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“Pregate”. Appello disperato dell’ultimo prete cattolico dell’Afghanistan

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/08/21
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Si tratta di padre Giovanni Scalese, barnabita, rientrato nelle scorse ore a Roma. I cattolici sono circa 200 in tutto il Paese (tra fedeli e religiosi)

L’ultimo prete cattolico in Afghanistan è un barnabita, e nelle scorse ore, insieme ad un nugolo di religiosi, è rientrato a Roma. Era nel Paese, ormai nelle mani dei Talebani, dal novembre 2014 e a Kabul da gennaio 2015. Si tratta di Padre Giovanni Scalese, diventato punto di riferimento per cittadini stranieri, funzionari, militari. Lo è stata anche in un momento drammatico come quello che sta vivendo il Paese asiatico.

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«Stiamo vivendo giorni di grande apprensione in attesa degli eventi. Il mio appello è di pregare…Pregate, pregate, pregate per l’Afghanistan. Grazie». Questo l’ultimo appello del barnabita prima di lasciare il Paese, raccolto da un messaggio audio inviato a Radio Vaticana, che era alla guida della Missio sui iuris, presenza cattolica nel Paese asiatico. 

"Erede" dei primi missionari barnabiti (fu papa Pio XI, nel 1931, ad affidare ai barnabiti la missione in Afghanistan, ndr), Padre Scalese aveva scelto, già nei mesi scorsi, di rimanere nella capitale caduta nelle mani dei Talebani.

Romano di nascita, già parroco di San Paolo Maggiore a Bologna, era attualmente l’unico prete cattolico presente in Afghanistan, sotto la protezione dell’ambasciata italiana.

L’appello di padre Scalese è stato ripreso da “12porte”, la trasmissione televisiva settimanale d’informazione della diocesi di Bologna:

“La presenza del luogo di culto cattolico – spiega 12porte – era tollerata nel Paese, ma con la stretta proibizione di svolgere attività di evangelizzazione tra gli afghani. Due comunità di religiose fanno parte attualmente della piccola Chiesa cattolica afghana” (Faro di Roma, 16 agosto).

Lo scorso 16 aprile, interpellato dal Sir, aveva espresso la sua posizione a proposito della decisione del ritiro delle truppe Usa, definita “scelta che mette a rischio la sicurezza del Paese. Il rischio guerra civile è dunque concreto e dovuto anche al fatto che finora le trattative fra il Governo e i talebani”. Una previsione che si è puntualmente verificata. 

In un'intervista a Vatican News (26 agosto), padre Scalese ha rilasciato le prime dichiarazioni dopo il suo rientro in Italia: