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Perché in alcuni luoghi si somministra una dose anziché due a chi ha già avuto il Covid-19?

SZCZEPIONKI NA KORONAWIRUSA

Yuganov Konstantin | Shutterstock

Inma Alvarez - pubblicato il 28/06/21

Osservando la letteratura scientifica al riguardo, la strategia della monodose ha vantaggi non solo personali, ma anche per il resto della popolazione. Ecco perché

Anche se al giorno d’oggi sempre più Paesi applicano una sola dose di vaccino a chi ha già contratto l’infezione da SARS-CoV-2 e ha meno di 65 anni, il dibattito politico sul tema prosegue. La letteratura scientifica è sempre più chiara al riguardo: le persone che hanno contratto la SARS-CoV- hanno la capacità di generare anticorpi a lungo termine, e quando il corpo ha già anticorpi propri contro questa infezione, una sola dosi conferisce una protezione sufficiente, come spiegano ad esempio otto ricercatori dell’Università del Maryland in una lettera pubblicata il 25 maggio scorso sulla rivista EBioMedicine, di proprietà di The Lancet.

Nella lettera, sostengono che “le prove emergenti nel mondo reale suggeriscono che le risposte a livello di anticorpi alla prima dose di vaccino in individui che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2 sono uguali o superiori ai titoli anticorpali che si trovano in individui che non l’hanno contratta dopo la seconda dose”.

La scienza, a favore

Al di là del commento, c’è consenso nell’ambito scientifico: “Un numero crescente di studi scientifici indica che una sola dose di vaccino in persone che hanno già contratto l’infezione è sufficiente a generare livelli di anticorpi uguali o superiori a quelli che si osservano in persone che non l’hanno contratta e hanno ricevuto due dosi”, ha riferito a Verificat Adelaida Sarukhan, immunologa e redattrice scientifica di ISGlobal. “Si è anche constatato che la seconda dose in persone che hanno già contratto l’infezione non apporta grandi benefici (a livello di anticorpi)”, ha aggiunto.

A suo avviso, è probabile che le persone che hanno avuto l’infezione e hanno ricevuto una sola dose di vaccino “siano protette meglio, non solo dal livello di anticorpi, ma anche dalla diversità”. Quando qualcuno si contagia in modo naturale, con il virus intero, genera anticorpi e cellule T contro diverse proteine del virus, mentre i vaccini basati sulla proteina della spicola generano immunità concretamente solo contro la proteina Spike.

Vale come esempio di questo uno studio recente in cui si è osservato che gli anticorpi di persone che hanno già contratto l’infezione e hanno ricevuto una sola dose di vaccino hanno una maggiore capacità di neutralizzare le nuove varianti virali rispetto a quelli delle persone che non l’hanno contratta e hanno ricevuto due dosi di vaccino.

Questo se parliamo di anticorpi. Se ci concentriamo anche sulla durata dell’immunità naturale rispetto a quella generata dal vaccino, “si pensa che quella naturale sarà abbastanza duratura”, “anche se è presto per sapere quale sarà superiore”, e in secondo luogo questo non vuol dire che sia meglio contagiarsi che vaccinarsi: “I rischi associati all’infezione (morte, ricovero, Covid persistente) sono troppo grandi per persone di qualsiasi età. Le persone che hanno già contratto l’infezione, inoltre, hanno comunque bisogno di una dose di vaccino per essere ben protette di fronte alle nuove varianti”.

Una dose meglio anche a livello di popolazione

Al di là del beneficio personale, gli scienziati insistono sul fatto che questa strategia è utile a livello di popolazione, soprattutto tenendo conto del contesto di risorse limitate a nostra disposizione: “Cambiare la raccomandazione di vaccinazione attuale per fornire solo una dose di vaccino ai sopravvissuti al Covid-19 lascerebbe a disposizione molte dosi di vaccino di cui si ha urgente bisogno”.

Questo avrà ad esempio un impatto positivo su regioni in cui si sta ritardando la seconda dose per mancanza di vaccini: “Con i vaccini ulteriori a disposizione non ce ne sarebbe bisogno”, concludono gli esperti nella lettera.

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