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Franco Locatelli: a settembre non si rischia la quarta ondata di Covid

coordinatore comitato tecnico scientifico covid
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 08/07/21
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Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico lo dice in una intervista a Famiglia Cristiana. E spiega quali sono i sintomi della variante Delta

C’è il rischio di una quarta ondata Covid a settembre? «Alla luce della diffusione delle vaccinazioni (quasi il 55% della popolazione ha ricevuto almeno una dose; il 30% ha concluso il ciclo) assolutamente no. C’è il rischio di una ripresa dei contagi: come evitarla? Con attenzione, prudenza e responsabilità nei comportamenti. Non facendo pressioni per riaprire tutto subito, ma procedendo con gradualità».

In un’intervista che Famiglia Cristiana, pubblicata nel numero da giovedì 8 luglio in edicola, Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) e direttore di Medicina sperimentale di precisione del Bambino Gesù di Roma, ragiona di Coronavirus e della necessità di non abbassare la guardia senza però lasciarsi paralizzare da paure e pessimismo. 

«Il virus è sempre lo stesso», spiega, «semmai le due varianti che hanno ora maggior diffusione nel Paese – Alfa e Delta, anche conosciute come inglese e indiana – rispetto al ceppo proveniente da Wuhan hanno maggior contagiosità. Non facciamo l’errore di pensare a un virus che, per quanto abbia mutato caratteristiche, sia connotato da minor potere di provocare malattia grave. Ciò che è cambiato è lo stato di immunizzazione del Paese, con 51 milioni di dosi somministrate. Questo rende ragione di una maggior protezione dall’infezione». Ecco perchè a settembre non dovremmo incassare la nuova ondata di Covid.

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Che caratteristiche ha la variante Delta? «Oltre alla maggior contagiosità, sembra aver attenuato o smarrito del tutto alcuni connotati: per esempio la perdita del gusto e dell’olfatto. I sintomi più frequenti sono febbre, naso che cola, mal di testa e mal di gola. Ma questo non le impedisce di causare patologie altrettanto gravi». 

«Al chiuso - prosegue Locatelli - vanno mantenute le mascherine perché sono gli interventi non farmacologici più efficaci insieme al distanziamento interpersonale. Ma anche all’aperto è opportuno indossarle ove non sia possibile evitare assembramenti o affollamenti (in fila, in coda, nei mercati o a una fiera). Così come è opportuno tenerle quando si è a contatto con un soggetto immunodepresso». 

I vaccini, infine. «Partiamo dai tassi di letalità del virus», conclude il professor Locatelli: «sopra agli 80 anni è al 20%; tra i 70-79 anni è poco sotto al 10%; tra i 60 e i 69 è al 2,8%: ovvero, una persona su 30 se si infetta muore. Il messaggio che ne deriva è chiaro: vaccinarsi tutti anche perché i vaccini hanno un profilo di sicurezza ottimo. Per gli over 60 è addirittura una sorta di “comandamento”».