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Dalla mirra al nardo: ecco quali sono i profumi di Gesù

JESUS

Renata Sedmakova | Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/07/20

Durante la sua vita, ogni evangelista riporta almeno una scena con un profumo, in un’ambientazione nuziale, persino sensuale, in cui Gesù accetta balsami dalle donne che gli si avvicinano

Il profumo annuncia la presenza di qualcuno ancor prima che egli sia lì. E la sua traccia resiste anche quando la persona se n’è andata. Il profumo assicura una forma di persistenza legata al corpo, ma differente dal corpo, una sorta di “corpo esteso”. In questo senso, la tradizione popolare ha certamente ragione: il profumato per eccellenza è Cristo.

Dei profumi di Gesù ne parla Anne Lecu in Mi hai unto con un profumo di gioia” (edizione San Paolo).

Il “buon odore dei santi”

La vita di Gesù è come incorniciata da profumi. Alla sua nascita riceve i re venuti da Oriente, che gli offrono oro, incenso e mirra. Alla sua morte, le donne, tornate a casa propria, preparano aromi da portare il mattino di Pasqua per l’imbalsamatura del suo corpo.

Durante la sua vita, ogni evangelista riporta almeno una scena con un profumo, in un’ambientazione nuziale, persino sensuale, in cui Gesù accetta balsami dalle donne che gli si avvicinano. L’insieme della tematica degli aromi, degli oli e dei profumi tesse una tela di cui Lui è il centro, e che fa giungere fino a noi ciò che la tradizione popolare ha chiamato “il buon odore dei santi” – che non è altro dal “profumo di Cristo” della Seconda lettera ai Corinti (2,14-16).

THE ADORATION OF THE MAGI
Matthias Stom (fl. 1615–1649)

Oro, incenso e mirra

La tradizione patristica ha visto nelle offerte dei magi il riconoscimento della regalità di Cristo (l’oro), della sua divinità (l’incenso) e della sua umanità votata alla sofferenza e alla morte (la mirra):

La mirra significava che sarebbe stato lui a morire ed essere sepolto per la nostra razza umana mortale; l’oro, che sarebbe stato il re il cui regno non doveva avere fine; l’incenso, poi, che si trattava del Dio che si faceva conoscere in Giudea e si manifestava a coloro che non lo avevano nemmeno cercato (Ireneo di Lione, Adversus haereses, III, 9,2).

I giorni della Passione

Se gli aromi incorniciano la vita di Cristo dalla nascita alla resurrezione, ciò è ancora più vero se riferito al mistero pasquale che, in Luca, è come intessuto di un’atmosfera odorosa.

Sono i profumi a legare il Venerdì santo con il mattino della resurrezione. Il grande silenzio del Sabato santo è come uno scrigno che conserva questo aroma.

L’unzione con il nardo prima del Venerdì Santo

Prima della Passione, gli evangelisti raccontano l’incontro tra Gesù e una donna. Marco racconta un episodio che si è verificato poco prima della salita di Gesù a Gerusalemme, a Betania. Betania, che significa “casa di Anania”; Anania, a sua volta, significa “Dio fa grazia”.

Siamo dunque trasportati in una casa che protegge la grazia, il dono di Dio. Marco aggiunge una precisazione: la donna che viene da Gesù spezza il vaso di nardo che gli offre, come se annunciasse in questo modo il corpo del suo Signore spezzato una volta per tutte. Non ci saranno altri flaconi. Non vi è che un solo corpo offerto, quello di Cristo; ogni altra nostra offerta non esisterà, se non grazie alla sua, con la sua, nella sua.

Il valore del profumo

Quando Maria versa il nardo puro sui piedi di Gesù, a Betania, Giuda – che è presente – valuta quel profumo 300 denari (il denaro era il salario di una giornata di lavoro). Ma quando consegnerà e venderà Gesù, non otterrà più di 30 pezzi d’argento, che sono il prezzo fissato dalla legge per la vita di uno schiavo (equivalgono a 120 denari, se si segue Esodo 21,32). Il profumo di Maria, dunque, è fuori mercato, va oltre ogni valore, poiché significa la grandezza della sua riconoscenza verso colui che l’ha riconosciuta per quello che è: una donna che ama il suo Signore.

san jose arimatea
DR
San Giuseppe di Arimatea.

I lini del Venerdì Santo

Nel Vangelo di Giovanni è dal Venerdì santo che il corpo di Gesù viene avvolto da lini profumati, grazie a Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo (Gv 19,40). Ma egli era già stato unto da Maria, sorella di Marta, col profumo, nella loro casa di Betania. E Gesù aveva fatto notare a Giuda che quel profumo preziosissimo, che Maria versava sui suoi piedi, era stato da lei conservato «per il giorno della sua sepoltura» (Gv 12,7).

Come se, durante la propria vita, Gesù avesse anticipato il gesto di offerta che avrebbe poi compiuto sulla croce. Maria, che si dona a lui offrendo quel profumo, ha compreso il cuore stesso della promessa di Gesù: la vita è dono e lei diviene viva nel donarsi. Maria ha anticipato con il suo gesto quello del suo Signore e Maestro.

Gli aromi al sepolcro

Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato (Lc 23,55 – 24,1).

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© Convento di San Marco
Il Sepolcro e la Risurrezione.

Il Sabato Santo e gli odori della creazione

Le donne sono lì, sconvolte dal dolore, e la loro casa è come invasa dai profumi che hanno preparato per il loro Signore. Non sanno ancora che questo buon odore anticipa la resurrezione del loro Maestro e la sua vittoria su ogni forma di morte e di putrefazione. Come incastonato da questi aromi, il Sabato esala ogni odore della creazione, è una sorta di riposo profumato, in cui i più stanchi possono infine chiudere gli occhi.

Il Sabato, giorno del riposo di Dio, è quasi depositato su un tappeto di sentori, in mezzo ai profumi delle donne, racchiuso tra la preparazione degli aromi e la loro consegna alla tomba.

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