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Tra ascesi e incendi: la vita di un eremita in un monastero della Calabria

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/07/21
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Un viaggio tra le inquietudini e gli spostamenti di Frederic Vermorel, che dopo venti anni di peregrinazioni è riuscito a trovare la sua dimensione in un luogo sperduto dell'appennino calabro

I tormenti di un uomo divenuto eremita in un antico monastero dell’appennino calabro. E’ la storia di fede di Frederic Vermorel, quella che racconta il libro biografico Una solitudine ospitale” (edizioni Terra Santa)

Un viaggio tra le inquietudini e gli spostamenti di questo monaco, che dopo venti anni di peregrinazioni è riuscito a trovare la sua dimensione in un luogo sperduto della Calabria. 

Frédéric Vermorel è nato in Francia nel 1958. Alcuni incontri hanno profondamente segnato la sua vita. Appena adolescente, scopre la figura di Gandhi tramite gli scritti di Lanza del Vasto. A quindici anni, vive la sua prima esperienza ecclesiale forte con un breve soggiorno presso la comunità ecumenica di Taizé. Dopo la laurea in Scienze politiche, viaggia per un anno e mezzo attorno al Mediterraneo e soggiorna alcune settimane nel Sahara, sulle orme di Charles de Foucauld. Al ritorno, svolge il servizio civile in Francia presso la comunità dell’Arca di Jean Vanier.

Nel 1984 diventa membro della fraternità monastica di Santa Maria delle Grazie, a Rossano Calabro, facendo scelta di una terra e di un popolo amati fin dal primo incontro nel 1979. Nel 1993, un primo soggiorno presso il monastero benedettino di Goiás, in Brasile, segna un ulteriore approfondimento della sua ricerca. Lasciata la comunità di Rossano, torna per un anno all’Arca a fine 1996.

Dal 1997 al 2002 studia teologia a Bruxelles presso l’Institut d’études théologiques, la facoltà dei padri gesuiti. In quegli anni, condivide la vita della Comunione di La Viale, un’opera della Compagnia di Gesù che riunisce laici e religiosi in un comune progetto di evangelizzazione degli ambienti europei. Da ottobre 2002 ad aprile 2003 è ospite del monastero di Marango, a Marango di Caorle vicino a Venezia, una comunità che segue la “piccola regola” di don Giuseppe Dossetti. 

Qui, prepara il suo trasferimento all’eremo di Sant’Ilarione (Caulonia, in provincia di Reggio Calabria), avvenuto il 22 aprile 2003. Il 22 luglio 2007 pronuncia i voti monastici temporanei nelle mani dell’allora vescovo di Locri-Gerace, padre Giancarlo Bregantini, e il 31 luglio 2010 quelli definitivi nelle mani del suo successore, padre Giuseppe Fiorini Morosini. Canonicamente, Frédéric Vermorel è eremita diocesano.

Il vescovo Giancarlo Bregantini ha curato la prefazione del libro. E ricorda così Frederic Vermorel: 

In Calabria, prosegue Bregantini, «si è sentito a casa, sempre più, attraversando tre direttrici che emergono bene nel suo libro, ora nelle vostre mani, ricco di storia e di fede.

In primo luogo, lui è venuto tra noi con nel cuore quella radicalità di silenzio, penitenza, ascesi, in perfetto stile monastico, resa più intensa dalla scelta eremitica».

S. Ilarione, con Frédéric, «nel riutilizzo di un fascinoso eremitaggio, incantevole: ruscello sotto casa, chiesetta dalle note storiche evocative, cascata suggestiva, muratura da restaurare, mantenendo sempre un alto standard di attenzione e qualità, anche a scapito di scontri durissimi con chi voleva un restauro sbrigativo, facilitato da un finanziamento troppo agevole. Su questo punto, sul mantenere a ogni costo i materiali antichi, fr. Frédéric fu irremovibile!». 

Ma la fase più vitale e feconda per Frédéric Vermorel, «è quella attuale - dice l’ex vescovo della diocesi di Locri - perché si è innestato tra la “sua gente” con cuore di padre, completandola con il suo cuore di eremita. Ha amato la frazione di S. Nicola di Caulonia, si è fatto portavoce della gente nella lotta contro gli incendi, paladino della Laudato si’. Qui, Frédéric ha fatto sintesi: Taizé, monaci veneti, Calabria, terra custodita, radicalità evangelica, cooperativa agricola attorno alla valle del Bonamico con la profetica esperienza della Goel Bio».

Ora Frédéric Vermorel «soffre agli occhi, sente diverso il suo esserci. Ma il suo cuore puro vede oltre, per intra-vedere con sguardo sempre più luminoso».

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