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Il mistero degli incontri amorosi… e del Signore che s’intromette (2/5) 

Couple Marie Hélène Bordes

Instagram : mariehelene.jacinthe

Illustration : Marie-Hélène Bordes

Mathilde De Robien - pubblicato il 13/02/21

Si avvicina san Valentino, e allora proviamo a penetrare il mistero dell’incontro amoroso, della speranza ai primi sguardi, per capire chi sia – il caso o la Provvidenza – a modificare il corso di due esistenze.

Non è facile rompere il ghiaccio quando si è paralizzati dalla timidezza. Che si tratti di chiedere un numero di telefono o di proporre una cenetta tête-à-tête, la cosa può riuscire una vera prova per i più riservati. Le spintarelle che il Signore può dare in quei frangenti sono delle più evidenti, talvolta proprio impressionanti. L’incontro di Marie e Jean, sposati ormai da 23 anni, ne è una toccante illustrazione.

Un gesto improbabile

La loro storia è cominciata durante un pellegrinaggio organizzato da un amico comune che aveva deciso di raggiungere Gerusalemme a piedi e proponeva a chi lo avesse desiderato di fare un pezzo di strada con lui. Marie e Jean si sono incontrati sulla tratta Masyaf (alla frontiera tra Turchia e Siria)-Damas.

Eravamo entrambi timidi – confida Marie – e anche se fin da subito camminando abbiamo parlato per ore non accadeva nulla di particolare, neanche dopo una serata da soli trascorsa ad ammirare il tramonto dietro a delle rovine romane in Libano.

Quella sera, però, il Signore sembra essersi immischiato:

Dormivamo in una scuola: ci siamo addormentati discutendo (al punto che il prete che dormiva nella nostra stessa aula ci ha trovati dei compagni pesanti da sopportare) e ci siamo svegliati che ci tenevamo per mano. Nessuno di noi avrebbe osato prendere la mano dell’altra persona, è accaduto nel sonno!

Una preghiera per vincere la timidezza

Perché non attingere nel Signore il coraggio di vincere la timidezza? Diversi passaggi della Bibbia mostrano quanto Gesù ispiri e incoraggi un tale slancio. Così Zaccheo, il pubblicano, complessato dalla piccola statura, poco amato, assiste nonostante tutto alla venuta di Gesù a Gerico dall’alto di un sicomoro. E ne fu ricompensato: Gesù alzò gli occhi verso di lui e gli chiese ospitalità. Lo stesso vale per l’emorroissa: non osava rivolgersi direttamente a Gesù, a differenza di quanto facevano altri malati. Si contentò di toccare la frangia del suo mantello. Gesto discreto, ma efficacissimo nella liberazione: fu subito guarita. Tutto come se Gesù stesso l’avesse invitata a osare.




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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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