separateurCreated with Sketch.

Chiara Amirante inedita: la cardiopatia, l’omicidio scampato, i genitori agnostici

CHIARA AMIRANTE
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 09/04/21
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
In un’intervista la fondatrice di Nuovi Orizzonti svela alcuni fatti poco conosciuti della sua vita e ricorda come è guarita dalla malattia rara agli occhi di cui soffriva

Una Chiara Amirante inedita si racconta al Corriere della Sera (8 aprile). La fondatrice di "Nuovi Orizzonti" - comunità nella quale operano stabilmente 700.000 volontari denominati Cavalieri della luce (molti tolti dalla strada) e 1.020 équipe di servizio - ricorda cosa l’ha spinta ad avvicinarsi ai più fragili. 

Un percorso fatto di molti ostacoli, in cui ha rischiato anche di morire. E che oggi è segnato da una nuova malattia, dopo quella agli occhi di cui è prodigiosamente guarita anni fa. 

«I miei genitori erano anticlericali e agnostici, ma sempre alla ricerca di risposte sul senso della vita e del dolore - afferma Chiara al Corriere - Il gesuita padre Riccardo Lombardi, soprannominato “il microfono di Dio” per la foga oratoria che metteva nelle sue trasmissioni radiofoniche, parlò loro dei focolarini. A un raduno conobbero la fondatrice Chiara Lubich. Anziché sulla via di Damasco, caddero folgorati a Fiera di Primiero, in Trentino. Ero nella pancia della mamma quando fui portata nella basilica di Santa Maria Maggiore e consacrata alla Madonna».

Chiara proviene da una buona famiglia a cui però non diceva, almeno inizialmente, che faceva volontariato. «Appena laureata, davo una mano al Ceis (Centro italiano solidarietà) di don Mario Picchi. Allora manco mi rendevo conto che esistessero le tossicodipendenze. Accorrevo fra i derelitti della stazione Termini dalle 19 alle 3 di notte, senza dirlo ai miei. 

«Alla terza notte trascorsa a Termini una ragazza impasticcata mi si avventò contro, urlando: “Ti scanno!”. Pensava che volessi rubarle il moroso che stavo assistendo. Fu trascinata via prima che mi squarciasse la gola con il coltello».

E non è stato l’unico episodio. «Una notte del 1991 - spiega Chiara Amirante - un furgone mi tagliò la strada mentre rincasavo in motorino. La via era deserta. Il marcantonio alla guida manifestò le sue intenzioni. Sono la persona sbagliata, ho consacrato la mia vita a Dio, lo dissuasi. Si tramutò in un agnellino: “Ma davvero? Non ci posso credere. Una ragazza così bella...”. Mi rintracciò per lettera molti anni dopo. Si era riconosciuto nel mio libro “Solo l’amore resta”. Da allora aveva cambiato vita. Tradito da una donna che amava immensamente, era diventato frate».

Nel mezzo la grave malattia rara agli occhi da cui Chiara Amirante è guarita in modo prodigioso. «In sette mesi, nonostante le iniezioni di cortisone negli occhi, avevo perso 8 decimi della vista per un’uveite correlata con la sindrome di Behçet, una malattia rara, autoimmune, dolorosissima, che ti uccide lentamente». 

«Mi fu diagnosticata dopo 30 giorni di ricovero al Policlinico Gemelli - prosegue la fondatrice di Nuovi Orizzonti - Non riconoscevo più le persone a un metro di distanza, ero condannata alla cecità, epperò avvertivo una pace e una gioia irragionevoli, al punto che mio padre sbottò: “Chiara, ma l’hai capito o no che cosa ti attende?”».

La malattia di Chiara Amirante, rare e complicata, scomparve all’improssivo, contro ogni pronostico infausto.

«Di qui il desiderio di non tenere questa grazia per me. Andrò a cercare i più sfortunati, mi dissi. Non chiesi al Signore di guarirmi, ma solo di mettermi nelle condizioni minime per esaudire questo folle desiderio. Pregai così la sera. La mattina dopo, in modo misterioso per chi non ha fede e miracoloso per me, ero perfettamente guarita». 

La professoressa Paola Pivetti Pezzi, una luminare nel campo delle uveiti, «concluse: “Vada ad accendere tutti i ceri che può. Questa cosa non è scientificamente spiegabile”. Da allora ho un visus di 11 decimi, superiore al normale».

La fondatrice di “Nuovi Orizzonti” chiese l’aiuto di Dio per la sua malattia in una chiesa romana a lei cara. 

«La preghiera avvenne al santuario del Divino Amore. Subito dopo il prete proclamò il Vangelo del giorno, quel brano di Marco in cui un lebbroso supplica il Maestro in ginocchio: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. E Gesù, mosso a compassione, stende la mano, lo tocca e gli dice: “Lo voglio, guarisci!”. E la lebbra scompare».

Ma oggi Chiara Amirante confessa di lottare con un’altra e insidiosa malattia.  Soffre da una decina di anni della malattia di Takotsubo, una cardiopatia da stress detta anche “sindrome del cuore infranto”, che le procura tremendi attacchi di angina pectoris e la costringe a ingerire 15 farmaci al giorno. La diagnosi se l’è fatta da sola: «Raccolgo troppo dolore».

Il dolore di quelle migliaia di persone che ogni giorno scoprono la sua Comunità e che lei, con il sorriso e la gioia - nonostante tutto - toglie dalla strada e dalla solitudine.