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A 5 anni cammina per 10 km con le protesi per dire grazie ai medici che lo hanno amputato

TONY HUDGELL
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Annalisa Teggi - pubblicato il 15/09/20
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Gli abusi subiti dai genitori biologici hanno leso il corpo di Tony Hudgell da piccolissimo: a due anni ha subìto una doppia amputazione delle gambe che gli ha salvato la vita. Ha compiuto un‘impresa titanica per raccogliere fondi per l‘ospedale che lo ha curato.Direi di sì, se fossi un bravo regista comincerei a raccontare questa storia dal finale, che è anche – letteralmente – un traguardo. Eccolo.

Missione compiuta, Tony Hudgell ha raggiunto la meta ambiziosa che si era prefissato: riuscire a percorrere la distanza di 10 km in un mese, camminando con le sue protesi. È accaduto in Inghilterra, nel Kent, lo scorso luglio e oggi Tony è applaudito come eroe da tutto il paese.

Un passo alla volta fuori dall’incubo

Questa faticosa camminata si prefiggeva uno scopo benefico, raccogliere 500 sterline per l’Evelina London Children’s Hospital; la raccolta fondi è andata molto meglio del previsto e Tony ha raccolto qualcosa più di 1 milione di sterline. La gente si è commossa per la sua storia, sia perché ne è protagonista un bambino, sia perché – consapevoli o inconsapevoli – le ferite altrui curano anche le nostre.



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All’Evelina Hospital Tony arrivò nel 2015 in condizioni critiche, quando aveva pochi mesi. Lo racconta oggi la sua mamma adottiva Paula Hudgell:

A 5 mesi aveva entrambi gli arti fratturati, le anche dislocate, fratture multiple ai piedi – era rimasto senza cure mediche per 10 giorni almeno e il suo povero corpo stava cedendo. Gli venne una sepsi, più di un organo cominciò a collassare, aveva anche una massa nel cervello ed era attaccato ai supporti vitali. (da Sky News)

Ma cosa era successo? Per quanto i dettagli non fossero certi, si trattava di abusi domestici. Entrambi i genitori biologici del bambino furono arrestati, ma si è rischiato che la facessero franca perché risultò difficile stabilire le loro responsabilità. Nel 2018 sono stati condannati a 10 anni di reclusione.

Nonostante il corpo quasi al collasso, il personale medico si prese cura di Tony con incredibile premura e ne scongiurò la morte; l’amputazione delle gambe fu il doloroso ma necessario intervento salvavita. All’Evelina Hospital Tony ha perso le gambe, e ha trovato una vita nuova.

La lunga camminata di 10 km percorsa lo scorso luglio è il grazie di Tony a quei medici che, amputandolo, gli hanno permesso di essere vivo e di incontrare la famiglia adottiva che lo ha accolto. Proprio in quella stanza in cui piccolissimo affrontava la sua pena, entrò Paula Hudgell e con lei una vera e propria casa sovraffollata.

Una famiglia da 8

Era il 2015 quando un’assistente sociale mi chiese se volevo andare vedere un bimbo di pochi mesi in ospedale, che aveva le gambe rotte e non era messo bene. Pensai: “Nessun problema, le gambe si aggiustano”. Andai a fargli visita e scoprii tutto ciò che lo riguardava. Vidi questo frugoletto addormentato e l’infermiera cominciò a raccontarmi la sua storia, mostrandomi delle foto – aggiunse che avrebbe avuto bisogno di cure per tutta la vita. (Ibid)

Quella che poi è diventata la mamma adottiva di Tony non era una donna desiderosa di un figlio a tutti i costi, tanto da poter valutare anche l’ipotesi di sobbarcarsi un impegno così gravoso. Infatti Paula Hudgell e suo marito Mark avevano già altri 7 figli biologici; erano una famiglia ben più che numerosa e probabilmente, proprio per questo, vivevano nel quotidiano l’ipotesi che l’accoglienza è una porta sempre aperta. E dunque Tony si è lasciato alle spalle, non senza grosse cicatrici, una storia di violenza e abbandono per essere abbracciato da sette fratelli e due genitori. La sottrazione sofferta ha lasciato il posto a una lieta moltiplicazione.

