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Il mistero degli incontri amorosi… e della facilità nel discernimento (4/5) 

Illustration : Marie-Hélène Bordes

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Mathilde De Robien - pubblicato il 13/02/21
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Si avvicina san Valentino, e allora proviamo a penetrare il mistero dell’incontro amoroso, della speranza ai primi sguardi, per capire chi sia – il caso o la Provvidenza – a modificare il corso di due esistenze. 

E se la facilità della relazione tra due esseri fosse un segno che suggerisce di andare più in là? Una facilità nel restare sé stessi invece di cercare di piacere o di brillare. Una facilità nel comprendersi a vicenda laddove l’altro non è (ancora) se non un semplice sconosciuto. Una facilità nell’organizzare incontri a dispetto delle distanze. «Quando si è chiamati, il Signore dà una certa facilità nel praticare ciò a cui ci chiama», sottolinea padre Pierre-Marie Castaignos, terapeuta di coppia, nel suo libro Est-ce lui ? Est-ce elle ? (Salvator). Anzi, giunge a fare di questa “certa facilità” un criterio di discernimento: 

Insieme con la pace e con la gioia, sono segni interiori che non ingannano. Invece se si hanno mancanza di spontaneità o la sensazione di dover camminare sulle uova, o di dover rinunciare a una parte di sé per piacere all’altro, questi sono segni inquietanti per il prosieguo. 

Sono numerose le coppie che hanno avvertito questa semplicità nella relazione, al punto da giungere a una certezza «È lui/lei!». Eccone un paio. 

L’impressione di conoscersi da sempre 

Era la prima volta che si incontravano, eppure hanno avuto l’impressione di conoscersi da sempre. Anne aveva nella memoria del suo telefono il numero di B* da quattro anni: non l’aveva mai visto, ma era il fratello di una delle sue amiche che soffriva di crisi di spasmofilia, e solo B* riusciva a calmarla telefonicamente. Per via di un errore di composizione piuttosto rocambolesco (B* aveva prestato il suo telefono a un amico buontempone che, sbagliandosi di numero, aveva lasciato un messaggio in segreteria ad Anne. B* però si è dato la briga di richiamarla per scusarsi del malinteso. È grazie a quella telefonata che tutto è cominciato): Anne e B* realizzarono di essere entrambi a Parigi lo stesso fine-settimana e con lo stesso pomeriggio libero. Decisero dunque dei andare a fare una passeggiata insieme: «Quel pomeriggio – racconta Anne – è stato magico, avevamo l’impressione di conoscerci da sempre, tutto era fluido…». 

Si fidanzarono otto mesi dopo il loro incontro a Parigi, e due anni dopo si sposarono. Oggi sono sposati da otto anni e hanno due figli. 

Una certezza interiore 

Cécile e Jean rendono entrambi testimonianza dell’evidenza che si è imposta loro al momento del loro incontro. Un’evidenza che per Cécile è potuta sorgere grazie all’atto di abbandono tra le mani del Signore che aveva compiuto qualche mese prima. Affetta da un handicap motorio, sulla trentina, Cécile cominciava a disperare di incontrare qualcuno. 

Poi un giorno – è il suo racconto – ho deciso di riprendermi e di credere che il Signore non voleva se non il mio bene. Allora ho fatto un reale atto di abbandono a Lui, abbandonandomi alla sua volontà: allora ho ritrovato pace interiore. 

Sei mesi più tardi avrebbe incontrato colui che sarebbe diventato suo marito a una festa d’inaugurazione. Da quel momento Jean si disse “Questa sarà mia moglie”. Cécile, abituata ad essere “la migliore amica” e “la suorina”, chiese al Signore di guidarla e 

se la cosa aveva da essere, che fosse dolce e senza troppe questioni futili. 

Si rividero regolarmente, e ogni volta Cécile veniva sorpresa dalla semplicità della loro relazione: 

Tutto fu estremamente facile e di un’evidenza stupefacente, in totale fiducia, dolcezza, abbandono. 

Si fidanzarono un anno dopo il loro incontro, e l’anno dopo ancora si sposarono. 

Tutti i giorni ringraziamo il Cielo per il nostro incontro. 



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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]