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Medjugorje, polemiche e obiezioni sul primo giorno di apparizioni

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 25/06/20
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Sulla cima del monte Podbrdo spunta una luminosa figura. E’ la prima volta che i veggenti incontrano la Madonna. Ecco la verità

24 giugno 1981, Medjugorje, piccolo villaggio della Bosnia Erzegovina, incastonate tra colline e montagne.   

In Medjugorje – La vera storia” (edizioni San Paolo) il giornalista e scrittore Saverio Gaeta riporta la cronaca di una giornata che cambierà per sempre la storia di quei luoghi e non solo. Sarà l’inizio di un fenomeno mariano mondiale, il più importante e studiato degli ultimi cinquant’anni.

Il libro di Gaeta è molto dettagliato ed è una fedele ricostruzione dei fatti, ricavata dai verbali ufficiali delle indagini ecclesiastiche sul caso Medjugorje.

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Guitta Maroun

Le grandi amiche Mirjana e Ivanka si rivedono

Nel giugno del 1981, scrive l’autore di “Medjugorje – La vera storia“, le vacanze estive avevano consentito a due grandi amiche, che studiavano fuori, di incontrarsi nuovamente a Medjugorje.

Erano la sedicenne Mirjana Dragičević a Sarajevo, dove viveva con i genitori e il fratello minore, e la quindicenne Ivanka Ivanković a Mostar, anche se in quel periodo abitava a Bijakovići a casa della nonna Iva, poiché il papà lavorava in Germania, mentre la mamma Jagoda era morta a neanche quarant’anni di tumore appena il 27 aprile precedente.

La decisione di fare una passeggiata

Mirjana era ospite degli zii e amava molto rifugiarsi nella tranquillità della campagna. Nel pomeriggio del 24 giugno, dopo un temporale mattutino, le due amiche decisero di andare a fare una passeggiata, per potersi scambiare qualche confidenza adolescenziale.

Le loro abitazioni si trovavano a Bijakovići, uno dei cinque villaggi appartenenti alla locale parrocchia di San Giacomo, insieme con Medjugorje, Miletina, Šurmanci e Vionica: in tutto, nel 1981 c’erano circa 2.600 abitanti, più o meno 800 famiglie.

“Guarda, la Gospa!”

Il sentiero che le due ragazze intrapresero costeggiava un terreno brullo e sassoso, dall’incerta definizione, che alcuni chiamavano Brdo (“monte”), altri Podbrdo (“sotto il monte”), altri ancora Gradina (“collina”).

Intorno alle 17 erano tornate sui loro passi, per rientrare verso casa, ed erano giunte a qualche decina di metri dalle prime abitazioni di Bijakovići quando Ivanka alzò lo sguardo verso la collina e vide, a circa duecento metri di distanza, una figura luminosa. Subito proruppe nell’esclamazione: «Guarda, la Gospa» (ndr la Madonna).

Mirjana però agitò la mano come a tacitarla e reagì: «Eh sì, la Madonna…!», come a non dare importanza quelle sue parole.

Disse poi Mirjana: «Ero arrabbiata, perché mi hanno insegnato che con il nome di Dio e della Madonna non si scherza, non lo si mette così sulla bocca».

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I veggenti di Medjugorje nel periodo delle prime apparizioni.

Si aggiunge Milka

Le due ragazze continuarono a camminare in direzione della casa della famiglia Pavlović, che si trovava proprio di fronte a loro.

La figlia minore, la tredicenne Milka, era davanti alla porta d’ingresso. Vedendo Mirjana e Ivanka, propose loro di accompagnarla a riprendere una dozzina di pecore che al mattino aveva lasciato a pascolare nel boschetto di Perkusa, ai piedi del Crnica. Le tre ragazze tornarono nei pressi del luogo della visione. Erano circa le 17:30-18.

“Teneva in braccio un bambino e lo cullava”

Ivanka osservò ancor più nitidamente una donna, all’apparenza poggiata su una nuvoletta e «questa volta con il Bambino Gesù nelle braccia», che faceva cenno di avvicinarsi.

Anche Milka e Mirjana avvistarono con chiarezza la medesima figura, che «indossava un vestito blu e grigio» e «teneva in braccio un neonato e lo copriva con una specie di scialle, che muoveva in questo modo (cioè cullandolo su e giù, nda)».