Tony ha indubbiamento cambiato le nostre vite, porta la gioia a quelli a cui è vicino e i miei figli lo trattano come tutti gli altri fratelli, si sostengono tra loro. Tony ha cambiato il loro modo di guardare la vita – si lamentano molto meno e collaborano nell’aiutarsi. Hanno molta più premura e sono disposti ad accettare di più gli altri. Hanno capito quanto può essere dura la vita anche per gli altri. Ora siamo una vera squadra. (Ibid)

Questo giudizio frantuma un pensiero che è passato anche a me per la testa: ma un bambino così fragile non avrebbe bisogno di una famiglia in cui l’attezione sia dedicata in maniera esclusiva a lui?. Evidentemente è riduttivo metterla giù così. Oltre alla cura specificamente fisica, che a Tony non è affatto mancata, questa famiglia lo ha allenato ai rapporti, a non isolarsi nella sua individualità ferita. E infatti, sia a scuola, sia negli altri contesti sociali Tony è cresciuto mostrandosi aperto ed entusiasta, ed è l’opposto di ciò che ci si aspetterebbe da chi ha ricevuto una batosta enorme da piccolissimo. Posso solo ipotizzare che proprio la presenza di tanti fratelli lo abbia aiutato a non cadere nella trappola di “pensarsi al singolare” e perciò intrappolato nei propri limiti e incubi.

E anche la camminata che lo ha reso celebre in Inghilterra, in realtà non è frutto di un’idea solitaria ma di un’ispirazione maturata guardando un altro uomo.

Sorpassi (umani) inaspettati

La storia del capitano Tom Moore è diventata famosa in tutto il mondo: è il veterano di guerra centenario che ha fatto 100 giri del suo giardino con il deambulatore. Quella sua “maratona” portata a termine ad aprile in pieno lockdown aveva avuto lo scopo di raccogliere fondi per gli ospedali inglesi impegnati nell’emergenza Covid-19. Ma l’impresa di Tom è diventata iconica, ha ispirato campagne mediatiche e lui stesso è stato insegnito del titolo di Sir dalla Regina Elisabetta ed è entrato nel Guinness dei primati.

Tra i suoi spettatori, Tony Hudgell lo ha guardato con empatia particolare: quel centenario che faticava mettendo un piede davanti all’altro era così simile a lui, bambino di 5 anni e menomato proprio nella possibilità di camminare. Di solito sono i piccoli che ridestano entusiasmo negli anziani, ma in questo caso è accaduto l’opposto. Un uomo al tramonto della vita ha dato la spinta giusta ha un bambino che sta cercando il proprio passo nel mondo. Il capitano Tom Moore ha ispirato Tony Hudgell a porsi l’ambizioso traguardo, poi raggiunto, di fare una lunga camminata per ringraziare i suoi medici; all’indomani di questo successo i genitori del bimbo stanno già ponendogli un ulteriore traguardo … tutt’altro che agonistico.

 

Lo scopo benefico della camminata di Tony è stato encomiabile, però mamma Paula si è mostrata sincera nell’ammettere di aver osservato la prova di suo figlio anche per valutare se fosse possibile immaginare che riesca a camminare con le protesi senza il supporto delle stampelle e, a quanto pare, è un obiettivo meno lontano del previsto. Ci aspettiamo, perciò, che questa storia avrà altri capitoli da scrivere.

Intanto eccoci qui, a constatare una volta di più quanto gli scatti umani che sorpassano le nostre quotidiane lamentele e pigrizie arrivino da ritagli di vita inaspettati e addirittura scartati.