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Il profumo di santità emanato dal cadavere di suor Lilia del SS. Crocifisso

Joaquina Vedruna de Mas Incorrupt
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 14/04/21
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Tutti i testimoni sono concordi nel dichiarare che il cadavere della venerabile emanava un profumo particolare, unico, definito "odore di Paradiso". Lo stesso che la religiosa ha sempre avuto quando era in vita

“L’odore del Paradiso”. Un profumo forte ma assai piacevole sprigionato dal cadavere di una religiosa morta in fama di santità. E’ il caso del corpo della venerabile suor Lilia Maria del Santissimo Crocifisso, al secolo Anna Maria Felice Bertarelli (Viterbo, 25 luglio 1689 – Viterbo, 12 febbraio 1773).

La vicenda della suora, terziaria francescana e fondatrice di cinque monasteri tra il Lazio e le Marche, è riportata nel libro Profumi divini” (Mimep Docete) di Don Marcello Stanzione.

La venerabile morì il 12 febbraio 1773, di venerdì alle ore 21, come aveva predetto lei stesso, con il nome di Gesù sulle labbra.

Tutti i testimoni sono concordi nel dichiarare che il cadavere di Suor Lilia emanava un odore particolare, unico. C’è da dire che anche in vita dalla sua persona emanava un odore talmente caratteristico che non solo nessuno sapeva individuare (qualcuno lo chiamerà “odore di paradiso”), ma che rivelava anche la sua presenza. 

Un profumo talmente gradevole e particolare che oltre tutto annullava qualsiasi odore sgradevole che si fosse prodotto intorno a lei. Nessuno è mai riuscito a spiegare l’origine di questo odore, neppure la stessa suora.  

Suor Maria Caterina della Circoncisione, che la conosceva molto bene, durante il processo diocesano, ha affermato: 

“Molte volte - rivela suor Maria Caterina - quando in ore di silenzio, ci trattenevano a discorrere fra sorelle Converse, o in cucina, o in Dormitorio, o altrove, la Venerabile Madre zelante dell’osservanza veniva camminando senza farsi sentire per sorprenderci. Ed io prima che arrivasse, sentendo lo solito odore, avvisavo le sorelle che si quietassero, perché veniva la madre. Esse mi rispondevano che io era matta, ma realmente compariva all’improvviso la Venerabile Serva di Dio per riprenderci come faceva della mancanza al silenzio”. 

L’ “odore di Paradiso” di suor Lilia era, poi, avvertito da tutte le religiose.  “Una volta - prosegue suor Maria Caterina - tra le altre dovendo lavare una camicia della Venerabile Madre, che se l’era levata per il gran sudore, mi sorprese in maniera l’odore grande che tramandava. Al punto che incontrandomi con Suor Maria Giulia del Santo Arcangelo Raffaele, l’avvertì, perché riflettesse a quest’odore straordinario. Ed essa restò curiosa di sapere qualche cosa della Venerabile Madre, rapporto a questo grande odore”.

Questo odore della suora, morta in fama di santità, “finalmente lo sentivano più o meno ancora le altre Religiose, e l’istessi secolari che venivano a visitarla restavano sorpresi di questa fragranza”.

Suor Maria Giacinta di S. Francesco Saverio, dichiara: “È stata costante opinione delle Religiose Anziane, ed anche mia per quel tempo che l’ho trattata, abbia conservata l’innocenza Battesimale senza commetter colpa grave, e veniale pienamente avvertita”. 

“Ne è un contrassegno, secondo che mi hanno raccontato le Anziane, e segnatamente Suor Maria Angelica della natività già defunta, che l’ha trovata quando era giovane e fino alla morte, che se per il Monastero si ricercava la Serva di Dio, l’andavano ritrovando presso un grato odore, che dava continuamente”. 

Quando suor Lilia Maria del Crocifisso era malata e si avvicinava, per lei, il momento della dipartita, quell’inspiegabile profumo di santità, si propagava nella sua camera.

“Mentre stava male e giaceva in letto - rammenta suor Maria Giacinta - la camera sua si teneva sempre chiusa e la finestra non si apriva quasi mai, e la tendina della porta era quasi sempre tirata. Tantoché era sempre la medesima aria. Ci si aggiunge, che Suor Maria Vittoria, che l’assisteva più assiduamente, era solita mangiare aglio e cipolla”. 

“Ci andavano a visitarla - conclude la religiosa - ogni sorta di persone povere, miserabili, onde l’aria per sé stessa doveva essere nauseante e naturalmente puzzolente. Eppure nella detta sua camera ci si sentiva un grato odore”.