Ha commentato Mirjana: «Tutto era strano perché sulla collina non andava nessuno. Non era come adesso che c’è una stradina che i pellegrini hanno fatto con i loro piedi. Vi erano solo sassi e cespugli spinosi. Ma, soprattutto, non ci si andava con un bambino piccolo in braccio».

Vicka: l’arrivo, la paura e la fuga

Intanto anche l’altra amica Vicka le raggiunse (erano passate a chiamarla ma stava riposando e dissero alla sorella Zdenka che quando si svegliava poteva raggiungerle).

«Tutte e tre fissavano con intensità qualcosa e sembravano impaurite – ricorda Vicka – Io mi affrettai, ma c’era qualcosa in loro che mi sembrava strano: per che cosa si erano incantate? Quando le raggiunsi, esse mi dissero insieme: “Vicka, ecco lì la Madonna!”. Ma cosa succedeva loro? Ma quale Madonna? In realtà pensavo che avessero visto un serpente e che avessero voglia di prendermi in giro. Mi sono tolta le ciabatte e sono fuggita scalza, come una matta… Scesa giù, poco prima delle case, mi sono fermata e sono scoppiata a piangere. Avevo solo voglia di piangere: come mai loro osavano scherzare così con la Madonna?».

La lezione di Santa Caterina da Siena

Gaeta cita santa Caterina da Siena, che trascrisse le parole ascoltate direttamente da Gesù, per spiegare questa reazione:

«Quando mi si vede, all’inizio si ha paura, poi a poco a poco ci si rassicura; questo comincia con una certa amarezza, ma poi si addolcisce. Il contrario si produce quando si vede il Nemico (cioè il demonio, nda), a causa della sua origine. In apparenza, egli dà dapprima un certo piacere, appare quasi verosimile e attrae; poi egli fa nascere nell’anima che lo vede una sensazione di pena e di nausea».

I due ivan raggiungono le veggenti

Tornando sul Podbrdo, proprio in quel momento si trovarono a passare di lì il ventunenne Ivan Ivanković (figlio di Jozo) e il sedicenne Ivan Dragičević di ritorno dal mercato, dove avevano comprato delle mele. Incrociano Vicka che le racconta quello che stava accadendo. Ivan conferma in lontananza di vedere una luce.

Tutti e tre si avviarono velocemente verso la collina e, dopo poche decine di metri, raggiunsero Ivanka, Mirjana e Milka, che continuavano a tenere lo sguardo fisso verso l’alto.

Vicka ha raccontato di essersi voltata verso Ivan Dragičević per chiedergli se vedesse qualcosa, ma il ragazzo aveva già scavalcato una recinzione e stava correndo via, dopo aver lasciato cadere a terra il sacchetto di mele.

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Guitta Maroun

Le critiche di Corvaglia

Riguardo a questa fuga di Dragičević, Marco Corvaglia, autore critico di diversi libri su Medjugorje, ha montato un caso sul racconto di Vicka, affermando che «non è vero» e domandandosi «perché allora quella bugia?». Come sostegno della propria tesi scrive: «È significativo notare che, il 27 giugno 1981, lo stesso Ivan Dragičević, interrogato dal viceparroco Zrinko Čuvalo, in relazione alla prima apparizione, non aveva fatto cenno a nessuna fuga e anzi aveva detto di essersi messo a pregare e di essere poi andato via insieme agli altri».

La replica di Gaeta

Purtroppo per Corvaglia, replica Gaeta, dal contesto della trascrizione da lui citata si comprende perfettamente che Ivan non stava riferendosi al 24 giugno, in quanto – subito dopo aver affermato: “Ho detto una preghiera. Due Padre nostro, due Ave Maria e…” – aggiunse di aver sentito la figura luminosa, nel momento in cui stavano per andare via, pronunciare la frase: “Andate nella pace di Dio”. E questo non è assolutamente accaduto in quel primo giorno, quando i ragazzi restarono a distanza e l’Apparsa non disse nemmeno una parola.

I segni della Madonna

Intanto si erano fatte all’incirca le 18.30 e la luce solare stava cominciando a diminuire. La figura femminile, riporta l’autore di “Medjugorje – La vera storia“, spiccava luminosa, indossava un abito lungo, aveva i capelli scuri e continuava a coprire e scoprire il neonato che teneva sul braccio sinistro.

Faceva segno con la mano, senza parlare, invitando le quattro ragazze ad avvicinarsi. Ma loro restavano impietrite, secondo quanto ha raccontato Vicka: «Chi avrebbe avuto il coraggio di pensare a una cosa del genere, con la paura che avevamo!»

