Si avvicina san Valentino, e allora proviamo a penetrare il mistero dell’incontro amoroso, della speranza ai primi sguardi, per capire chi sia – il caso o la Provvidenza – a modificare il corso di due esistenze.
«Non volevo andarci», «Assolutamente non era previsto», «Mi ci hanno trascinato!»… Ecco delle precisazioni che puntualmente fanno capolino nelle storie degli incontri amorosi. Serate, passeggiate, cene… Ci sono andati coi piedi di piombo, e alla fine hanno conosciuto il futuro coniuge. Ma perché insistere tanto su quella iniziale reticenza? Indubbiamente per sottolineare il carattere improbabile di un incontro. Christiane Singer, nel suo Éloge du mariage, de l’engagement et d’autres folies, la dice senza tirarla tanto per le lunghe e parla di miracolo:
Il miracolo è già l’incontro di un uomo e di una donna negli inestricabili dedali del tempo e dello spazio. Fa bene le cose, questa vita fluida, insondabile e fremente che opera le sue scelte senza tergiversare e ritrova i suoi aghi nei pagliai della creazione.
Questo aspetto altamente improbabile dell’incontro amoroso solleva la questione del caso e del destino. Forse che tutto è scritto in anticipo, come suggeriscono queste parole attribuite a Paul Éluard?
Non esiste il caso: non ci sono che appuntamenti.
Questo però metterebbe non poco in difficoltà il libero arbitrio di cui dispone l’essere umano. Allora l’incontro è frutto unicamente del caso? Una concatenazione di pure coincidenze che la coppia, una volta formatasi, smalta di poesia e di romanticismo leggendovi segni del destino? Questo è il parere dello psichiatra Robert Neuburger, specialista nell’accompagnamento di coppia, che chiama “mito di destino” questo modo di conferire senso alle coincidenze. Un mito che riguarda l’immaginario, per lo psichiatra, ma che resta necessario e benefico nella misura in cui la convinzione di essere fatti l’uno per l’altra contribuisce a far durare la coppia.
L’azione dello Spirito Santo
Non c’è una via di mezzo tra caso e destino – una via che rispetti sia la nostra libertà sia l’esigenza di senso provata dal cuore umano? François Mauriac offre una pista quando scrive che
noi meritiamo tutti i nostri incontri. Essi sono accordati al nostro destino e hanno un significato che spetta a ciascuno scoprire.
Altrimenti detto, quel che importa è ciò che facciamo dell’incontro che il caso – o Dio – ci dà di vivere; è il senso che gli conferiamo. Ed è lì che interviene lo Spirito santo. Col suo modo di rischiarare chi non vede, di aiutare nel discernimento chi dubita, di permettere l’azione di Dio nella vita di colui che lo lascia agire.
Sophie, sposata da 11 anni e madre di tre bambini, dà volentieri testimonianza dell’azione dello Spirito santo nell’incontro con suo marito:
Ho spesso invocato lo Spirito santo nella mia preghiera, perché vegliasse sul mio futuro sposo ovunque egli fosse. A 25 anni cercavo l’uomo della mia vita senza trovarlo, e questo mi faceva molto soffrire. Poi l’estate che ha preceduto il nostro incontro ho deciso di non cercare più e di affidarmi allo Spirito santo perché guidasse i nostri passi. Alla fine ci siamo incontrati in un gruppo di riflessione per giovani professionisti a Strasbourg, dai domenicani. Non volevo andarci ma un’amica mi ha trascinata. Lui tornava da una trasferta di lavoro e non era più motivato di me, ma si è fatto forza. Lo Spirito santo ha operato, quella sera, e ci ha guidati. Col senno di poi, mi dico che solo Lui può averci messo l’uno sulla strada dell’altra.
Se lo Spirito santo agisce talvolta in modo discreto, la Chiesa sa – dai tempi di san Paolo – che la sua azione si riconosce dai suoi frutti. E quali sono? «Ecco il frutto dello Spirito – ci dice Paolo –: Amore, gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, dolcezza e dominio di sé» (Gal 5,22-23). L’amore è uno dei frutti dello Spirito santo. A ciascuno spetta il dovere di riconoscere la Sua azione nella propria vita e di rendere grazie e lode per questo.
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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]