Due piccoli estratti dal libro “Niente di ciò che soffri andrà perduto” di Costanza Miriano. “La croce, anche se rimane un mistero, è pensata per noi”.Due piccoli estratti dal libro Niente di ciò che soffri andrà perduto di Costanza Miriano
È l’una e tre quarti di notte e sono ancora in fila per la doccia. Nel bagno di casa c’è uno che è appena tornato da un giro con gli amici, anche se due giorni fa era un bebè mentre adesso ci contendiamo gli spazi notturni (ma perché non esce a drogarsi?).
Da quando sono rientrata dalla corsa, nel tardo pomeriggio, non sono mai riuscita a varcare la soglia della sala ovale – così si chiama il bagno a casa nostra, essendo l’unica stanza in cui ci si può ritirare da soli a prendere decisioni strategiche, come fanno i presidenti degli Stati Uniti –, visto che c’era sempre qualcuno che mi chiedeva uno schema di scienze, un bottone, della lattuga (questa interessa soprattutto a una specie di ciabatta pelosa e molesta che all’anagrafe risulta essere la cavia peruviana Gessetto), oppure mi toccava ascoltare uno sfogo telefonico pulendo la cucina con il cordless incastrato nella clavicola, posizione scomodissima che tengo per circa tre ore al giorno e per la quale credo che a breve avrò diritto a una pensione di invalidità.
Inoltre sono a dieta da una settimana e sono ingrassata, cosa che non si è mai vista in tutta la storia mondiale delle diete, che al limite non funzionano, ma ingrassare no, non si può, non è legale. Infine ho pure fatto arrabbiare mio marito, e la cosa brutta è che aveva ragione lui, ma non ho potuto dirglielo anche se avrei tanto voluto, perché purtroppo va contro i miei più radicati principi immorali.
Lo ammetto, non sono grandi sofferenze, non si possono neppure paragonare a quelle di cui racconterò in questo libro. Ma anche quando tutto va bene o benissimo, la vita è così: faticosa, complicata, spiegazzata, sbiadita, scrostata, sgocciolante.
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Ricordo di avere letto, un po’ di tempo fa, un’intervista a Enzo Biagi, che – dopo avere a sua volta intervistato per una vita persone famose, ricche, fantastiche, importanti – era giunto a questa conclusione: sulla faccia della terra non c’è nessuno che valga la pena di invidiare.
Non so perché, ma quella frasetta letta chissà quando e dove – so solo che ero sotto un ombrellone – mi è rimasta stampata in testa. A nessuno è risparmiata la fatica quotidiana, a tutti è chiesto di vivere ciò che Madeleine Delbrêl chiama “la passione delle pazienze”, quella che ci chiede di morire non in modo eroico e grandioso, come si conviene a noi che ci crediamo così giovannedarco, così cavaliericrociati e ci troviamo invece a dare la vita in maniera davvero poco maestosa, una fila all’Inps alla volta, una lavastoviglie dopo l’altra.
Eppure quello che rende nobile la missione è il cuore, non la sua materia o le misure o il valore che il mondo le dà. È il modo in cui stiamo dove veniamo messi.
Queste circostanze che avvertiamo come contrarie, queste realtà che sempre ci provocano ad alzarci quando vorremmo stare seduti, a sederci quando vorremmo scappare, a parlare quando vorremmo tacere, a non dire quello che ci sale dalla pancia, insomma, queste piccole occasioni di croce, possiamo viverle in due modi opposti: come contrarietà da schivare o come possibilità di avvicinarci a uno stato di donazione.
Poi c’è la terza via, di quelli che sono la maggioranza, che non stanno né di qua né di là, un po’ schivando le fatiche, un po’ scomodandosi, senza sapere precisamente perché, senza un grande progetto chiaro nella vita. Un gesto d’amore ha un valore enorme, che risuona nell’eternità.
Sembra niente, ma la decisione di non rompere le scatole al marito – o perché ha riposizionato male il tappetino della doccia, o perché ha manifestato insufficiente entusiasmo nel rispondere al telefono, o perché ha acquistato beni di consumo errati (l’ammorbidente non può in alcun modo sostituire il balsamo, ma non è necessario che lui lo sappia tutto d’un colpo, non è ancora pronto) –, insomma, il piccolo sacrificio del silenzio, è come un terremoto con l’epicentro molto profondo, dentro di noi, un sisma le cui onde arrivano però lontano provocando effetti non immediatamente percepibili, ma con conseguenze che si moltiplicano all’ennesima potenza.
(…)
Che poi misurare le croci nostre con quelle degli altri non ha davvero senso: non è che la vita sia come giocare alla roulette russa e se ti va male sono fatti tuoi.
Il caso non esiste: siamo figli amati, e la croce, anche se rimane un mistero, è pensata per noi. «E fu così» ho trovato scritto nel monastero della Beata Colomba a Perugia, in fondo alla chiesa,
che la saggezza infinita dall’inizio dei tempi pensò di donarti questa croce, come un dono prezioso la vide, con il suo sguardo sapiente la concepì, con il suo divino intelletto permeandola di celeste generosità la misurò, affinché le sue dimensioni non eccedessero di un solo millimetro, ne calcolò il peso fino all’ultimo grammo, la tua croce unta dalla sua grazia divina, impregnata dalla sua celeste consolazione, la tua croce scesa dal cielo come un saluto del padre, come un obolo del suo generoso amore.
Sapere che quello che ti succede, e ancora di più il tuo accogliere quanto avviene nella tua vita, è stato pensato per te dall’inizio dei tempi cambia tutto. Se invece il cuore è ingannato, la vita sembra contraddirti in continuazione, ed è una fatica immensa, un masso da far rotolare una mattina dopo l’altra, ricominciando sempre da capo, dal fondo della montagna.
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Ed è proprio così, per alcuni la vita è una vera tortura. Ma se intuisci di essere amato, allora ti è chiaro che tutto è stato pensato, tutto è provvidenza, che ogni fatica e ogni intoppo sono occasioni di incontro con l’amato, anche se a volte all’amica che te lo dice daresti volentieri un pugno (Marisa, se non lo faccio è solo perché il più delle volte siamo al telefono, e non perché voglio ammettere che tu abbia ragione: non lo farei mai, anche se purtroppo ce l’hai eccome).
Non sempre il pacchetto che ti prendi è come sembra all’inizio. Ormai vanto un certo campionario di storie ascoltate, e posso dirlo. Prendete per esempio Laura: quando si è sposata, avresti detto che senz’altro il suo matrimonio aveva un’offerta di base molto conveniente. Sembrava che non ci fosse nessuna clausola scritta in piccolo, nessuna fregatura. Il marito è uno di quegli uomini affascinanti, pure troppo per i miei gusti, di quelli che se decidono di piacerti ci riescono di sicuro…
Niente di ciò che soffri andrà perduto, Sonzogno 2020
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA COSTANZA MIRIANO