Una devozione profonda e amorevole per la Madonna, il dono di scrutare i cuori, le apparizioni frequenti nei sogni accomunano suor Pura Pagani a Padre Pio da Pietrelcina.
Nelle scorse settimane, precisamente giovedì 18 marzo 2021, nel Salone dei Vescovi, in Curia a Verona, si è aperto il processo diocesano di beatificazione e canonizzazione di questa religiosa dai doni speciali, che richiamano quelli del frate cappuccinio con le stigmate.
Suor Pura Pagani, Piccola Suora della Sacra Famiglia, è nata a Selva di Progno (VR) il 5 Novembre 1914, professò i primi voti il 19 marzo 1935 e pronunziò la professione perpetua il 12 Gennaio 1941.
Dopo il primo noviziato, accettò con gioia il mandato di educatrice nella scuola materna, che svolse fino alla fine dei suoi giorni con amore e dedizione esemplari.
Suor Pura fu educatrice a Folgaria (TN), Cavazzale (VI), Verona, Ferrara, Stienta (Rovigo) e Porto S. Elpidio (Ancona). Dal 1941 al 1954 fu a Monte Romano (Viterbo) da dove dovette allontanarsi a causa della salute cagionevole e di alcune difficili prove alle quali fu sottoposta dalla volontà Divina.
Uscita dalla terribile esperienza che molti definiscono “la notte dello spirito”, grazie anche al provvidenziale incontro con Padre Felice Cappello, il gesuita noto come “il confessore di Roma”, Suor Pura Pagani riprese la sua attività presso la Scuola Materna di Cavazzale. E nel 1970 fu inviata a San Zeno di Mozzecane (VR) dove diresse la Scuola Materna, gestita dalla piccola comunità di suore, fino alla morte sopravvenuta per malattia il 2 luglio 2001 (www.suorpura.it).
Ci sono numerose testimonianze di fedeli vicini a suor Pura Pagani, che ricordano alcuni fatti prodigiosi attribuiti alla religiosa. Molte di essa saranno esaminate nel processo di beatificazione.
L’artista tarantino Michele Miglionico, il “pittore di Padre Pio”, che la incontrò per venir a capo di una crisi di fede. «Suor Pura sapeva già cosa volevo da lei ancor prima che parlassi, accennando anche al mio legame con Padre Pio che, a suo dire, mi aveva ispirato ad andare da lei – dice – Nelle sue parole ritrovai lo stesso modo di interloquire del frate stimmatizzato con quanti si rivolgevano a lui, infondendo coraggio e anche rimproverando».
Molto forte è la storia di Rosalba Acquaro, protagonista di un episodio legato alla religiosa delle Piccola Suora della Sacra Famiglia, che sarà allegato agli atti della causa di beatificazione.
La vicenda ruota attorno a un crocifisso del Settecento, cui era molto affezionata, donatole da un sacerdote congolese, ora deceduto, don Carlo, che a sua volta lo aveva ricevuto da un noto esorcista. «“Quest’oggetto non resterà a lungo nella tua casa, ma lo ritroverai quando scenderà dalla parete” – avvertii interiormente, ma non compresi», dice la signora Acquaro.
Dopo qualche giorno da quella “locuzione”, il suo direttore spirituale gli chiese in prestito quel crocifisso per andare a pregare e benedire un ragazzo moribondo. Rosalba la notte dopo sognò che il crocifisso scompariva per sempre dalla parete dove lo aveva appeso.
E in effetti fu così. Perchè il sacerdote le chiese se poteva metterlo in chiesa, anziché restituirlo. E la donna acconsentì. Ma emotivamente restò segnata da quell’addio ad un oggetto a cui era molto legata.
«Finchè un giorno, alle prime luci dell’alba, sognai di entrare in un negozietto di articoli sacri per acquistarne uno nuovo. Mi accolse una suora vestita di bianco con un bellissimo sorriso cui esposi il mio desiderio, avvertendo però che disponevo di appena 15 euro. La suora mi fece cenno di attendere ed entrò in una stanza da cui fuoriusciva una gran luce per poi uscirne con un crocifisso a grandezza d’uomo. ‘Eccolo, è tuo’, mi disse. Nel frattempo la statua di Gesù si animò e scese dal legno per abbracciarmi».
«Al risveglio, rimasi perplessa sul significato del sogno – continua – Chiesi spiegazioni a un sacerdote che, sorridendo, mi disse che si trattava di una metafora della solennità di quella domenica, che avevo dimenticato , il Corpus Domini, in cui Gesù scendeva, come pane eucaristico, per le vie della città, incontrando ogni uomo. Ne fui rincuorata perchè capii che il Signore non mi avrebbe mai abbandonata: anche senza…crocifisso alla parete».
Qualche giorno dopo Rosalba, sfogliando un opuscolo su suor Pura, riconobbe nelle foto proprio la religiosa del sogno. «Fui colpita da questa suora così umile e sorridente – racconta – Mi piacquero anche le preghiere da lei composte, che presi a recitare nella chiesa che frequentavo, quella della Madonna di Costantinopoli al rione Croce».
Un giorno, prosegue la donna, mentre ero intenta a quelle orazioni, sentii bussare fortemente alla vetrata dell’ingresso. Andai a controllare, ma non c’era nessuno. Pensai a uno scherzo e tornai a pregare, quando il fenomeno si ripetè: era tutto molto strano. Telefonai subito a don Paolo Baio, sacerdote di Vicenza e studioso di suor Pura, con cui avevo avuto dei precedenti colloqui. Il quale mi spiegò che quelle strane ‘bussate’ erano il segno della benevolenza di suor Pura, che mi aveva presa sotto la sua protezione. E da allora, continuo a parlare a tutti di questa suora così speciale, che mi auguro di veder presto agli onori dell’altare» (Corriere di Taranto, 2 maggio).