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Referendum eutanasia: la “colonna sonora” è un successo di Vasco Rossi

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Andrea Diodato / NurPhoto via AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 12/07/21

"Vivere" è la canzone del rocker che sponsorizza il cambiamento delle leggi sull'aiuto al suicidio e la depenalizzazione delle forme di eutanasia attualmente vietate

Sarà un noto successo di Vasco Rossi, “Vivere”, la colonna sonora della campagna “Eutanasia legale”, partita il 10 luglio 2021 in tutta Italia. 

Vasco ha infatti concesso i diritti della canzone come colonna sonora dello spot diffuso nel giorno in cui partono i referendum days per legalizzare l’eutanasia. Obiettivo del referendum, promosso dall‘Associazione Luca Coscioni, è raggiungere 500.000 firme entro il 30 settembre.

I contenuti dello spot di “Vivere”

Lo spot pro eutanasia, a cui associata la canzone “Vivere” di Vasco Rossi è così spiegato dall’Ansa (10 luglio):

I figli piccoli, le camicie utilizzate per il lavoro appese da tempo nell’armadio, lo sci. Quando si vive con una malattia irreversibile, pur nel calore degli affetti più cari, e si è in grado di fare solo piccoli gesti come spegnere la radio sembra che sia da passato tanto tempo da quando si viveva davvero e talvolta si vorrebbe solo ‘stare spenti’, come recita una nota canzone di Vasco Rossi. Lo spiega un corto che è lo spot ufficiale della campagna per l’eutanasia legale, a cui proprio il rocker di Zocca ha prestato la sua musica.

A sostegno della campagna pro eutanasia legale, Maurizio Costanzo, uno dei primi firmatari, Fedez, che ha diffuso una call to action, Giobbe Covatta.

Cosa vuol cambiare il testo del referendum

Il testo punta a regolamentare il fine vita con l’eutanasia attiva

L’eutanasia attiva attualmente è vietata sia nella versione diretta, in cui è il medico a somministrare il farmaco eutanasico alla persona che ne faccia richiesta (art. 579 c.p. omicidio del consenziente). Ed è vietata anche nella versione indiretta, in cui il soggetto agente prepara il farmaco che viene assunto in modo autonomo dalla persona (art. 580 c.p. istigazione e aiuto al suicidio), fatte salve le discriminanti introdotte dalla Consulta nel 2019 con la ‘sentenza Cappato’ (dal nome del leader dei Radicali che accompagnò Dj Fabo a morire in una clinica svizzera, dove invece l’eutanasia attiva è lecita).

In base a questa sentenza in Italia si può aiutare una persona nel fine vita se la persona ha una patologia irreversibile che le provoca sofferenze insopportabili. La persona deve essere capace di decidere liberamente e deve essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno, in primis, le cure palliative.

Sia la sentenza della Consulta sia il testo della commissione Giustizia, che la ricalca introducendo una commissione per esaminare le richieste, escludono dall’aiuto alla morte volontaria i pazienti che non siano tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale e non permettono l’eutanasia attiva da parte del medico su richiesta del paziente. 

Non potrebbero richiederla i malati oncologici. Per avere una legge che comprenda questo secondo i promotori serve il referendum.

Aiuto al suicidio e depenalizzazione

Con il referendum pro eutanasia, parzialmente abrogativo dell’art. 579 c.p. (omicidio del consenziente) e l’eventuale vittoria del “si”, in sostanza, si andrebbe da un lato a distinguere l’aiuto al suicidio, e dall’altro a depenalizzare l’eutanasia, attualmente vietata dalla fattispecie di omicidio del consenziente.

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