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Referendum per l’eutanasia legale: possibili profili di incostituzionalità

EUTHANASIA
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/08/21
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Il referendum è lo strumento per abrogare la criminalizzazione del cosiddetto “omicidio del consenziente” (articolo 579 del codice penale) e rimuovere così gli ostacoli alla legalizzazione dell’eutanasia anche con intervento attivo da parte del medico su richiesta del paziente. Inaccettabile

E’ incostituzionale il referendum sull’eutanasia legale? Non ci sono solo dubbi sulla buona etica del quesito proposto, ma anche su una sua presunta incostituzionalità.

«Scegliere la morte è la sconfitta dell’umano, la vittoria di una concezione antropologica individualista e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. Non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire». Dopo la nota con cui la Presidenza dei Vescovi Italiani ha espresso «grave inquietudine» per la possibile legalizzazione dell’eutanasia in Italia, dall’associazionismo d’ispirazione cristiana arrivano nuove dichiarazioni di preoccupazione e impegno.

Di «svolta di morte» parla Filippo Maria Boscia, presidente dei Medici cattolici (Amci), secondo il quale le tante firme sono state ottenute «ponendo davanti agli occhi dei cittadini la paura di una lunga sofferenza e di una morte atroce. Se si enfatizzano soggettività e autocoscienza dimenticando le potenzialità relazionali, scendiamo molto in basso nello stabilire indicatori di umanità» (Avvenire, 20 agosto).

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Secondo l’attivista cattolica Paola Binetti, il referendum sull'eutanasia legale, «chiede senza mezzi termini di legalizzare l’omicidio del consenziente. Se le parole contano ancora, si tratta di passare dall’aiuto al suicidio all’omicidio diretto di una persona. Ossia si chiederà a un familiare o a un sanitario di uccidere una persona cara che soffre, per non farla soffrire più. Si tratta, insomma, di intervenire in modo attivo a dare la morte a una moglie, a un marito, a un genitore». 

«Credo che questa prospettiva faccia orrore alla maggioranza degli italiani. Eppure, oltre 500mila di loro hanno già firmato per il referendum. Si sono messi al posto del malato, ma forse non hanno pensato al fatto che proprio a loro si potesse chiedere di essere parte attiva in questo omicidio. Non credo che in Italia ci siano oltre 500mila persone disposte a dar la morte a chi si ama, anche se costui lo chiedesse» (Avvenire, 21 agosto).

Ora, riporta Il Fatto Quotidiano (26 luglio) che il quesito sull’”eutanasia legale” superi agevolmente il controllo di ammissibilità della Corte costituzionale non è cosa scontatissima. Anzi, forse un rischio di inammissibilità c’è. Per capirsi, va ricordato che il referendum in questione ha natura abrogativa: l’espressione del voto favorevole dell’elettore è nel senso di abrogare parte dell’art. 579 del Codice penale, “omicidio del consenziente”. In caso di esito positivo, non sarebbe più perseguibile chiunque cagiona la morte di uomo, con consenso di lui – ma resterebbe punibile soltanto chi abbia cagionato la morte di un minorenne, di una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, o di qualcuno il cui consenso sia stato estorto.

Nel suo controllo, la Corte si occuperà anche di vagliare questo risultato alla luce dei limiti derivanti dalla Costituzione, compiendo una sorta di (pur non dichiarato) controllo di costituzionalità anticipato. E poiché tale giudizio sarà naturalmente orientato dalle decisioni in materia già prese dalla Corte, un giudizio pronostico, con tutte le cautele del caso, chiede di andare a guardare quella giurisprudenza. 

Altri dubbi emergono nelle parole del professor Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale ed ex ministro della Giustizia, intervistato da Avvenire (23 agosto). Scrive il quotidiano della Cei : 

Replica il presidente emerito della Consulta: 

Flick aggiunge che c’è anche un’altra contraddizione «non da poco», nella proposta di referendum sull'eutanasia. «Se il referendum abrogativo è ammesso e poi riceve il consenso dei cittadini, noi avremmo una situazione per cui chi uccide una persona maggiorenne e cosciente di sé che glielo chiede, anche in buona salute, non rischia il carcere». 

«Mentre tuttora - conclude - rischierebbe le sanzioni previste dall’articolo 580 sull’aiuto al suicidio un medico o un familiare stretto o un amico che procura il farmaco letale a una persona che non si trova nelle quattro condizioni indicate dalla Consulta».

Avvenire incalza:

Flick risponde così: 

«Già. A meno che non si proceda in modo molto, molto creativo, considerando l’abrogazione del 579 un intervento implicito anche sul 580. Ma non capirei come, perché la Consulta non ha definito incostituzionale il reato di aiuto al suicidio. E i referendum sono solo abrogativi, non esistono referendum che aggiungono o integrano pezzi di legge per via interpretativa. In sostanza si finisce per punire l’aiuto al suicidio ("meno grave") e non l’omicidio del consenziente (che è "più grave”)».

In un articolo del 4 luglio, Il Fatto Quotidiano spiegava che il fronte pro eutanasia sta spingendo da 37 anni per concretizzare una legge che la legalizzi. Una materia controversa e ambigua, divisa nella politica e nelle istituzioni: questa è la realtà sull’eutanasia, che anche in questa occasione rischia di impantanarsi in un tunnel senza uscita. 

VINCENT LAMBERT