Dagli scritti della mistica, le parole e le visioni di quegli incontri con gli spiriti celesti. “Sono i Troni disse la voce, e la moltitudine era abbagliante e infinita”
Santa Angela da Foligno (1248-1309), canonizzata da papa Francesco il 9 ottobre 2013 è considerata una delle principali mistiche italiane del Medioevo e per questo ha ricevuto i titoli di “Maestra dei teologi” e di “Mistica per antonomasia” tanto che può essere paragonata a Santa Caterina da Genova e anche a Santa Caterina da Siena e anche a Santa Teresa d’Avila.
La sua conversione era avvenuta intorno ai 37 anni d’età, facendo una confessione generale a frate Arnaldo, suo parente che in seguito diventerà suo segretario nella redazione delle sue visioni.
Angela così scrisse riguardo agli Spiriti Celesti:
“Nella festa degli angeli di settembre, mentre ero nella chiesa dei frati minori di Foligno con l’intenzione di comunicarmi, quando si avvicinò il momento della comunione, io allora, e anche prima, avevo così pregato gli angeli: ”O ministri del Dio che sta qui, che avete il compito di servirlo e mostrarlo agli altri, presentatemelo tale e quale il Padre lo consegnò agli uomini, presentatemelo dapprima vivo, povero, addolorato, bastonato, sanguinante e dipoi morto sulla croce””.
Le parole degli angeli
Allora gli angeli dissero con cortesia:
“O tutta piacevole e amabile a Dio, eccoti servita: ce l’hai presente. Anzi ti è concesso che tu possa mostrarlo e farlo conoscere agli altri”.
“Difatti – prosegue Santa Angela – lo vedevo presente come avevo chiesto ai santi angeli. Lo vedevo chiaramente con gli occhi della mente, prima vivo, poi addolorato, sanguinante e crocifisso, infine morto sulla croce. Sentivo un dolore acutissimo, mi sembrava che il cuore si screpolasse per una visione così dolorosa. Provavo d’altra parte una tale gioia per la presenza degli angeli e i loro discorsi mi riempirono di così tanta felicità che non avrei mai creduto che i santissimi angeli fossero così gentili e capaci di donare alle anime tali delizie. Avevo pregato gli Angeli, in modo particolare i Serafini e i Santissimi Custodi mi dissero: Ora ricevi quello che i Serafini possiedono e potrai così partecipare alla loro gioia”.
“Sono i Troni, disse la voce”
Un’altra volta santa Angela da Foligno così scrisse:
“Scorsi nella mia anima due gioie perfettamente distinte: una proveniva da Dio, l’altra dagli Angeli e non si assomigliavano. Ammiravo la magnificenza di cui il Signore era circondato e chiesi come si chiamava ciò che stavo osservando. Sono i Troni disse la voce, e la moltitudine era abbagliante e infinita tanto che, se il numero e la misura non fossero leggi della Creazione, avrei creduto che la folla sublime davanti ai miei occhi fosse innumerevole e smisurata. Non scorgevo né l’inizio né la fine di quella folla il cui numero trascende le nostre cifre”.
La visione della moltitudine di angeli
L’importanza degli spiriti celesti nella mistica di Angela da Foligno è documentata anche dall’iconografia che ritrae la beata mentre riceve l’Eucarestia direttamente da un angelo, questo ricorrente tema pittorico della comunione angelica si rifà ad un episodio del 29 settembre 1308, festa di san Michele Arcangelo, quando Angela desidererebbe confessarsi per ricevere la comunione ma, non trovandosi un sacerdote libero da altri impegni, incomincia a pensare alla lode che gli angeli rendono a Dio e, subito rapita in estasi, ha la visione di una grande moltitudine di spiriti celesti che la conducono a un altare e le parlano.
“Le dissero: “Questo è l’altare degli angeli”. Su di esso gli stessi angeli le mostrarono la loro lode, Colui che è ogni lode, e le dissero: ”In colui che è sull’altare c’è la perfezione e il compimento del Sacrificio che tu desideri”. Poi aggiunsero: “Preparati a ricevere Colui che ti ha sposata con l’anello del suo amore. L’unione è già stata fatta, ma egli vuole rinnovarla”.
Una sensazione di beatitudine
Questa unione sponsale con Cristo, già misticamente contratta nel 1291 nella sua abitazione al ritorno dal pellegrinaggio di Assisi, si compie ora di nuovo e l’evento procura ad Angela un senso di serenità e beatitudine che l’accompagnerà per diversi giorni.
Nel settembre del 1308 Angela è costretta a letto colpita da grave malattia. I suoi discepoli che formano il “cenacolo”, allertati, incominciano ad accorrere da ogni parte per assisterla con amore filiale, raccoglierne gli ultimi insegnamenti e riceverne la benedizione. Benché soffra molto, riesce a comunicare ai discepoli anche altre esperienze mistiche che sta vivendo negli ultimissimi giorni di vita e che hanno come interlocutore Gesù Cristo, che si rivolge a lei con queste dolcissime parole: “Vieni, o sposa mia diletta, mia bella, da me amata con predilezione. Vieni perché tutti i santi t’aspettano con grande letizia. Non incaricherò né gli angeli né gli altri santi di condurti a me. Verrò io personalmente e ti prenderò con me”.
Le ultime sofferenze
Il 3 gennaio 1309 cessano tutti i dolori e Angela rimane in totale tranquillità fisica e spirituale fino alla sera del giorno seguente quando, dopo compieta, circondata da molti frati e figli spirituali, entra nell’eternità con il suo sposo. È il 4 gennaio del 1309 e Angela ha 61 anni.
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