il Signore Dio degli eserciti! È un luogo di diletto, dove i giusti bevono dal torrente del piacere; di splendore, dove i beati brillano come gli astri del firmamento; di allegria, dove l'allegria eterna giace sopra le loro teste; è un luogo di abbondanza, dove nulla manca a coloro che vedono Dio; luogo di soavità, dove il Signore nostro mostra a tutti la sua dolcezza; luogo di pace, dove Egli stabilì la sua dimora; un luogo di ammirazione, dove le sue opere sono ammirevoli; luogo di sazietà, dove non sazia la visione della sua gloria; luogo di visione, dove apparirà un ammirevole spettacolo (..)”.