Il Purgatorio è uno stato d’attesa e di sofferenza, dove le anime, separate dal corpo che animavano, continuano a purificarsi ed a pagare alla giustizia di Dio i loro ultimi debiti causati dai peccati. Che sulla Terra non hanno espiato con le buone opere, le penitenze, le preghiere, le elemosine e le sofferenze offerte a Dio.
E’ là che arriva l’anima ancora immatura di godere della visione beatifica del Paradiso, ed ella vi scende tristemente. Ha visto Dio, e si è sentita attratta verso di lui, come il bambino verso suo padre. Ha intravisto qualcosa degli splendori della città santa e ne è stata rapita. Purtroppo, una voce imperiosa le ha gridato: “Non ancora puoi entrare purificati!”.
Allora un peso irresistibile l’ha attratta a rimanere ancora in basso. Quale dolore! Aver visto Dio ed esserne allontanato: sapere dove è ma non potervi andare; sapere quello che dona e non potersi presentare alla sua porta; vedere da vicino la propria patria e non poter attraversare la frontiera che vi separa? Eppure non è che una parte delle sue sofferenze. La Chiesa pregando per i morti scongiura Dio di ammetterli nella dimensione della luce e della pace.
Quest’anima è dunque ancora in mezzo ad ardenti braci simbolo della purificazione, è immersa nella notte e nella desolazione. In tale depressione, ella ha bisogno di consolazione. San Michele vi si impegnerà, egli è l’angelo del Purgatorio. La Chiesa lo prega per i defunti, e da ciò, secondo l’osservazione di Bossuet, essa indica la sua opinione sul ruolo di san Michele nei riguardi delle anime del Purgatorio. E mostra quale valore importante ella vuole che noi leghiamo alla sua intercessione.
Dio stesso ha costituito san Michele Principe e padrone di tutte le anime che devono entrare nel regno dei cieli. Egli si serve del suo potere per dare sollievo alle anime del Purgatorio, per spezzare le loro catene e per introdurle in Paradiso. Simile ad un plenipotenziario, dice san Pio V, egli applica ed interpreta, secondo le circostanze, le volontà del suo Sovrano, grazia talvolta i colpevoli che hanno implorato la sua protezione, abbrevia la purificazione di altri.
In una parola san Michele è come il mediatore tra il Capo supremo ed i suoi sudditi. Ed anche tramite la sua mediazione egli ottiene delle grazie che la dignità del Sovrano sembra non poter accordare senza un intermediario.
Ecco come san Michele è l’angelo del purgatorio. Egli è onorato come tale dalla tradizione cattolica. Il Principe della milizia celeste, dice sant’Anselmo, è onnipotente in Purgatorio, egli può dare sollievo alle anime che la giustizia e la santità dell’Altissimo trattengono in quella dimensione dell’aldilà.
E’ incontestabilmente riconosciuto fin dalla fondazione del Cristianesimo, diceva il cardinale san Roberto Bellarmino, che le anime dei defunti sono liberate dal Purgatorio per l’intercessione ed il ministero dell’arcangelo san Michele. Aggiungiamo a questo autorevole teologo anche l’opinione di sant’Alfonso: San Michele, egli dice, è incaricato di consolare le anime del purgatorio. Egli non cessa di assisterle e di soccorrerle, procurando loro molti sollievi nelle loro pene.
Se dunque noi amiamo i nostri defunti, dobbiamo pregare a loro intenzione san Michele. Onoriamolo noi stessi, è per il nostro vantaggio. Colui che ha onorato san Michele, dice san Bernardo, non dimorerà per molto tempo in purgatorio. San Michele userà il suo potere e condurrà ben presto la sua anima nel celeste soggiorno del Paradiso.