Il ritorno a casa

Le altre fanciulle rimasero qualche minuto in più, poi anch’esse tornarono di corsa verso il paese, come ha documentato Mirjana: «Quando Vicka è scappata, io ho detto a Ivanka: “Chissà che cosa succede: forse è meglio che anche noi scappiamo”. Non avevo neppure finito di dirlo che anche noi due eravamo già a casa!».

La confessione di Ivanka

Ivanka ne parlò con la sua amica Draga: era certa che fosse la Madonna. «Mia madre, mia nonna e la suora al catechismo mi hanno insegnato che l’unica donna col capo cinto da una corona di stelle che vive in Cielo non è altri che la Madonna. Non conoscevo altre persone che rispondessero a quella descrizione. Era esattamente così come l’abbiamo sempre vista nelle immaginette. Forse ne esisteva un’altra simile, ma io non la conoscevo». Nella serata in tutto il villaggio la voce si era già diffusa.

“Era esattamente come nelle immaginette”

La veggente ha evidenziato: «Mia madre, mia nonna e la suora al catechismo mi hanno insegnato che l’unica donna col capo cinto da una corona di stelle che vive in Cielo non è altri che la Madonna. Non conoscevo altre persone che rispondessero a quella descrizione. Era esattamente così come l’abbiamo sempre vista nelle immaginette. Forse ne esisteva un’altra simile, ma io non la conoscevo».

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La contestazione del vescovo

Sull’apparizione del 24 giugno, la credibilità dei veggenti è stata messa in discussione da monsignor Pavao Žanić, vescovo di Mostar. Secondo Zanic, Ivanka e Mirjana si erano recate sul Podbrdo per fumare, in segreto, e quelle apparizioni sarebbero il frutto di bugie o percezioni sbagliate.

«Un mese dopo l’inizio delle “apparizioni” andai a Medjugorje per interrogare i “veggenti” (21 luglio 1984 ndr). Chiesi a ognuno di loro di giurare sulla croce e richiesi che dicessero la verità. La prima fu Mirjana: “Eravamo andate a badare alle pecore quando improvvisamente…”. [Il cappellano della parrocchia interruppe e mi disse che in realtà erano uscite a fumare, cosa che avevano nascosto ai genitori.] “Aspetta un minuto, Mirjana, sei sotto giuramento. Siete uscite per badare alle pecore?”. Ella pose la mano sulla bocca: “Mi perdoni, eravamo uscite a fumare”»

“Non c’è nessuna contraddizione”

Grossolana, scrive Gaeta, risulta a tale riguardo una annotazione del medesimo vescovo Žanić – espressa in un documento critico del 30 ottobre 1984, dopo un iniziale atteggiamento positivo – secondo il quale:

«Già all’inizio c’erano certe cose che avevano un sapore di bugie: per esempio, erano diversi i motivi per cui i ragazzi andavano a Podbrdo, luogo delle “apparizioni”, cioè si raccoglievano le pecore, o i fiori, o si andava a fumare».

Come ha replicato il teologo Ljudevit Rupčić, «con un minimo di senno è facile accorgersi che in queste affermazioni non c’è nessuna contraddizione: tutti questi motivi possono benissimo andare d’accordo insieme, cosicché hanno potuto indurre i veggenti a uscire insieme dal paese per una passeggiata e per una ricreazione».

Le “oscillazioni” di monsignor Zanic

D’altronde, conclude l’autore di “Medjugorje – La vera storia”, per questa come per altre contestazioni che monsignor Žanić farà successivamente ai ragazzi, si potrebbe applicare a lui stesso il medesimo trattamento, accusandolo di essere contraddittorio. Infatti, proprio in seguito a quell’approfondito interrogatorio che fece ai veggenti, egli affermò il 25 luglio 1981 a San Giacomo durante la celebrazione delle cresime:

«Sono fermamente convinto del fatto che nessuno ha influenzato i ragazzi che dicono di aver visto la Gospa. Se si trattasse di uno solo di loro, si potrebbe dire: è un osso talmente duro che neanche la polizia è riuscita a strappargli la verità. Sei anime semplici e innocenti, invece, se fossero vittima di una manipolazione, dopo mezz’ora di interrogatorio entrerebbero in contraddizione e racconterebbero tutta la verità. Nessun sacerdote, vi assicuro, ha alcun interesse a manipolare i ragazzi… Sono, altresì, convinto che i ragazzi non mentono».

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